Riceviamo dal nostro amico Stefano Mappa e pubblichiamo questo nuovo bellissimo racconto sulla Guadalupa.
Vi invitiamo ad approfondire la scoperta di questo incantevole territorio dando un’occhiata alle seguenti pagine:
https://www.facebook.com/EnjoyGuadalupa – https://stefa1962.wixsite.com/guadalupe
BUONA LETTURA!
La natura a Guadalupa non si è di certo risparmiata, e Grande – Terre, ala sinistra della grande farfalla, con i suoi 590 chilometri quadrati di superficie, caratterizzati da depositi calcarei e formazioni coralline, ospita seducenti ed incantevoli spiagge bianche disseminate da palme di cocco d’alto fusto, acque cristalline, paesaggi mozzafiato e alcuni siti di particolare interesse storico.
Il nostro tour partirà da Pointe-à-Pitre, centro economico dell’isola, e sede dell’importante porto commerciale e croceristico. Insieme alla città di Les Abymes, e di Baie-Mahault, appartiene alla comunità dei comuni di Grande-Terre denominata Cap Excellence.
La città si pregia di numerose attrazioni storico culturali, visitabili anche in una sola giornata.
Sito di particolare interesse è il Memorial ACTe, magnifica e imponente struttura in stile moderno allocata nella baia di Pointe-à-Pitre.
Inaugurato nel 2015 nelle immediate vicinanze di uno più antichi zuccherifici della città, ormai ridotto in dormitorio pubblico ‒ lo zuccherificio Darboussier ‒, il Memorial ACTe è stato costruito con la finalità di preservare la memoria di coloro che hanno vissuto gli anni bui della schiavitù.
Scoprire la storia di questa isola legata a un passato caratterizzato da deportazioni e intolleranza razziali, ha comunque un suo fascino, non solo per la tecnologia interattiva utilizzata nel descrivere ogni singolo padiglione, con giochi di luce, video commemorativi, materiale in esposizione e traduzioni simultanee che iniziano con la scoperta della Guadalupa da parte di Cristoforo Colombo, ma per il significato che ha questa struttura, ovvero non dimenticare uno dei crimini più deplorevoli del passato perpetrato per secoli dall’uomo, ovvero la riduzione in schiavitù dell’essere umano.
Oltre un’ora di percorso guidato per apprendere come è iniziata la deportazione degli schiavi d’Africa, per passare al loro sfruttamento e quindi alla fine di questo fenomeno che è iniziato oltre tre secoli fa, sino a giungere quasi ai nostri giorni.
Oltre alla mostra permanente, molto suggestiva e ben curata nei dettagli, il Memorial ACTe ospita varie sale espositive, una biblioteca, laboratori didattici, una sala polivalente da trecento posti per spettacoli dal vivo, proiezioni, meeting, seminari, convegni o altri eventi, e un parco paesaggistico, il Morne de la Mémoire.
In sintesi, un concentrato di storia e cultura da visitare assolutamente.
Adiacente a questa meraviglia architettonica, tecnologica e soprattutto storica, è allocata la caratteristica darsena, luogo di mercato del pesce e della frutta, Piazza della Vittoria, custode del busto dell’ex Governatore Felix Eboue, primo uomo di colore che nel 1936 ricoprì la carica di governatore nell’impero francese, e il caratteristico ufficio turistico in stile coloniale.
Seguendo la via principale del centro si raggiunge, nell’ordine, il museo di Saint-John Perse, sede di una mostra permanente sulla vita del poeta e diplomatico Alexis Leger, alias Saint-John Perse, nonché dei suoi costumi creoli; la statua del Velò, al secolo Marcel Lollia, noto musicista interprete della musica folcloristica un tempo suonata dagli schiavi dell’isola, meglio conosciuta come “gwo ka”; il pittoresco mercato delle spezie di fine XIX secolo, ricco di tanti coloratissimi prodotti locali, e la cattedrale Saint Pierre e Saint Paul, tipica per il suo tetto interno con cornice metallica e la presenza di un altare in marmo di Carrara.
Poco più avanti al mercato delle spezie è posto il museo dedicato a Victor Schoelcher, importante figura storica del XIX secolo in quanto difensore dei diritti umani e fautore del decreto del 27 aprile del 1848 con il quale si sancì l’abolizione della schiavitù.
Adibito all’interno di una abitazione in stile coloniale, il museo è custode di una sua collezione di porcellane e oggetti personali.
A pochi chilometri da Point-à-Pitre c’è Les Abymes, città di circa 60mila abitanti, sede dell’aeroporto internazionale Pôle Caraïbes di Le Raizet.
Il primo borgo, situato a pochi chilometri dall’attuale centro urbano, fu fondato nel 1691 e ospitava poche case abitate da una popolazione dedita alla coltivazione della canna da zucchero, del caffè e del cacao.
La data di nascita ufficiale della città, allora denominata Vieux-Bourg, risale invece al 1756.
Importanti scoperte archeologiche svolte nel 2006 e nel 2020 dalla Direzione Regionale degli Affari Culturali rilevarono la presenza di un villaggio risalente al periodo 1000-1200 d.C.
La città, in piena espansione urbanistica, conserva comunque importanti monumenti legati al periodo della lotta alla schiavitù portata avanti nei primi anni del 1800 da autorevoli figure storiche come Louis Delgrès, e Josef Ignace.
D’interesse, è altresì la statua, La Mulậtresse Solitude, eretta nel 1999 in omaggio alla resistenza alla schiavitù, il Boulevard des Héros, e la chiesa dell’Immacolata Concezione realizzata dall’architetto Ali Tur, custode di una Madonna con Bambino in legno dorato.
Tra le attrazioni finalizzate allo sviluppo turistico del territorio, il centro di Les Abymes ospita il Morne Calvaire, percorso di pellegrinaggio unico in Guadalupa visitabile seguendo un breve sentierino che si arrampica lungo una collinetta lussureggiante.
Ai piedi del sito i pellegrini iniziano la breve ascesa con la visita alla grotta di Lourdes. Costruita tra il 1907 e il 1909 dall’abate Koening, questa grotta, originariamente scavata nella roccia, oggi si presenta rifinita con mura bianco e celesti e due nicchie all’interno delle quali sono presenti lumi votivi offerti dai visitatori.
Lungo il sentiero, all’ombra di grandi alberi di gomma e pero, sono presenti le quattordici stazioni della Via Crucis, mentre nella parte superiore del Morne, c’è la cappella dedicata a Nostra Signora della Guadalupa, la Concert Lyrique, eretta nel 1855, utilizzata per celebrare messe e concerti di musica classica.
Adiacente al Morne Calvaire è presente il Morne de la Mémoire, simbolo della libertà dalla schiavitù.
Sulle grandi targhe in bronzo poste in cima ad una verde collinetta sono incisi in lettere d’oro i nomi degli schiavi che vissero a Les Abymes fino al 1848, data che celebra la fine della schiavitù con il famoso decreto di Victor Schoelcher.
Altro sito da visitare è la casa delle Mangrovie di Taonaba, un luogo destinato alla valorizzazione delle aree costiere ricche di mangrovie e foreste paludose.
Su quest’ultimo sito, infatti, è possibile ammirare il museo di storia naturale delle Riserva della Biosfera della Guadalupa, percorrere caratteristiche pedane sopraelevate per apprezzare la flora e la fauna del posto e anche navigare in canoa i canali fluviali Perrin e Belle Plaine sino a raggiungere la riserva naturale di Grand Cul-de-Sac-Marin.
Ma le principali attrazioni turistiche di Grande-Terre sono i suoi lidi.
Tre i principali centri balneari poste a sud di questa isola: le Gosier, St. Anne e St. Françoise.
Le Gosier è un piccolo Comune di circa 27mila abitanti il cui nome deriva da una specie di pellicano bruno denominato “Grand gosier”, volatile molto presente su questo lido.
Grazie alla presenza di magnifiche spiagge, le Gosier offre ai tanti turisti che annualmente affollano le rinomate stazioni balneari molte opportunità di divertimento.
Il nostro viaggio tra le bellezze di questa graziosa cittadina non può non cominciare dall’ansa più rinomata di questo litorale, ovvero l’Anse Tabarin, luogo dal quale si accede alla spiaggia della Dacha e ci si imbarca per spingersi verso il meraviglioso isolotto Gosier.
A mio particolare avviso, la prima entusiasmate avventura andrebbe vissuta proprio sull’isolotto Gosier.
Raggiungibile in appena quindici minuti attraverso il noleggio di una piccola imbarcazione, già a poche decine di metri dall’imbarcadero, l’isola mostra tutto il suo splendore.
L’accecante sabbia bianca dell’isola, le imponenti palme di cocco, e il maestoso faro rivolto verso l’oceano Atlantico, garantisco un colpo d’occhio unico nel suo genere.
Degna di particolare citazione è anche la rigogliosa barriera corallina. I tesori presenti sui suoi trasparenti e verdi fondali regalano emozioni a non finire. Qui, infatti, trovano dimora tante varietà di pesci e tartarughe che rendono uniche le escursioni di tutti coloro che si avventurano alla conoscenza dell’isolotto.
Oltre alla splendida spiaggia della Dacha, le Gosier ospita il lido della Petit-Havre e di Jacques, tipiche per le graziose e raccolte anse, e quella della Salines famosa al popolo dei surfisti che quotidianamente cavalcano le onde di questo fazzoletto di mare e per la presenza di sentieri naturalistici.
Tra i principali siti storici di le Gosier, è importante ricordare il Parc Paysager du Calvaire e il forte Fleur d’Èpèe.
Situato in centro città, il Parc Paysager du Calvaire è un luogo in grado di trasmettere una pace unica, grazie alla presenza di una vegetazione composta da alberi e fiori tropicali, e da un sentiero a spirale che consente ai visitatori di fare romantiche passeggiate sino in cima alla collinetta, sulla cui sommità svetta il crocifisso del Cristo e, poco distante, un enorme scritta multicolori “Gosier”, alle cui spalle s’intravede l’isolotto.
Insomma, una cartolina perfetta per lo scatto di meravigliose foto ricordo.
A circa quindici minuti dal Parc Paysager du Calvaire, c’è il forte Fleur d’Èpèe, il più importante monumento storico della città di Gosier.
Edificato durante la Guerra dei Sette anni, tra il 1756 e il 1763, prima dagli inglesi, poi dai francesi a seguito della firma del trattato di Parigi, si narra che la sua denominazione derivi dal soprannome di un soldato francese che ci avrebbe abitato.
Posto sulle alture di Bas-du-Fort, domina la sottostante baia, regalando una suggestiva vista panoramica dell’isola di Basse-Terre e di Les Saintes.
Questa imponente fortificazione caratterizzata da bastioni lunghi 150 metri e larghi 45, al suo ingresso custodisce tre cannoni, un piazzale per romantiche passeggiate, sale e gallerie per ospitare le mostre d’arte contemporanea organizzate dal Consiglio Generale della Guadalupa.
Completato il tour tra le meraviglie naturali e storiche di le Gosier, in appena venti minuti di strada si raggiunge St. Anne.
Prima tappa, la bianchissima spiaggia Le Caravelle luogo ideale per concedersi un po’ di relax in compagnia dei tantissimi turisti, per lo più croceristi, che affollano questo lido, posto a ridosso del famoso Club Mediterranee.
La spiaggia, dalle alte palme di cocco con un mare di un celeste straordinario, offre un colpo d’occhio tra i più suggestivi della Guadalupa.
Come non farsi catturare da questo splendido spettacolo?
Distendersi sulla soffice sabbia chiarissima, garantisce momenti d’estasi unici, che almeno una volta nella vita bisognerebbe assolutamente vivere.
La stessa sensazione di assoluta libertà si ha anche visitando la spiaggia comunale du Bourg, posta al centro di St. Anne.
Questo fantastico lido, caratterizzato da tre piccole insenature puntellate dalle solite palmette, vede la presenza di molti locali e tanti turisti intenti a gironzolare tra i coloratissimi mercatini di prodotti locali, che sin dalle prime ore dell’alba trovano posto sulla via principale della città.
Anche qui alcuni minuti di permanenza, giusto per ammirare lo spettacolo delle sue acque celesti è d’obbligo, quindi il via per visitare il terzo lido di St. Anne, quello di Bois Jolan.
Circa trenta minuti di strada, al quanto trafficata, ed eccoci toccare anche quella spiaggia.
Caratterizzata dalla presenza di un’ampia area attrezzata dove trovavano ristoro molte famiglie, il litorale ha un bagnasciuga molto stretto, un mare celeste e una vegetazione variegata e rigogliosa, all’interno della quale si possono creare angoli di assoluta tranquillità.
In sintesi, un bel posto che consiglio di visitare, in quanto ideale per trascorrere spensieratamente qualche ora in spiaggia e consumare, su uno dei tanti gazebo presenti nell’area attrezzata, deliziosi pranzi al sacco.
Ultima cittadina posta a sud di questa isola è il Comune di St. François.
La città, posta all’inizio di una lingua di terra che si estende fino alla punta più a sud-est di Grande-Terre, Pointe-des-Châteaux, ospita circa 15mila abitanti, è sede del porto destinato alle tratte per l’isola de la Désirade e Petite Terre, e lungo gli otto chilometri della litoranea D118, il promontorio accoglie un’infinità di complessi turistici, un campo da golf, un aerodromo, spiagge libere e scorci naturali molto interessanti come la Douche.
Ben nascosta dalla vegetazione costiera, la Douche si affaccia direttamente sull’Atlantico; su questo punto della costa le onde, infrangendosi prepotentemente contro gli scogli, danno origine a spettacolari e vigorose docce le cui acque si raccolgono in piccole piscine naturali scavate sugli stessi scogli, all’interno delle quali è possibile sedersi e godere di un esclusivo e costante refrigerio con vista mare.
Ma su quel lembo di territorio la natura sembrava non essersi risparmiata.
Appena qualche chilometro dopo la Douche si raggiunge un altro sito di elevato interesse turistico, Pointe-des-Châteaux, la punta più a sud-est di questo splendido promontorio.
Qui, la litoranea D118 termina la sua corsa in un grande parcheggio dal quale si snodano una serie di sentieri che conducono alla grande Croce, punto suggestivo dal quale è possibile ammirare un panorama mozzafiato.
La magia del luogo sprigiona sensazioni uniche, sensazioni diverse che variano a seconda della direzione in cui s’indirizza lo sguardo.
Spalle alla Croce è possibile ammirare l’isola della Désirade, mentre in direzione opposta, sia a destra che a sinistra del promontorio, trovano posto le anse più caratteristiche di Grande-Terre, come quella des Châteaux, quella della ventosa Salines e infine quella di Tarare, all’interno della quale risiede l’omonima spiaggia per naturalisti.
Ma lo scenario più suggestivo che si può ammirare a Pointe-des-Châteaux è quello che si gode al tramonto, grazie alle mille sfumature di arancione che colorano l’immenso orizzonte.
Lasciando il versante sud dell’isola di Grande-Terre, il nostro tour prenderà la direzione nord di questa isola. Molte le attrazioni storico-naturali che andremo ad esplorare visitando la città di le Moule (Foto 44), ed i paesaggi costieri di Anse Bertrande.
La cittadina di Le Moule centro, di poco oltre 22mila abitanti, in passato è stato un’importante porto per il commercio dello zucchero, e per la produzione del rum, tanto da ospitare la famosa distilleria di Damoiseau, attiva e aperta quotidianamente al pubblico, non solo per la vendita dei suoi prodotti, ma anche per far conoscere ai tanti turisti che la visitano i vari processi produttivi.
Prima di continuare con la descrizione dei luoghi più suggestivi di questo angolo di Grande-Terre, in merito alle distillerie presenti alla Guadalupa credo sia opportuno aprire una doverosa parentesi, in quanto queste aziende, oltre ad avere un rilevante valore culturale e turistico, rappresentano un eccellente patrimonio storico.
La storia della Guadalupa, infatti, è strettamente legata alla coltivazione della canna da zucchero, pianta importata nei Caraibi oltre tre secoli fa, quando i francesi, nel 1635, colonizzarono l’arcipelago.
La canna da zucchero è originaria dell’Asia, scoperta dagli europei nel Medioevo grazie ai floridi scambi commerciali che quest’ultimi avevano con il mondo arabo, dopo che quest’ultimi s’insediarono nel bacino del Mediterraneo.
Con la scoperta delle Americhe, questa pianta, particolarmente idonea ai climi caldi, fu esportata nel nuovo continente dando vita a numerosissime coltivazioni.
La storia racconta che il primo rum fu prodotto nel 1664 da Padre Labat. Inizialmente venne ritenuto un alcol di scarsa qualità, consumato soltanto da pirati e contrabbandieri, e distribuito come extra guadagno agli schiavi; secoli dopo, invece, con il miglioramento delle modalità di produzione e la costituzione di numerose distillerie, venne utilizzato per sostenere il morale delle truppe impegnate nel primo conflitto mondiale.
Tra il XVIII e il XIX secolo le piantagioni di canna da zucchero s’intensificarono, creando una vera e propria industria dello zucchero, incrementandone, al contempo, l’esportazione verso l’Europa.
Questa crescente domanda verso il vecchio continente richiese però un aumento della mano d’opera, favorendo per almeno due secoli il fenomeno della tratta degli schiavi africani, la cui fine venne finalmente sancita da Victor Schoelcher, con il decreto del 27 aprile del 1848.
Per gli oltre due secoli di schiavitù, l’intero arcipelago caraibico, attualmente territorio d’Oltremare francese, è custode di siti di particolare interesse storico che fanno della Guadalupa un’eccellenza attrazione turistica.
Alla Guadalupa, la maggior parte delle coltivazioni di canna da zucchero si trovano nelle pianure di Basse-Terre e nel nord di Grande-Terre e sull’isola di Marie-Galante, per un totale di dieci distillerie di rum, tutte a conduzione familiare, in parte aperte ai visitatori con tour “ad hoc”, durante i quali vengono mostrate le coltivazioni, gli impianti e rese note le fasi e le modalità della produzione di questa rinomata bevanda alcolica.
Sette sono le distillerie distribuite sulle isole di Basse-Terre e Grande-Terre che avrò comunque modo di documentare con questo mio viaggio:
Bologna a Basse-Terre (Basse-Terre);
Montebello a Petit-Bourg (Basse-Terre);
Longueteau a Capesterre-Belle Eau (Basse-Terre);
Domaine de Séverin, Bonne Mère e Reimonenq a Sainte-Rose (Basse-Terre);
Damoiseau a Le Moule (Grande-Terre).
Tre le distillerie presenti a Marie-Galante:
Bellevue a Capesterre;
Bielle a Grand-Bourg;
Poisson-Père Labat a Saint-Louis.
E dopo questo doveroso approfondimento, torniamo al nostro viaggio virtuale che ci vedrà far tappa nella piazza centrale di Le Moule.
Tra i monumenti più rappresentativi della città c’è la chiesa Saint-Jean-Baptiste ‒ classificata monumento storico ‒, l’immancabile busto in bronzo di Louis Dèlgres, il museo Edgar Clerc custode di resti risalenti agli indiani d’America e il pittoresco palazzo del Comune dalle originali tinte verde acqua e giallo.
Oltre alle bellezze storico-culturali, a Le Moule è possibile apprezzare la graziosa baia di Anse à l’Eau, posta tra il Comune di Saint-François e quello di Le Moule.
Percorrendo la N5 si raggiunge questa oasi di pace riparata da una serie di isolotti, ideale per il bagno, il relax e le immersioni subacquee nel vicino sito di “La cuve aux eaux limpides”.
L’insenatura lunga alcune centinaia di metri ospita una spiaggia sabbiosa coperta in molti tratti dalla tipica alga locale, il sargasso, ed un mare azzurro, tipico di questi posti, con ai lati delle lussureggianti collinette poste su pianori rocciosi erosi dal mare.
Altra tappa d’obbligo di Le Moule è la famosissima casa Zévallos, importate sito, classificato, nel 1990, d’interesse storico.
L’abitazione Zévallos, una tipica struttura in stile coloniale, è una replica di quella che ospita il museo Saint-John Perse a Pointe-à-Pitre.
Progettata nelle officine di Gustave Eiffel, venne costruita tra il 1868 e il 1871 e adibita a zuccherificio.
Al fine di rivalorizzarla, nel 1999 fu acquistata dal signor Débibakas Rosan, appaltatore dei lavori pubblici ed ex proprietario della distilleria Delisle.
Nel 2010, René Débibakas donò questa proprietà di 2,5 ettari ai suoi due figli, Patrick ed Éric, i quali, al fine di promuoverla alla popolazione locale e ai tanti turisti che visitavano l’isola, avviarono un progetto di ristrutturazione destinato a riportarla al suo antico splendore.
Oggi, le visite alla casa e al giardino sono gestiste dell’associazione Les Amis de la maison de Zévallos.
Il tour tra le bellezze naturali di Le Moule, toccherà, nell’ordine, la spiaggia di Autre Bourd, la distilleria Damoiseau, e due importanti siti storici inseriti nel famoso progetto dell’UNESCO “Slave Route”, l’abitazione Néron ed il cimitero degli schiavi di Sainte-Marguerite.
La spiaggia Autre Bourd si estende per molte centinaia di metri e, grazie alla sua barriera corallina e alle tipiche palme di cocco presenti sul bianco arenile, è un luogo tipicamente tropicale ideale per nuotare e praticare sport acquatici.
La tappa successiva, prima di raggiungere la punta nord di Grande-Terre, sarà la distilleria Damoiseau. Questa azienda è stata fondata alla fine del diciannovesimo secolo dal signor Rimbaud, originario della Martinica.
La storia racconta che per effetto dei pesanti debiti contratti dal signor Rimbaud, nel 1942 la tenuta fu rilevata da Roger Damoiseau Sr.
Da quel momento l’azienda crebbe notevolmente grazie, inizialmente, alla produzione di dolci e marmellate, successivamente a quella del rum.
La distilleria è collocata all’interno di una grande tenuta circondata dalle piantagioni della canna da zucchero, una segnaletica che invita a scoprire il vecchio mulino, i resti dei macchinari utilizzati nella lavorazione dello zucchero e infine la fabbrica che produce il rum.
Insomma, un vero museo a cielo aperto con tanto di punto ristoro, boutique per l’acquisto e la degustazione dei suoi prodotti ben pubblicizzati con enormi botti variopinte.
Come già evidenziato precedentemente, la storia della Guadalupa, in passato, è stata caratterizzata da deportazioni e schiavitù, e l’abitazione Néron e il cimitero degli schiavi sono due siti in grado di far vivere emozioni uniche.
Situata a pochi chilometri dalla spiaggia Autre Bourd, l’abitazione Néron, un tempo destinata alla produzione dello zucchero greggio, fu creata nel 1740 da Pierre Néron Beauclair su una proprietà di 160 ettari.
Successivamente venne denominata in “Hussey”, dando lavoro a più di cento schiavi.
La casa, requisita durante la Rivoluzione francese, continuò la sua attività, impiegando più di 140 agricoltori, ma il violento terremoto del 1843 distrusse gran parte degli impianti, riducendo drasticamente la produzione.
La crisi dello zucchero maturata tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo portò l’attività originale a un repentino declino tanto da trasformare l’impianto in una distilleria per la produzione del rum Néron.
Oggi si possono ancora ammirare i resti dei macchinari di questa distilleria che ha funzionato fino al 1965, e i resti dell’ottocentesco mulino in pietra.
Sulla proprietà rimangono ancora molti resti delle attrezzature utilizzate per la lavorazione dello zucchero, ruderi e casette in legno in stile caraibico di recente costruzione, probabilmente utilizzate per scopi didattici e turistici.
A pochi chilometri dall’abitazione Néron, sulle sponde dell’oceano Atlantico, c’è invece il famoso cimitero di Santa Margherita.
Il cimitero di Sainte-Marguerite sembrerebbe essere stata una struttura attiva dal Settecento fino all’Ottocento, forse anche qualche anno dopo l’abolizione della schiavitù come per altro testimoniato dal ritrovamento di una medaglia datata 1852.
I lavori di un gruppo di archeologi guidati da Patrice Courtaud, articolato su cinque campagne di scavo di sei settimane tra il 1997 e il 2002, hanno portato alla luce i resti di 272 individui.
La principale conclusione di questo studio è che il cimitero di Sainte-Marguerite, ad oggi, è il secondo più grande cimitero di schiavi rinvenuto in tutte le Americhe dopo quello di New York.
Gli archeologi suppongono, altresì, che questo gran numero di tombe dessero sepoltura sia agli schiavi residenti del Comune di Le Moule che a quelli di Petit-Canal.
La disposizione dei corpi e degli oggetti che sono stati rinvenuti dimostra che il rito funebre celebrato nel periodo ottocentesco fu di religione cristiana, mentre lo studio biologico sugli scheletri ha mostrato che quasi l’intera popolazione fu colpita dalla tubercolosi e da traumi ossei, a testimonianza delle cattive condizioni di salute e delle dure condizioni di lavoro a cui gli schiavi venivano sottoposti.
Protetto da un costone di roccia, il luogo commemorativo è stato collocato all’interno di una sua rientranza con al centro un grande cartello che commemora i tanti schiavi morti nel periodo delle deportazioni.
Chiuso il capitolo Sainte-Marguerite, il nostro tour ci porterà nel Comune di Anse Bertrand, territorio a cavallo tra la costa est e ovest di Grande-Terre, ricco di bellezze naturali meritevoli d’essere tutte visitate, come le affascinanti scogliere a picco sul mare di Pointe de la Grande Vigie, gli scenari naturali di Porte d’Enfer e del Trou Du Souffleur, le splendide spiagge di Anse Laborde, la Chapelle e Du Souffleur, e il sito storico Mahaudière.
Risalendo la D120, la prima tappa è la storica piantagione di Mahaudière.
Questo apprezzamento terriero fu di proprietà di Jean-Baptiste Douillard Mahaudière, e nel 1732 era dedito alla coltivazione del cotone.
Nel corso degli anni, la proprietà decise di trasformare l’azienda da produttrice di cotone a quella di zucchero, tanto che nel 1828, dopo averne acquisito circa 465 ettari di terreno, ampliò la manodopera assumendo ben 147 schiavi.
Negli anni successivi all’abolizione della schiavitù, la piantagione Mahaudière ridusse progressivamente la produzione di zucchero al punto che alla fine del XIX secolo si trasformò in una grande distilleria a vapore.
Tale attività si protrasse sino agli anni ’50, per poi chiudere definitivamente.
I resti della piantagione, attualmente limitati a una struttura a forma di gambo di fungo, risultano ben conservati; oggi è una cappella sul cui ingresso è presente un cancello con ai lati posizionate le statue della Madonna e di Gesù.
All’interno, invece, è presente un crocifisso, una statuina della Madonna e ai suoi lati quella di San Francesco da Padova ‒ che regge un bambino ‒ e quella di Gesù.
L’area circostante ospita diversi ruderi, quale ulteriore testimonianza del glorioso passato dell’isola nella coltivazione della canna da zucchero e dello zucchero.
Percorrendo la D120 il primo importante sito naturalistico di Anse Bertrand da visitare, è il suggestivo Porte d’Enfer.
Contrariamente al suo nome, Porte d’Enfer, ossia porta dell’inferno, è molto simile a un piccolo fiordo alla cui riva si concentra un’alta percentuale di sargasso, tale da rendere l’acqua del mare di un marrone scuro.
Dalla battigia parte un sentiero che accede al Trou de Madame Coco, una grotta sotterranea naturale scavata nella scogliera dove, secondo la leggenda, fu imprigionata la strega Madame Coco per non aver rispettato con il diavolo il patto con il quale sarebbe dovuta diventare più forte della sua rivale Madame Grands-Fonds.
In quest’area è altresì interessante ammirare il Trou Du Souffleur, un geyser marittimo dalle cui cavità rocciose vibrano verso l’altro assordanti nebulizzi d’acqua.
Il percorso di circa otto chilometri, denominato Trace des Douaniers, ben segnalato da apposita cartellonistica, indica perfettamente la direzione da seguire per raggiungere sia la grotta del Trou Madame Coco che il Trou Du Souffleur.
Lo spettacolo del fiordo con le sue alte pareti e la forza del mare azzurro che su di esse s’infrangono è uno spettacolo a dir poco mozzafiato.
Pochi chilometri dopo Porte d’Enfer si giunge sulla punta nord di Grande-Terre, ovvero Pointe de la Grande Vigie.
Pointe de la Grande Vigie, grazie ai suoi osservatori disposti sulle alte scogliere calcari, consente di ammirare, a destra, l’oceano Atlantico, a sinistra il mar dei Caraibi, e in lontananza, le sagome delle isole de la Désirade, di Antigua e Montserrat.
L’area, raggiungibile attraverso un sentierino, offre molti punti d’osservazione.
Da questo luogo è possibile ammirare il perimetro della costa nord di Grande-Terre, fatto di alte scogliere coperte da una fitta vegetazione verde.
Superata la parte nord di Grande-Terre, sempre nel Comune di Anse Bertrand si raggiunge la spiaggia de la Chapelle.
La spiaggia della Chapelle, meglio conosciuta dal popolo dei surfisti per le sue onde che si allungano nel bacino d’acqua di color turchese, offre un colpo d’occhio eccezionale, tipico delle spiagge tropicali, grazie, anche in questo caso, alla presenza della barriera corallina, di un arenile bianchissimo coperto da palme e di due tipici ristorantini, il “Zion Train” e il “Ti Madras”.
Anse Bertrand, invece, è un Comune di poco più 10mila abitanti, probabilmente meglio conosciuta come la città che ha dato i natali al calciatore, campione del mondo 1998, Lilian Thuram; esso ospita il porto peschereccio di Ravine Sable, il mulino Beaufond e una piazza del municipio realizzata il secolo scorso dal famoso architetto locale Ali Tur.
Per chiudere il nostro viaggio sull’isola di Grande-Terre, ala sinistra della grande farfalla, una giornata di escursioni va infine dedicata ai principali centri cittadini del versante ovest di quest’isola, come Morne-à-l’Eau, Petit-Canal e Port-Louis, luoghi, anche in questo caso, ricchi di scorci naturalistici mozzafiato e importanti testimonianze storiche legate alla tratta degli schiavi.
La prima tappa è la spiaggia Babin.
Prima di giungere a Morne-à-l’Eau, seguendo la D 117, occorre deviare per Vieux-Bourg, cittadina di pescatori di poco più di 5mila e 8cento abitanti, la spiaggia è raggiungibile in soli quindici minuti d’auto.
Unica nel suo genere, la spiaggia Babin consente ai frequentatori di beneficiare delle proprietà curative di una speciale tipologia di sedimenti argillosi posti sul fondale del mare, e trovare l’adeguato ristoro nel contesto di uno scenario lussureggiante, con l’esclusiva visione in lontananza degli isolotti Fajou e Macou, di Basse-Terre e della riserva marina de la Grand Cul-de-Sac-Marin.
In particolare, la spiaggia Babin è particolarmente frequentata dai locali per effetto delle virtù terapeutiche dei bagni di fango favorevoli alla cura dei reumatismi.
L’intera area è coperta da un soffice manto erboso sul quale prende posto una flora variegata composta da palme e diverse specie di alberi, una sottile lingua di sabbia dorata e un cartello turistico dal quale si apprende l’esistenza di un percorso escursionistico denominato “La case aux manantins”, a causa dell’abbondanza di lamantini presenti nella riserva di Grand Cul-de-Sac-Marin.
Questo sentiero, della lunghezza di circa cinque chilometri, parte dal porto peschereccio di Vieux-Bourg e si snoda tra le mangrovie sino al sito Babin.
A pochi chilometri da questo lido unico nel suo genere, è doveroso fare tappa al famosissimo cimitero monumentale di Morne-à-l’Eau.
La città di Morne-à-l’Eau ospita una popolazione di oltre 17mila abitanti; in centro città è possibile visitare la piazza dedicata a Gerty Archimède, importante figura femminile che in passato ricoprì la funzione di consigliere e deputato della Guadalupa, il monumento ai caduti del primo conflitto mondiale e il palazzo del Comune.
Ma il sito più visitato è il cimitero, dichiarato nel 2015 monumento d’interesse storico della Guadalupa, struttura simile a molti altri cimiteri dell’arcipelago.
Esso riflette la cultura locale caratterizzata, attraverso i secoli, dalla mescolanza delle tante popolazioni che sono passate per questo angolo dei Caraibi.
Disposto ad anfiteatro sul fianco di una piccola collina, si caratterizza per la presenza di tombe rivestite da maioliche quadrate bianche e nere, simili a grandi scacchiere, le cui lapidi, in alcuni casi, sono ornate con tetti a spioventi e terrazze.
Il nero rappresenta il lutto dei paesi occidentali, mentre il bianco quello di alcuni paesi dell’Africa e dell’Asia.
A pochi chilometri dal cimitero è invece possibile visitare un altro sito della famosa “Slave Route”, il canale dei Rotours.
Questo canale, scavato tra il 1826 e il 1829, fu realizzato per consentire il drenaggio della pianura di Grippon (Grande-Terre centrale) e il trasporto delle merci.
Esso si estende per circa sei chilometri, attraversa la città di Morne-à-l’Eau, e sfocia a Vieux-Bourg nell’oceano Atlantico.
Il progetto di apertura del canale, sebbene fosse stato pianificato molti anni prima della data di inizio lavori del 1826, fu completato con successo, sotto il governo di Jean-Julien Angot, dal barone di Les Rotours.
Per questa opera intervenne una forza lavoro composta da 200 a 400 uomini e schiavi liberi, e da fonti storiche, sembrerebbe che almeno una trentina di lavoratori persero addirittura la vita.
Lasciata la città di Morne-à-l’Eau, in appena quindici minuti di auto lungo la N6, si raggiunge la famosissima Petit-Canal, comune con poco più di 8mila abitanti che deve il suo nome a un piccolo canale scavato nel XVIII secolo per facilitare l’ormeggio delle barche.
Oggi vive di turismo, proponendo escursioni all’interno della meravigliosa e rinomata laguna del Grand Cul-de-Sac-Marin e ai siti che sto per descrivere.
La città, infatti, ospita vari monumenti commemorativi legati alla deportazione degli schiavi della Guadalupa; tra questi c’è la scalinata degli schiavi (les Marches des Esclaves) che conduce alla chiesa Saint-Philippe-et-Saint-Jacques e al monumento che celebra la fine della schiavitù e la prigione degli schiavi.
La scalinata sembrerebbe essere stata ricostruita dopo il 1848; la storia racconta che gli schiavi, una volta sbarcati sull’adiacente molo, l’avrebbero percorsa per essere condotti ai mercati.
In corrispondenza dei muretti verticali della scalinata sono poste delle targhe con impressi i nomi delle tribù africane deportate, mentre ai suoi piedi l’area ospita il monumento della fiamma eterna allo schiavo ignoto e il busto di Louis Dèlgres, famoso, nei primi anni dell’800, per il suo impegno nella lotta alla schiavitù.
Poco distante, e raggiungibile tramite una stradina, immersa nella lussureggiante natura, Petit-Canal regala un altro importante sito storico, la famosa prigione degli schiavi ‒ ormai ridotta in macerie ‒ all’interno della quale hanno messo le radici secolari alberi di fico.
Tra questi, quello più spettacolare e degno di particolare menzione ‒ in quanto legato a una leggenda secondo la quale gli schiavi nel costruire la prigione avrebbero piantato semi di fico per agevolare, nel tempo, la naturale distruzione dell’edificio ‒ è quello denominato il “fico maledetto”.
I suoi rami e le enormi radici hanno effettivamente stretto in una morsa i muri della prigione, facendo idealmente significare la fine di secoli di schiavitù.
Girare per queste rovine risulterà molto emozionante, e la presenza di una rigogliosa vegetazione sembra effettivamente confermare tale leggenda.
Petit-Canal si pregia, altresì, della presenza nelle immediate vicinanze di un parco paesaggistico che ospita almeno 500 specie di flora locale.
Percorrendo la N6, in poco meno di 15 minuti si raggiunge il comune di Port-Louis, sede del museo della canna da zucchero di Beauport, molto rinomato grazie alla presenza di un grazioso trenino che consente di girare tra le coltivazioni della canna zucchero e apprendere, grazie alla presenza di una guida, le relative tecniche di produzione.
Port-Louis è un piccolo borgo di pescatori di circa 6mila anime, dove è possibile ammirare il suggestivo scorcio panoramico di Pointe d’Antigues gli archi e le grotte sottomarine presenti nell’insenatura di Grand Cul-de-Sac Marin, e il lido tropicale di Anse Du Souffleur.
Il piccolo centro di Port Louis ospita la graziosa chiesetta del XIX secolo, Notre-Dame-du-Bon-Secours, custode di un prezioso altare in marmo di Carrara, le simpatiche case colorate poste lungo la via principale del borgo, il caratteristico palazzo del municipio (Foto 92), diversi murales e l’azzurro lido, posto frontalmente alla chiesa.
Appena tre o quattro minuti d’auto e si arriva sul meraviglioso lido di Anse Du Souffleur, considerata tra le più belle spiagge di questa isola per la sua sabbia bianca e il mare turchese.
Sulla chiarissima sabbia di questo lido, poco prima del tramonto si gode uno spettacolo tra i più romantici dell’intero arcipelago. Se si ha la fortuna di trovarsi al calar del sole, è possibile ammirare un tramonto unico dalle tinte arancioni intense che fanno romanticamente da sfondo ai selfie degli innamorati.
Altro luogo che attira molti turisti su questo magnifico tratto della costa ovest di Grande-Terre sono le spettacolari grotte e i suggestivi archi sottomarini.
Al di sotto del livello del mare si trova la grotta più bella della Guadalupa, la grotta Amédien, meta di molti sommozzatori in quanto a circa otto metri di profondità riserva la presenza di sacche d’aria.
Le Canon, Les Arches, l’Arche Du Souffleur sono invece le grotte accessibili per i principianti, mentre quella di Aux Barracudas risulta invece ammirabile per visitatori dalle esperte capacità sub.
La magnificenza dei fondali di Port-Louis è altresì data dagli archi raggiungibili con immersioni guidate a più livelli di profondità.
In questo punto, qualche millennio fa, il livello del mare era più basso di venti metri, e quando questa parte della Guadalupa lentamente affondò, il mare scolpì queste rare strutture naturali dove oggi è possibile ammirare una fauna unica.
Infine, tra i siti naturali di particolare interesse di Anse Bertand, c’è Pointe d’Antigues, ampia baia molto frequentata da surfisti raggiungibile seguendo per circa tre chilometri Rue d’Antigues, una strada che costeggia il mare lungo la quale è presente un pittoresco cimitero in perfetto stile guadalupense.
In sintesi, si può quindi affermare che Grande-Terre è un’isola che offre moltissime possibilità di svago e cultura, un’isola che richiederebbe la permanenza di almeno sei-sette giorni con un programma di escursioni articolato sui seguenti percorsi: quello dedicato alle spiagge del versante sud; quello dei paesaggi mozzafiato del versante est e nord; e quello legato alla storiadel versante ovest. Le restanti tre giornate potrebbero essere dedicate alla visita di Pointe-à-Pitre e Les Abymes, e alle escursioni sull’isola della Désirade e di Petite Terre, isole, come detto, raggiungibili soltanto dal porto di St. François.