Alla scoperta della Guadalupa con Stefano Mappa, un viaggiatore che ha composto per noi questo bellissimo diario di viaggio.
Qualora vi foste persi le puntate precedenti, vi consigliamo di andarle a leggere qua:
Diario di viaggio: alla scoperta della Guadalupa – Prima parte
Diario di viaggio: alla scoperta della Guadalupa – Seconda parte
Diario di viaggio: alla scoperta della Guadalupa – Terza parte
Ed ecco a voi la parte conclusiva. Buona lettura!
28 gennaio 2020
Les Saintes, l’ultimo paradiso
Con l’escursione odierna a Les Saintes, si è quasi conclusa questa fantastica esperienza di viaggiatore in solitaria tra le perle dell’arcipelago di Guadalupa. La meta di oggi mi ha portato a visitare Terre-de-Haut l’unica, tra le 6 isolette di Les Saintes, raggiungibile attraverso il servizio traghetto partente da St. Francoise in Grande Terre.
Terre-de-Haut, rispetto alle restanti isole dell’arcipelago, che ricordo essere Terre-de-Bas, la Coche, Ilet a Cabrit e Grand Ilet, è un luogo veramente incantevole, molto turistica, al punto che nel 2019 è stata la meta caraibica preferita dai francesi, e dove i tempi della vita sono rigorosamente lenti. Tra i siti culturali e naturali di particolare interesse ci sono il Forte di Napoleone, la chiesa della Nostra Signora dell’Assunzione, e chiaramente alcune spiagge rinomate, come quella de Pompierre, l’ansa a Cointe con la caletta Pain de Sucre dal quale è visibile il famoso Pain de Sucre.
Dalla strada principale, posta sul versante ovest dell’isola, si snodano stradine e sentieri che consentono di ammirare magnifici scorci naturali e raggiungere belle anse, il tutto attraverso un vertiginoso saliscendi di circa 2 chilometri. Il centro abitato è ricco di negozi, ristoranti, bar e uffici per il noleggio di auto, scooter e bike elettriche, il tutto all’interno di case e locali colorati dallo stile tipicamente caraibico. Nell’ansa di Bourg, quella sulla quale attraccano i ferry boat e si colloca il centro commerciale dell’isoletta, si estende un porticciolo ricco di piccole imbarcazioni, mentre a largo, frontalmente a Terre-de-Bas, sono ormeggiati gli yacht e i catamarani a conferma di una numerosa presenza turistica d’élite.
Bene, giunto al porto ho dedicato qualche minuto per fare una sorta di inquadramento topografico con la mia preziosa compagna di viaggio, la mappa, quindi, dopo aver preso a noleggio un bike elettrica (qui le asperità sono proibitive con pendenze del 13-15% per lunghi tratti), inizio l’escursione dirigendomi al Forte Napoleon, posto imponente sulla collina Mire dalla quale si può ammirare un panorama mozzafiato e variopinto della sottostante baia di Bourg.
La fortezza, costruita tra il 1844 e il 1867, come detto, offre una visuale incredibile. Oltre alle isolette dell’arcipelago, in lontananza è possibile vedere la Dominica, la Dèsirade e Guadalupa. All’interno c’è un giardino botanico e un museo che racconta la storia di Les Saintes. Lascio il forte e mi dirigo sulla spiaggia tanto decantata da molte pubblicazioni, la spiaggia de Pompierre passando, senza soffermarmi a lungo per l’incantevole baia de Marigot che prontamente immortalo con una foto panoramica.
Ancora qualche centinaio di metri ed eccomi sulla spiaggia di Pompierre. Lunga circa 200 metri, la spiaggia presenta una grande area attrezzata coperta da alte palme di cocco, sabbia chiarissima e un mare non troppo spettacolare. Le spiagge visitate ieri a St. Louis, in confronto, sono paradisi.
Mi fermo con la tentazione di bagnarmi (la temperatura alta inizia a farsi sentire), ma poi ci ripenso e proseguo in direzione anse a Counte per ammirare la piccola insenatura di Pain de Sucre. Strada facendo incrocio la pittoresca chiesa dedicata alla Madonna dell’Assunzione fermandomi per visitarla.
Molti i turisti presenti, alcuni dei quali seduti irrispettosamente sugli scalini ad ammirare la strada sottostante. Entro, una preghiera e via per il Pain de Sucre. Giunto sul punto dove non era più possibile proseguire con la bike, la parcheggio accanto a tante altre, e mi avvio lungo un sentiero molto sconnesso coperto dalla vegetazione e ristorantini affollati posti ai bordi della discesa.
Esco da questa stradina e si apre una visione stupenda. Acque verdi smeraldo, sabbia chiarissima e alle spalle del piccolo bagnasciuga un parco puntellato da alte palme di cocco.
Il famoso Pain de Sucre, una collinetta di una trentina di metri d’altezza coperta da una fitta vegetazione, compreso qualche cactus, svetta imponente dalle splendide acque lasciandomi senza respiro. Visto che il posto meritava, decido quindi di sostare, pranzare e iniziare a raccontare, con la giusta ispirazione, la prima parte della giornata a les Saintes.
Dopo oltre un’oretta di relax, mi ricompongo per riprendere il cammino per dirigermi verso l’ansa Crawen. Duecento metri di insenatura, molto selvaggia, con una colonia di polli e galline variopinte che girano tranquillamente sotto la piccola pineta speranzosi di ricevere qualcosa da mangiare dai pochi turisti fermatisi per pranzo.
La piccola insenatura è posta frontalmente all’isoletta di Grad Ilet con l’enorme scoglio de La Coche a destra e quello de La Redonde sulla sinistra. Il posto non è che mi abbia impressionato più di tanto, pertanto lascio l’anse Crawen, e per chiudere la giornata mi dirigo all’ansa di Friguier. Anch’essa molto selvaggia, ma niente di che. E con questa spiaggetta, la giornata a les Santies volge lentamente al termine.
Nel suo complesso, Terre-de-Haute si presenta come un un’isola elegante, con le sue abitazioni colorate tutte rigorosamente coperte da tetti rossi come quello del pittoresco palazzo del Comune, con una conformazione del territorio molto accattivante per effetto dei tanti promontori e collinette che restituiscono in superficie seducenti insenature.
Tra le spiagge, lo scettro lo darei al Pian de Sucre, al secondo posto metterei la spiaggia de Pompierre (un po’ deluso, credo che molti testi vadano aggiornati), e come terza l’ansa di Crawen. Ci sarebbe ancora molto da visitare, ma il tempo è tiranno ed il battello delle 17,30 non aspetta.
Un voto all’isola? 9.
Au revoir mes amis.
29 gennaio 2020
La fine di un sogno
Bene amici e non di Facebook che in questi sette giorni di vacanza a sfondo culturale mi avete virtualmente seguito, in giro per l’arcipelago francese, attraverso la pagina Enjoy Guadalupa. Sono stati sette giorni di assoluto relax durante i quali ho attraversato per lungo e per largo le due grandi isole, o ali di farfalla vista la loro conformazione, Basse Terre e Grande Terre, e visitato le isole de la Dèsirade, di Marie-Galante e de Les Saintes. Una settimana non è stata però sufficiente per avere una conoscenza completa dell’arcipelago. A mio avviso ne occorrerebbero almeno 14 di giorni.
Guadalupa non è soltanto mare e spiagge, Guadalupa è anche storia, con i resti delle sue origini e le strutture ottocentesche come le fortezze e le vecchie aziende agricole; natura, con i suoi parchi, cascate e giardini botanici; agricoltura, con le sue immense piantagioni di canna da zucchero e le distillerie; le sue riserve marine, e gli itinerari off road. Insomma un grande arcipelago che sa offrire opportunità di turismo per tutti i gusti. Nel mio viaggio non avuto il tempo di visitare, né la parte nord di Grande Terre (Sainte-Rose), note per le sabbie nere delle spiagge, né la stupenda laguna di Petite Terre visibile da la Dèsirade, classificata riserva naturale e marina per i suoi fondali e le varietà di animali e pesci.
Ma torniamo a noi. Il giorno 25 gennaio mi sono spinto sull’isola della Dèsirade per un’escursione giornaliera, il giorno seguente invece, mi sono trasferito per tre giorni a Marie-Galante dove ho portato a termine il mio tour visitando con un’altra escursione anche Les Saintes. In sintesi, cinque magnifiche isole dal fascino esotico bagnate, a seconda della loro posizione rispetto al nord, dalle splendide acque del mar dei Caraibi e dell’oceano Atlantico. Prima di imbarcarmi per il volo di rientro dall’aeroporto Internazionale di Point-a-Pitre, le ultime ore di permanenza a Guadalupa le ho dedicate, come promesso in un mio precedente racconto, a Grand Bourg, la città più importante di Marie-Galante.
Grand Bourg è il centro cittadino più grande dell’isola; il suo porto consente di raggiungere Grande Terre, e la maggior parte degli autonoleggio di Marie-Galante sono concentrati in questa città. Oltre ad avere una bella spiaggia, tipica caraibica, è custode dell’antico zuccherificio della famiglia Roussel-Trianon. Altro, d’interessante, non mi e sembrato di vedere. In sintesi, Grand Bourg è un grande borgo portuale dove i turisti vanno e vengono per ammirare, in autonomia o tour organizzati, le principali attrazioni dell’isola che ricordo, vive di turismo e di coltivazioni di canna da zucchero per la produzione del Rum.
Molte infatti le aziende sparse per l’intera isola con i relativi shop. Volendo dare un voto alle tre principali città di Marie-Galante, mi sbilancerei in tal misura: a St. Loius un bel 9 per il suo pittoresco piccolo borgo e locali sulla spiaggia; per alcuni siti naturali come il Geule Grand Gouffre, e storici, come l’antico mulino Bezard, e per le magnifiche spiagge; Capesterre un bell’8 soltanto per le spiagge; infine Grand Burg un 7 striminzito, grazie ai resti ben conservati del zuccherificio della famiglia Roussel-Trianon.
La lunga attesa, prima del volo serale, nonché tappa obbligata, è stata la principale città di Grande Terre. A mio parere, Point-a-Pitre è una cittadina di medie dimensioni, molto frenetica, con la presenza di moltissimi negozi e mercatini. Un po’ sporchina, ma tutto sommato non si discosta di molto da molte nostre città. Curiosando qua e la per il centro ho notato due lunghe vie affollate per lo shopping, due grandi piazze adibite a mercati, uno per i prodotti alimentari tipici e la frutta, e uno per il pesce. Una città comunque vivibile.
Non avendo nient’altro da vedere, con congruo anticipo, mi porto alla fermata dei bus che conducono all’aeroporto per trascorrere le ultime ore da viaggiatore in solitaria. 1,20 euro il costo del biglietto, rispetto ai 62,00 del taxi pagati al mio arrivo sull’isola per raggiungere St. Anne. Alla soddisfazione dell’esperienza vissuta, si aggiunge anche quella di essere stato in grado di organizzarmela su misura e di aver completato il testo del documentario “In volo sulle ali di una farfalla”.
Al termine di questo viaggio, posso quindi considerare la Guadalupa un vero paradiso terrestre; un favoloso angolo del mondo immerso tra il mar dei Caraibi e l’oceano Atlantico dove il calore del sole, i colori degli scenari naturali, e i sapori e le fragranze dei suoi frutti e dei prodotti, fanno delle piccole Antille francesi un eden unico da vivere armonicamente a stretto contatto con la briosa verve di un popolo saldamente radicato alle centenarie tradizioni creole, un popolo cordiale e ospitale capace di rendere uniche ed entusiasmanti le esperienze turistiche dei moltissimi villeggianti che annualmente visitano il meraviglioso arcipelago d’oltremare francese.
Guadalupa, merci beaucoup!
(Ndr: Grazie a te, Stefano!)