Piera Amerigo, dinamico duo di quasi sessantenni più nipote anagraficamente trentenne, ma sedicenne di anima, Gessica, ovvero Il Magico Trio più Lina e Gianni, ovvero Che ci fermiamo x mangiare? Che ci fermiamo x una fumatina ?
1.6.2008 – Verona – I Km 38408
Krun – D 38734
Siamo stati raggiunti ieri nel pomeriggio da Lina e Gianni, coppia di amici pescaresi. Dopo una bella serata trascorsa in compagnia , stamani siamo partiti. Viaggio buono con doverose soste per le fumate di Gianni (sul camper è assolutamente verboten fumare e lui ha una autonomia di circa un’ora tra una sigaretta e l’altra), abbiamo consumato il primo di tanti prossimi lauti pasti al Brennero.
Abbiamo proseguito fuori autostrada (noi col ponte Europa abbiamo un conto in sospeso: non gli diamo un euro manco morti). Ci siamo fermati sotto a guardarlo e ammirato le evoluzioni di un bunging jumpista mentre Gessica ronfava. Lina ha comprato una bandiera tedesca. Non capiva bene la differenza tra Tirolo e Austria. Mi chiedo a volte se lo è o se lo fa. Abbiamo cercato di salire al trampolino di Innsbruck ma volevano 8 euri per parcheggiare e poi farci fare un sacco di strada a piedi, due cose poco simpatiche, così abbiamo rinunciato.
Arrivo tribulato a Klais Krun,al Tennsee Camping, causa lo scarso chiamiamolo orientamento del nostro pilota non automatico, restio a seguire i consigli della “Rosina navigatrice”, miei e della Gessica, con il Gianni a stretto giro di ruota che povero non ci capiva molto. Gli ho poi consigliato di non starci troppo sotto, di darci il tempo per rimediare ai nostri errori quali capocolonna.
Comunque siamo arrivati e abbiamo avuto la lieta sorpresa di trovare il posto camper tutto nuovo di zecca, con piazzole perfette, con acqua personalizzata, luce e attacco LAN, grata x l’acqua, ponticelli in legno e tutti gli ammennicoli più ricercati. Abbiamo doverosamente sfruttato docce e bagni: finalmente, al nostro terzo arrivo qui, abbiamo trovato il lago…lago, che parola grossa. Da noi già chiamarlo stagno è elevarlo di rango. Comunque carino, tra il verde e i fiori.
La sera, messi a nanna i maschi, dopo un pasto regale a base di arrosticini abruzzesi e formaggio pecorino (penso che prima o poi, x esprimerci, faremo Beeh), come vere signore, se pure molto casual (in pigiama dopo doccia) siamo andate al bar per prendere l’aperitivo Tennsee offerto dal Camping. Il tipo, visto che avevamo ancora tre “ticket”(non è chiaro perchè ma la parola lo faceva molto ridere) voleva farci fare replica.. non siamo alcooliche e abbiamo detto no grazie e via a letto.
2.6.2008 – Krun – D Km 38734
Am Kochenhof – Stoccarda – D 39092
Partenza col sole, in bellezza e rispettando le tradizioni. Infatti Amerigo ha subito sbagliato direzione, puntando l’Italia. Dopo aver raddrizzato la barra e iniziato la retta via, abbiamo percorso la strada che da Garmisch Partenkirchen – dove abbiamo intravisto il trampolino e per strada le insegne delle mucche, con una in ceramica a grandezza naturale su un balcone, e ammirato i dipinti sulle case, bellissimi, e i giardini multicolori – porta ad un rientro provvisorio in Austria per seguire la rotta in Germania, verso Fussen e Memmingen.
In zona Memmingen, strano il caso, ci siamo fermati per il pranzo, sempre abbondante, con pasta e tanto altro, fatalità nella stessa piazzola dove ci eravamo riparati dal temporale l’anno scorso diretti a Capo Nord.
La direzione Am Kochenhof non era sufficiente per trovare un’area di sosta nei paraggi di Stoccarda: abbiamo chiesto informazioni ad un signore gentile ma poco comprensibile, ad una ragazza veramente cortese che ha interrogato Internet, interrotta da Gianni che nel frattempo disponeva di un signore (che aveva assistito alla nostra richiesta di indicazioni presso il distributore Esso) volonteroso. Ci ha detto di seguirlo, ci ha aspettato nel traffico caotico di Stoccarda, ci ha portato davanti ai parcheggi dello Stadio di Stoccarda in zona macchine (tutto Daimler, Porsche, Audi) in via Mercedesstrasse 40, davanti al Cannstatter Camping. Per la sua fretta di partire, dovendo andare a Foggia, se ne è andato al volo, giocandosi così la bottiglia di amarone che Amerigo pensava di regalargli per ringraziarlo.
Nel campeggio c’era un incrocio tra la signorina Rottenmayer, un Rottwailer e un Boxer che prima ci ha ingiunto di pagare subito e poi, sentendoci ridere e parlare ecc, si è sgelata e ci ha detto che avremmo pagato alla partenza.
Ci siamo sistemati per bene, con tavolo di Gianni, tendalino di Gianni, mezze sedie di Gianni: abbiamo cominciato a mangiare i resti di una frittata finita al settanta per cento per terra, una minestra dell’Ingegner Knorr assemblata da Gessica mentre scendevano i primi goccioloni con un cielo che più nero di così non poteva essere. Stoicamente siamo rimasti sotto il tendalino con anche gli ombrelli per la schiena, occhieggiando inutilmente un figone, presumibilmente adatto a Gessica, con camper vecchiotto ma ancora funzionale munito di carrello con moto posteriore.
Era del tipo bellicapelli, alto, apparentemente simpatico ma che non ci ha cag neanche di striscio.
Abbiamo ceduto quando il temporale si è fatto decisamente non affrontabile, ci siamo rintanati per un po’ di compagnia e poi, dopo il lavaggio piatti, tutti a lettto.
Abbiamo esperimentato le nostre belle lampadine nuove e poi dormito.
3.6.2008 – Am Kochenhof – Stoccarda – D Km 39092
Venlo, Restaurant De Kraal, Kaldenkerkerweg 186 -NL 39575
Siamo andati a pagare. Cioè, la Gessica è andata a pagare. Di suo. Sui 27 euro circa x noi che siamo in tre. Poi ci siamo immessi in un caos automobilistico, un traffico da paura. Il GPS, gentilmente, ci ha chiesto se volevamo cambiare strada. In effetti, quando siamo riusciti ad uscire dalla città, è andata molto bene.Abbiamo visto un palazzo con scritto tipo Omaggio alla Scala: era una copia esatta del Teatro alla Scala di Milano.Beh, a proposito, per tutto il viaggio abbiamo trovato la solita dose di pizzerie, osterie, ristoranti italiani.
Alle 8.30 ho provato a chiamare Etheltraud , conosciuta a Vieste nel 2000, a Neulussheim.Mi ha risposto festosa, felice di vederci, ringraziando per la bella sorpresa. Alle 10,30 circa siamo arrivati a casa sua. Ci ha preparato un’accoglienza veramente gradevole, con panini, brioches, affettati, frutta, ben disposti nel salotto di una casa di fuori niente di che ma sorprendentemente curata all’interno, con soluzioni architettoniche molto indovinate, tipo il soffitto in “faesite” lucida che dava un’illusione di maggiore grandezza alla stanza, una scala in acciaio e porte in vetro.
Fuori di casa sua abbiamo conosciuto una Giuliana, padovana, sposata qui, che le insegna l’italiano: curioso il fatto che il suo papà fosse di Chieti, di una famiglia che Gianni e Lina forse conoscono.
Abbiamo salutato Etheltraud: ci ha lasciato partire a malincuore, cercando di strapparci la promessa di rivederci, magari a Vieste. Lei da più di quindici anni ci va ogni estate con la roulotte, sempre al Camping Holiday.
Ci siamo spostati in zona SuperMercato, abbiamo fatto la spesa e mangiato tipo pic nic, con panini, affettati, formaggio, vino Rosè di Aldegheri e caffè.
Lì vicino c’era la pista di Hockenheim: già dall’uscita dell’autostrada era segnalata con un pannello con su una macchina di Formula 1 e una moto con sotto la freccia direzionale. Abbiamo seguito l’indicazione in un territorio monotematico: il museo della Formula 1, i parcheggi immensi per gli spettatori, il paddock, ecc. Ci siamo presentati all’inizio della pista: un guardiano molto gentile, che di italiano sapeva dire Signora e Signorina ci ha detto in inglese che potevamo salire sulla tribuna e guardare la pista dove alcuni piloti stavano facendo delle prove, entrando dall’ausgang E come Emilio.
E’ stato molto interessante: la pista è bella, colorata. Abbiamo visto una macchina rossa che faceva fumo ma non è intervenuta la Safety Car, e altre due macchine grigie.
Proseguendo abbiamo saltato quello che poteva essere un pernottamento a Coblenza: dopo una minisosta con gelatino e rituale sigaretta di Gianni, siamo approdati in Olanda, nella città di Venlo
Non ho vissuto particolarmente l’ingresso nei Paesi Bassi dal momento che mi sono fatta un sacco di strada comodamente sdraiata sul letto mentre Gessica faceva la badante allo zio.
D’altronde ero un po’ stanca di fare il Buddha: piazzata davanti al sedile del navigatore c’è una preziosa scatolona contenente ami, esche, mulinelli, ecc. che fa stare a piedi incrociati sopra chi troneggia sul sedile. Ottimo per me che normalmente, coscialunga molto ridotta, non tocco per terra.
Ad ogni modo anche la soluzione del seggiolino-cassetta con cuscini tra i due sedili non è per niente male e permette al terzo passeggero una migliore partecipazione al viaggio.
Dopo i soliti problemi (per una N in meno sull’impostazione del navigatore abbiamo faticato a trovare l’indirizzo che cercavamo) siamo arrivati al Ristorante De Kraal, in Kaldenkerkerweg 186, della città di Venlo, dove un cameriere assolutamente galante (prima mi ha affettuosamente preso per le spalle per farmi vedere dove dovevamo posizionare i camper e poi mi ha fatto pure il baciamano) ci ha fatti sistemare nel cortile posteriore, ci ha fatto attaccare la corrente, ci ha portato una chiave per aprirci il rubinetto dell’acqua che domattina dovremo mettere nella cassetta della posta, ci ha detto qualcosa sulla toilette e sul water chimico che non abbiamo assolutamente compreso, ci ha portato poi i biglietti da visita e, per tutto ciò, ci ha chiesto solo 6 euro a camper, 12 euro per tutti e due gli equipaggi. Caspita, a trovarne.
La voglia di televisione ad una certa ora si fa sentire: Gianni ha acceso la sua senza badare all’incompatibilità di carattere tra il suo lucernario aperto e la sua parabola in movimento: si sono abbracciati facendo scintille, la corrente se ne è andata, offesa. Per riportare tutto alla normalità si è dovuto far arrampicare la Gessica sul tetto del camper per dirimere la questione. Ma è troppo buona, non voleva sforzare la situazione, così è salito anche il Gianni e ci ha messo del suo.
Ora, dopo cena, io ho rifatto i tentativi x Internet, che ricevo tramite telefonino ma che non mi permette di mandare mail, con rammarico di mio figlio Roberto che vorrebbe riuscissi a farlo, mentre i prodi viaggiatori stanno giocando a carte dopo aver provato ad uscire in passeggiata e rinunciando quasi subito per paura di restare chiusi fuori dal parcheggio, dove siamo soli soletti.
Il tempo è sereno, ancora chiaro, sono le 22.45 e ci sono 24 gradi.
Domani andremo verso Arnhem. Poi si vedrà.
4.6.2008 – Venlo, Restaurant De Kraal, Kaldenkerkerweg 186 -NL km 39575
Giethoorn 39870
Non siamo andati ad Arnhem: un po’ per guadagnare tempo, un po’ per non conoscenza del territorio, l’abbiamo saltata e puntato più avanti.
Momento di suspence: il traffico intenso non ha permesso al Gianni di starci sempre sotto perciò mentre era dietro un grosso camion che si era inserito tra noi non ha notato la freccia di Amerigo in uscita da un’autostrada ed ha tirato dritto. Dall’alto della rampa abbiamo fatto in tempo a vedere il gesto disperato e gli occhi sbarrati di Gianni che si trovava costretto a proseguire mentre noi eravamo ormai su un’altra strada. Si è visto smarrito in giro per il mondo, perso nel nulla. Non so quantificare ma sicuramente un bel po’ stamani gli si è accorciata la vita.
Dopo qualche telefonata e un po’ di giri ci siamo ritrovati e tutto è andato a posto.
Parziale fregatura oggi: il tanto osannato Parco Hoge Veluwe, paradiso dei naturalisti, pieno zeppo così di animali in libertà, dove si raccomanda ai visitatori di fermarsi durante la passeggiata per permettere alla selvaggina di passare dai sentieri, dove gli stessi visitatori sono invitati a portarsi i cannocchiali per fare il bird watching, dove insomma bisogna scansarsi continuamente per non investire scoiattoli e compagnia bella, per noi è stato effettivamente “parco” dei suoi chissà se ci sono veramente “abitanti”: i miei soci hanno visto un camoscio formato mignon che si è dileguato al mio arrivo, e forse un falchetto. Forse. Un coniglio c’era. Ma non ho visto neanche quello.
In compenso c’erano migliaia di curiose, almeno per me, biciclette a scatto fisso, quelle senza freni. La Lina se n’è presa subito una e ha cominciato a scorrazzare, poi anche gli altri hanno seguito il suo esempio. C’ho provato anch’io ma onde evitare una mia fine indecorosa Amerigo, avendo inutilmente tentato di farmi fare almeno una pedalata, si è arreso, ha riposto quell’ordigno che aveva preso per me, ha scaricato tutto l’ambaradan del garage e mi ha montato la mia bicicletta.
Abbiamo cominciato a percorrere i sentieri ma era dura per tutti: il terreno bagnato dalla pioggia del giorno prima, sabbioso, con tutto un affiorare di radici, era impercorribile perciò i preventivati tanti chilometri in sella si sono ridotti a pochi pochi. Nel frattempo è arrivato mezzogiorno e l’ora canonica del pasto. Pastasciutta e varie. E siamo giunti alle due e mezza. Per riuscire a visitare almeno il famoso Museo Kroller Muller, che ci è costato un sacco di soldi (per dire: la sosta all’interno era di sei Euro, l’ingresso non so, ma poco, ma abbiamo pagato, solo noi tre, 50 euro e rotti, per includere la visita al Museo), bisognava sbrigarsi, essendo prevista la chiusura per le quattro e mezza.
Il Museo ha in parte risollevato il nostro morale bassino bassino: un guardiano simpatico, olandese sposato con una sarda, ci ha accompagnato fino all’ingresso raccontando, in un inglese approssimativo, di sè e del parco, delle sculture presenti nei prati attorno alla costruzione centrale contenente molti quadri di Van Gogh (che lui chiamava Vangos) e di altri pittori e scultori famosi.
Abbiamo visto minimo una cinquantina di quadri di Van Gogh, per l’appunto, tra i quali uno dei suoi famosi autoritratti, il Mulino della Galette, l’Arlesiana, e tanti altri. C’erano poi molti Picasso, dei Tintoretto, dei Cezanne, dei Gauguin, qualche Renoir, Manet, Monet, Toulouse-Lautrec e di pittori italiani che non conosco.
Ho avuto la piacevole sorpresa di vedere l’originale del retro dei nostri 20 centesimi, la scultura di Boccioni, quella dello spazio in movimento, riprodotto sulla monetina.
Ho reso partecipe di ciò Gianni e tutto il gruppo, molto meravigliati, e anche i visitatori presenti.
Il tempo era fastidioso. Non solo il tempo.Amerigo come al solito impaziente, per usare un eufemismo.
Dopo una sosta frettolosa per qualche acquisto al volo, abbiamo puntato Giethoorn con passaggio da Hardevijk.
Finalmente lì, dove non abbiamo trovato la diga che io mi aspettavo, abbiamo visto il nostro primo vero mulino a vento, in un contesto particolarmente suggestivo, un porticciolo con casette tipiche, circondate dagli ormai classici curatissimi giardinetti davanti.
La Rosina Navigatrice ci è andata in confusione: la stessa rotonda a momenti ci stava diventando quadrata dalle volte che l’abbiamo circumnavigata. Abbiamo resettato tutto e finalmente ne siamo usciti.
Abbiamo cercato l’area di sosta di Giethoorn. Trovata alla fine quasi per caso, basandoci sulla foto che abbiamo sul libro dei viaggi, si è rivelata una scelta indovinata, nonostante la mia decisione di far restare il nostro camper posizionato un po’ più avanti di quello del Gianni al fine di vedere la televisione abbia notevolmente alterato Amerigo, con seguito di scenata, poi , dopo una spiegazione un po’ sopra le righe, risolta pacificamente.
All’interno, al nostro arrivo, abbiamo trovato una gran tavolata di camperisti tedeschi: Amerigo ha cucarachato col clacson e loro hanno risposto con simpatia, tant’è che avanti, nella serata, il loro cuoco, con un curioso cilindro in testa, è venuto da noi a portarci delle “schiacciate” bollenti di patate e cipolla, assolutamente unte ed indigeribili ma gradite per il gesto spontaneo e generoso.
Il posto è veramente bello, un prato in mezzo ad alberi molto alti e molto verdi circondato da acqua: in effetti Giethoorn è tutta costruita su isolotti e quindi è tutto un intersercarsi di canali corredati da yacht uno più bello dell’altro e quasi tutti abitati. Nella passeggiatina serale abbiamo visto i loro proprietari che giocavano a carte o guardavano la televisione o leggevano.
Il costo contenuto, 10 euro compresa corrente, era soddisfacente.
Abbiamo finalmente mangiato i famosi peperoni della Lina, fatti sulla brace, spellati dalla Lina stessa e dalla Gessica, con le bistecche che ho comprato ad Otterlo.
Il tempo uggioso ci ha permesso giusto una passeggiata. Abbiamo messo la sveglia per le sette del mattino. E siamo in ferie.
5.6.2008 – Giethoorn Km 39870
De Koog, Isola di Texel , Camping De Luwe Boshoek 40075
Dopo le operazioni di svuotamento e riempimento acque siamo partiti percorrendo una diga: numerosi cormorani, aironi e, naturalmente, gabbiani.
Abbiamo attraversato il Flevoland, purtroppo distese immense di verdi coltivazioni testimoniano il nostro ritardo sull’avvenuta fioritura dei tulipani. Dovevamo venire un mese fa. Pazienza, abbiamo visto dove fioriranno la prossima primavera.
Siamo poi entrati nella Frisia, famosa per i cavalli. In effetti ce ne sono molti, bellissimi, nei campi ai lati della strada.
Numerosi i ponti girevoli, anche sull’autostrada.
Finalmente siamo arrivati alla vera Olanda, quella del Nord. Tutti qui ricordano che l’Olanda, Nord e Sud, è solo una regione dei Paesi Bassi, anche se comunemente si indentifica lo Stato con questo nome.
Volevamo raggiungere la Diga Asfluitdijk, la diga più importante dei Paesi Bassi. Interessante, molto: più di 30 chilometri tra acqua e cielo, anche se oggi un pochino grigio.
A circa metà c’è una torre, col bar e il negozietto di souvenirs, dove siamo saliti con soddisfazione. Abbiamo seguito quella che sembra una tradizione portafortuna: c’è il monumento agli operai che l’hanno costruita, la figura di un uomo piegato che raccoglie pietre per terra, il cui sedere negli anni deve essere stato molto sfregato dai visitatori perchè il bronzo della statua, per il resto del corpo tutto nero, sul didietro dell’uomo è molto brillante.
Ho fotografato la Gessica c contro c, chissà che non le porti bene.
Il contachilometri ha vissuto il suo momento di gloria: ad un certo punto segnava 40.000 Km.
Altro momento RTV: un traffico intenso, su una strada incasinata, ad un certo punto si è arrestato.
Si è fermata davanti a noi una macchina e una ragazza si è messa a correre, mentre le altre macchine, camion, pullman, rallentavano fino a fermarsi. Abbiamo scorto due cagnolini che correvano zigzagando davanti alle macchine, nascondendosi sotto ad una e poi ricomparendo davanti ad un’altra. La donna davanti è risalita in macchina mentre se ne fermava un’altra.
Abbiamo svegliato la Gessica che si era momentaneamente ritirata nei suoi appartamenti e l’abbiamo spinta a cercare di prendere i cani. Sono scesa anch’io e pure la Lina. La Gessica, scalza, è riuscita a prendere in braccio la Carlina Musino Nero, provvista di collarino ma senza iscrizione di dati, ma il Maschio si è arroccato sotto il nostro camper e non voleva saperne di uscire, minacciando di morderci. L’altra ragazza, scusandosi, se ne è andata al lavoro.
Allontanandosi con la Carletta Musino Nero in braccio Gessica ha indotto il Maschio Bellicoso, taglia Small, ad uscire per non farsi scappare la sua preda amorosa. A malincuore, Gessica e Lina, si sono allontanate dalla strada principale, avvicinandosi alle case, per evitare frittata di cani, hanno cercato inutilmente di interessare qualche indigeno alla sorte dei due cani, hanno appoggiato la Carletta in un giardino con il Maschio Bellicoso Small che cercava di farle la festa e sono tornate al camper.
Come unico ricordo una montagna di peli della Carletta Musino Nero sui vestiti di Gessica.
Dopo la grande Diga siamo arrivati nel parcheggio di Den Oever, dove abbiamo cucinato.
Abbiamo visitato il paesino, caratteristico, con casette bellissime, senza imposte, con grandi finestroni ricchi di fiori o di graziosi soprammobili, giardini curati ed ordinati, tutto pulito.
C’erano bandierine arancione, una casa tutta circondata di piume forse di struzzo, sempre arancione, una festa in corso, seppure molto tranquilla, forse per un trentesimo compleanno di Diana o forse per una partita della nazionale , chissà.
Un mulino, bellissimo, imponente, troneggia all’incrocio di una via che sembra un set cinematografico per i colori delle case e dei giardini. Spettacolare.
Dopo il pranzo siamo arrivati a Den Helder dove ci siamo imbarcati sul traghetto per l’Isola di Texel. Anche qui abbiamo temuto una mezza busarada: dovrebbe essere il paradiso degli uccelli, anche delle foche, con l’oceano che invita alla pesca ..solo gabbiani..
Abbiamo percorso l’isola fino alla sua fine, al Faro, dove non abbiamo trovato l’area di sosta che speravamo.
C’è la spiaggia più profonda che io abbia mai visto. Abbiamo provato ad entrare in un campeggio vicino al mare ma non ci hanno voluti in quanto camper. Abbiamo visto poi che è abitato solo da tende e roulottes sperse fra le dune erbose. La signorina ci ha indirizzato ad un altro camping. L’addetto, gentilissimo, ci ha fatto un conto troppo elevato e ridendo e scherzando, veramente simpatico, ci ha detto che potevamo risparmiare in un altro posto, vicino al paese di De Koog. Vero: siamo arrivati al Camping De Luwe Boshoek, dove prima un nonno che Lina ha sicuramente tirato giù dal letto suonandogli il campanello, e un Piet molto gradevole che sorridendo continua a dirci “Prima”, alla tedesca, ci hanno fatto sistemare in una piazzola molto verde, dove dovremmo trovarci molto bene. I bagni sono da favola. Le persone simpatiche: mentre passavo due o tre mi hanno detto, al posto del solito Abend o Morgen , masticato e a malapena intelligibile, un sonoro Buon giorno.
Gessica e Lina sono andate in bici a fare la spesa, ho preparato pasta e fagioli per tutti soprattutto perchè la Lina non ha ancora “prodotto”, poi la Gessica e Amerigo sono usciti per un sopralluogo del territorio, tornando con la bicicletta di Amerigo amputata della ruota anteriore. Domani la aggiusterà. C’è sempre in aria il discorso “pesca non pesca” con la canna o col battello. Comunque abbiamo pagato per due notti quindi qualcosa domani dovremo studiare di fare: mi sembra improbabile che con Amerigo si possa semplicemente riposare.
Un tentativo di giocare a carte con Lina poi Amerigo e Gianni hanno ceduto al sonno, Gessica sta resistendo, un po’ abbacchiata anche dal Voltaren preso per alleviare il mal di schiena, ma mi fa pena perciò ora smetto e andiamo a letto anche noi due.
6.6.2008 – De Koog, Isola di Texel , Camping De Luwe Boshoek 40075
Giornata di sosta: al mattino i maschi, Gessica compresa, dopo aver montato su tutte le bici le trombette comprate apposta per questo viaggio, sono andati in più riprese a spasso per il villaggio, in spiaggia e a riparare la bici di Amerigo che aveva dei problemi.
Abbiamo mangiato e poi noi del Magico Trio siamo usciti direzione spiaggia: s t u p e n d a !
immensa, con possibilità di addentrarsi ciabattando nell’acqua per centinaia di metri. Colpisce il fatto che non c’è odore di salmastro. Anche la famosa bella conchiglia che Amerigo cerca sempre non si trova. Scarse anche quelle normali. Abbiamo fatto una bella nel senso di lunga passeggiata. E pure faticosa poichè per arrivare alla spiaggia bisogna salire alti sulle dune e poi ridiscendere. E viceversa. Ma ne vale ampiamente la pena.
Al rientro al campeggio abbiamo prelevato la nostra “Coppia d’Assi” e siamo andati in paese. Più complicato andare in bici che a piedi, visto che il villaggio è proprio dietro il camping, comunque le abbiamo parcheggiate e abbiamo visitato il posto. Bello, colorato, festoso, imbroglione ( il caffè Italia è Italia solo di nome, anche se con prodotti italiani: dice la signora che proprio di nostrano non c’è niente ma attira i turisti). Abbiamo occhieggiato i menu dei numerosi ristorantini. Con uno abbiamo anche mercanteggiato. Abbiamo scartato il self service perchè ci dava poco affidamento.
Alla fine siamo entrati in uno dove, casualità, si sentiva un CD italiano, Nannini, Ligabue, Morandi ecc: era fiorito e verdissimo di palme, arbusti, siepi, tutto finto ma gradevole alla vista.
Le cameriere, tutte belle bionde alte e sorridenti, ci hanno portato quello che era il menu turistico e che si è rivelato ottimo: pane, burro con aglio – forse – merluzzo alla griglia, patate al forno, insalata fresca, patate pasticciate con formaggio, salsine di tutti i colori, una bottiglia di vino sudafricano e, omaggio, per finire una specie di amaro molto buono.
Gianni ha sofferto l’assenza del lazzaretto, come lui chiama il peperoncino, ma era contento uguale.
I nostri hanno poi preparato i mezzi per la partenza, sistemato le bici, io ho fatto la doccia. Mi sono guardata “24” prima di dormire.
7.6.2008 – De Koog, Isola di Texel , Camping De Luwe Boshoek Km 40075
Camping Zeeburg, Amsterdam 40234
Alle 9 eravamo allineati al porto pronti per l’imbarco, dopo aver compiuto le solite operazioni camperistiche di svuotamento vario. La traversata dura appena il tempo di vedere se ci sono due cartoline e qualche altro ammennicolo.
Sulla terra ferma, se così si può dire della terra olandese, tra canali e canali, alla fine ci siamo diretti prima verso Volendam e Edam, poi ci abbiamo ripensato e siamo arrivati a Marken. Lì ci sono stati dei problemi di parcheggio e ce ne siamo andati. Qualche nervetto era un pochino fuori posto.
Abbiamo provato a cercare i bulbi dei tulipani in una fattoria e poi anche in un baracchino di vendita fiori, inutilmente. Tutti ci dicono che è tardi per i fiori e troppo presto per avere dei bulbi che diano garanzia di futura fioritura.
Avevamo saltato a piè pari Allkmar, e forse abbiamo fatto male dai racconti di altri camperisti italiani che ci sono stati e hanno assistito alla contrattazione dei formaggi fatta da personaggi in costume, probabilmente ad uso e consumo dei turisti ma comunque interessante.
Siamo arrivati, con qualche fatica, visto che il navigatore ci ha quasi mandati a campi, a Zaanse Schans, che io credevo un paese ma invece è una specie di parco a tema, con al suo interno, dove l’ingresso costava o 1, 5 euri per trenta minuti o 6,5 euri dal trentunesimo minuto in poi, dei mulini funzionanti dove si fabbrica in uno gli zoccoli, nell’altro il formaggio, ecc. Tanti visitatori, voci italiane che risuonavano, caldo boia.
Nel parcheggio abbiamo pranzato tra la curiosità di quelli che venivano a girarsi vicino ai nostri camper.
Si è deciso per un campeggio: la scelta tra il Gaasper e il Zeeburg , ha favorito quest’ultimo in quanto almeno sulla carta più vicino alla città.
Ci sono due zone riservate ai camper, noi siamo nella seconda. Nella prima c’è la repubblica italiana, cioè ci sono due camper da Padova, due forse calabresi, altri due di Genova e uno non so di dove.
Impressione così così, si devono pagare 0,20 centesimi per avere un gosso d’acqua calda anche per i piatti. Potrebbe essere tenuto meglio, tipo potrebbero tagliare l’erba, ma insomma.
Qui abbiamo avuto la conferma del nostro ritardo sul calendario dei tulipani: infatti mentre adesso, primi di giugno, sulla tariffa è media stagione, alla fine di aprile e fino al dieci di maggio è alta stagione.
Abbiamo comprato i biglietti per il bus con durata 24 ore perciò verso le sei del pomeriggio abbiamo deciso di andare a fare una specie di sopralluogo di Amsterdam, giusto un assaggio in vista della visita lunga di domani.
L’impressione è stata negativa dall’inizio: la salita sull’Amsterdambrug, tra graffiti e sporcizia, la non conoscenza del percorso a piedi prima di arrivare alla fermata, che ci ha fatto fare un sacco di strada in più del necessario, l’arrivo alla stazione di Flevopark dove un gruppo di autisti di autobus, chiaramente ubriachi o altro, visto la zona, se la ridevano della grossa e non ci davano nessuna attenzione.
Finalmente una autista si è decisa, è stata pure gentile, donandoci cartine e sorrisi, e siamo partiti alla volta del centro città. Siamo scesi al Dam. In piazza oltre alla varia umanità spesso negativamente tipica delle grandi città, e forse ancor di più di questa in particolare, dati i suoi caratteristici e fumosi connotati, abbiamo visto che al centro erano in corso due partite di beach volley e c’era un flusso incredibile di persone. Sporco ovunque. Apparenza sicuramente poco buona.
Siamo rientrati al camping passando in mezzo a piste ciclabili nell’erba incontrando un po’ di tutto, ubriachi, fatti o ancora da fare, ma in tempi brevi sicuramente.
Al camper abbiamo mangiato, Amerigo ha fatto finta di guardare un film dormendo sodo. Gessica, ancora tormentata dal suo mal di schiena, è andata a letto praticamente subito dopo cena.
Lina ed io abbiamo chiacchierato a lungo, con un freddo bischero, in piedi fuori dalle nostre “case” con un padovano e il suo amico livornese/ascolano che hanno affossato ben bene l’Olanda, trovando tutto brutto che più brutto non si può, criticando tutto e anche di più. Ben ben, sono opinioni.
8.6.2008 – Camping Zeeburg, Amsterdam km 40234
Stamattina dopo un numero consistente di false partenze (fazzolettini di carta miei, occhiali da sole della Lina, maglioncino della Lina, qualcosa del Gianni, ri-qualcosa della Gessica), ci siamo incamminati verso il ponte per recarci in città.
Forti della presa visione di ieri, siamo andati dritti come el s-ciopo, alla fermata del pullman e scesi poi alla Waterlooplein. Abbiamo girato un po’ davanti al palazzo dell’Opera, dove abbiamo visto in programma per l’estate 2008- zomer – molte opere italiane, poi un giardino dove troneggia una grossa statua di Rembrandt con , a grandezza naturale, un grupppo consistente dei suoi personaggi.
Foto di rito a ciascuno del gruppo in mezzo alle statue e poi avanti, ammirando i palazzi e i ponti veramente rimarchevoli. Finalmente si è poi anche appagato un sogno, soprattutto della Lina: abbiamo trovato i bulbi dei tulipani. Sperando che a tempo debito non si rivelino una solenne fregatura (altrimenti come si spiega che la fiorista e la fattoressa trovate ieri ci abbiano fermamente sconsigliato l’acquisto, con la storia che, come già detto, i tulipani sono appena sfioriti e i bulbini sono ancora in embrione, troppo presto per commercializzarli? ), abbiamo fatto incetta di patate tulipaniche, io quaranta, Gessica una ventina, e Lina prima trenta e poi, visto che il tipo non li aveva contati, il secondo colpo ne ha presi, embeh !, trentadue.
Abbiamo poi girato , io con i nostri nello zaino e Lina col suo sacchetto in mano, tant’è che ha poi dovuto ripescarlo, a sbarco avvenuto, dal battello col quale abbiamo fatto il giro dei canali.
Veramente piacevole e interessante, la “crociera”, ci ha mostrato un aspetto di Amsterdam che non ci aspettavamo: la città sporca e malamente abitata vista ieri sera si è ampiamente riscattata.
La Voce spiegava tutto in tedesco inglese francese, come ormai succede sempre in tutto il mondo nonostante la massiccia invasione italiana.
C’era un depliant in italiano ma non si riusciva a seguirlo come si deve. Per fortuna il pilota ad un certo punto ha cominciato a collaborare e a ripetermi le cose, in un inglese comprensbile, additandomi i palazzi, i ponti, le curiosità, fermandosi poi davanti per permettere di fare delle fotografie.
Finchè un passeggero non lo ha irritato oltre misura, battibeccando con lui perchè era salito sui sedili per fare le foto oltre il tetto e non era voluto smontare nonostante il suo ordine imperativo, al punto da farlo scendere dal battello con molta autorità al primo attracco che ha potuto fare, era veramente gentile e per esempio ci ha detto delle curiosità che la Voce aveva trascurato, tipo che la grossa nave che si vede nel canale, quasi di fronte all’immensa Stazione Centrale, il Nemo, è in realtà un edificio adibito a Museo progettato da Renzo Piano, poi ci ha additato un parcheggio a silo di parecchi piani circondato da biciclette che era tutto per l’appunto un mega parcheggio per biciclette. Ci ha mostrato la casa più antica di Amsterdam, il canale più stretto, le due case appaiate molto strette anch’esse, chiamate qui il Papà e il Figlio, poi la prima banca aperta ad Amsterdam, che è stata fondata da un italiano, tale Bortolotti, poi la casa del sindaco, sarà il municipio immagino, ma vai a capire bene, e tante altre cose.
Ci ha spiegato che le case pagavano le tasse in base alla larghezza della scala, perciò questa era strettissima: tutte le cose, i mobili, gli acquisti erano tirati in casa per mezzo di un gancio che si trova ancora sulla sommità della casa e fatti entrare dalle finestre.
Mi aveva un po’ preoccupato quando ha cominciato a rollarsi una sigaretta, con cartina e tabacco, mollando il timone… in effetti le urla col passeggero, ma urla proprio, con minaccia di giungere alle mani, sono cominciate dopo la sigaretta… chissà… ma no, forse era proprio tabacco.
Dopo abbiamo girato ancora un po’ per le vie. Siamo entrate nella Chiesa di S. Nicola: un caos di persone che ridevano sguaiatamente, altri che parlavano a voce alta , due tipi che chiedevano soldi: una spiritualità !
Ci siamo fermati a mangiare dei panini, chiacchierato con dei ragazzi di Torino che hanno detto che comunque Amsterdam è una città per ragazzi ma è sporca, come constatano loro alle quattro e mezza della notte quando rientrano in albergo, poi un po’ volendo e un po’ per caso siamo arrivati nelle vie a luci rosse: ci hanno incuriosito i vari tipi di attrezzi meccanici (forte quello che faceva da appendice ad un grosso trapano), altri oggetti sul tema – mentre Amerigo, forse sentendosi un po’ in competizione, era scocciato dal fatto che li guardassi – poi siamo entrati nella via delle donne in vetrina. Che miserie, una più sconcia dell’altra ma anche una più cesso dell’altra, per lo meno quelle della via interna, mentre le prime sulla via principale erano delle belle ragazze, con la loro bella finestra che faceva intravvedere anche il letto pronto al loro fianco.
Siamo passati un po’ sbirciando un po’ tenendo gli occhi bassi mentre loro erano molto aperte, in tutti i sensi, soprattutto bassi.
I CoffeeShop, con insegne alla cannabis, i negozietti con chiari inviti al fumo, ci circondavano.
Tornati sulla retta via abbiamo deciso un cambiamento di programma. Al gruppo non interessava il Museo delle Cere di Madame Tussaud, era l’una e mezza, erano stanchi. Amerigo risentiva dei suoi problemi alla schiena ( ho due schienali con me molto saccagnati ), così li abbiamo spediti a casa e con la Gessica sono entrata, dopo un po’ di coda, al Museo.
La str alla cassa non mi ha permesso di fotografare la Gessica accanto ad un Johnny Depp assolutamente verosimile, vestito da pirata: lo voleva fare lei per otto euro. Nein, danke.
Il giro, cominciato con la storia dell’Olanda narrata al buio da una grossa figura, è stato interessante.
Abbiamo così saputo che gli olandesi credono di stare in un leone come noi italiani pensiamo di stare in uno stivale: poi la cosa si è movimentata con giochi tipo dell’orrore al buio, con un impiccato molto vero, con degli sventrati con gli intestini per di fuori, animali uccisi, tipi che al buio spuntavano da reti e si allungavano per prenderti a tradimento. Urla, risate, disagio, luci psichedeliche orbanti finchè alla fine siamo approdate in zona più tranquilla, dove abbiamo trovato i personaggi famosi. Certo che una buona parte erano noti solo per gli olandesi: alcuni cantanti, modelle, politici di qui che noi non conosciamo. Beh, tranne la Beatrice, sua mamma Giuliana e sua nonna, poi suo figlio e la Maxima, la principessa argentina, dei locali non sapevamo molto.
I sosia sono impressionanti per somiglianza: la principessa Diana, Bush, Kennedy, Giovanni Paolo II, il Dalai Lama, i pittori tra cui Picasso , i cantanti, Bob Marley, Lenny Kravitz, le attrici, le modelle, e vari altri, tutti molto fotografati.
Quando siamo uscite, dopo essere risalite e ridiscese più volte per riguardare le statue, ci siamo spinte più avanti, un po’ tanto per fare e poi per cercare dei negozietti. Che inspiegabilmente abbiamo trovato perfino in chiesa. Uno schifo, per me. I famosi mercanti del tempio. Per cercare una cosa Gessica è entrata in un gazebo con mercanzia appesa. L’ho richiamata per “salvarla”, ah ah: era un Info Point per Lesbian and Gay. Sempre su un lato della chisa c’era un negozietto con i leccalecca alla cannabis, le caramelle in tema..
Siamo arrivate davanti alla casa di Anna Frank ma non siamo entrate, poi, casualmente, ci siamo ritrovate davanti ad un supermercato: wow, abbiamo comprato il pane, sempre molto agognato dal gruppo, altre cose e ci siamo ritrovate giusto alla fermata del 14, il nostro bus.
Sotto il ponte c’erano dei graffitari, se si chiamano ancora così, armati di una quindicina di bombolette, che rifacevano i disegni. Bravi, però.
Stasera abbiamo mangiato gli arrosticini abruzzesi, buoni, abbiamo visto la Lina far da mamma delle anitre, rimpinzandole di mangiare, abbiamo avuto uno scambio di messaggi e telefonate con la signora belga, Amerigo ha sentito i nostri due figlioli, quindi dopo un po’ di chiacchiere ci siamo ritirati. Domani alle nove si può uscire, quindi partiremo, con un certo sollievo di Gessica che, andata al bagno, dice che a una certa ora l’aria anche qui in campeggio diventa un pochino particolare, che se la si respira magari si ha qualche effetto strano.
Vero: anche il mio giro WC è stato fatto alla svelta: nella piazzola sotto la nostra una coppia era allungata per terra con un sacco di robe intorno: fornelletto, spazzatura, candele e tanto altro.
Altri tipi strani gironzolavano con aria spersa intorno al blocco bagni.
9.6.2008 – Camping Zeeburg, Amsterdam km 40234
Camping C. Van Pel, Dishoek, 2, Koudekerke 40512
Partenza quasi rilassata, essendo impossibile lasciare il campeggio prima delle nove (proprio orari da impiegati, zio can).
Ci siamo diretti verso Kinderdijk: paesino bellissimo con nella spianata che lo circonda un numero spropositato di mulini.
Ad ammirarli, parcheggiati sul marcipiede, i camper dei padovani che ci avevano preceduto.
Dopo qualche aggiustamento della rotta abbiamo cominciato la discesa verso il sud, zuid, prima verso Utrecht, poi abbiamo lungamente aggirato il porto di Rotterdam, che si dice il più grande d’Europa.
Ad Ablasserdam sosta gasolio e le mie donne hanno comprato regalini per me….azz è il mio …esimo compleanno!
Siamo arrivati alle Isole Frisone, in Zelanda. Di isola in isola, attraverso ponti girevoli e tunnel sottacquei, siamo approdati all’ultima. Qui è tutta una cappella: infatti ci siamo sbagliati qualche volta: Nord Cappella, Sud Cappella, Ovest Cappella, Cappella e basta, detto in olandese naturalmente.
Oh, un supermercato… evviva !
A Westkapelle abbiamo cercato un campeggio, scoprendo che minicamping qui significa maneggio per cavalli. Puntando il dito sul navigatore il nostro pilota ha scelto a caso un campeggio: zigzagando tra piccole rotonde e larghe piste ciclabili ci siamo trovati davanti al Camping C. Van Pel, Dishoek, 2, Koudekerke.
Ho tentato di brontolare perchè per me era troppo caro ma considerando che non sappiamo i prezzi degli altri campeggi, più la strada eventualmente per cercarli, e che questo si presentava bene – per allettarci ci hanno anche invitato a vedere la partita Italia-Olanda sul megaschermo – ci samo piazzati su una erbetta favolosa, un vero tappeto, con presa di corrente e rubinetto di acqua per ciascun camper.
Siamo stati in spiaggia: cosa qui non facilissima visto che ovunque su queste isole si deve salire e parecchio il polder e poi ridiscendere verso la sabbia, che però merita la fatica. Stupenda, immensa, con pittoresche casette da vacanza tutte allineate sotto le dune. Abbiamo sguazzato con i piedi per qualche chilometro.
Al ritorno cena culminata con il Piera-Party di compleanno: abbiamo sistemato sulla siepe le rose della Lina e il cestino della Gessica, ci ho aggiunto anche il mio vaso di basilico, i biglietti d’auguri, molto particolari, la torta con candelina, UNA , e uno schioccante champagne demi-sec. Il tappo si è diretto sul camper del Gianni, quindi la fortuna è dalla sua parte. Va ben, noi gli staremo in fianco.
La partita per noi italiani si è rivelata un flop: abbiamo perso per tre a zero, tra i sorrisi da Gioconda degli olandesi presenti.
Ho fatto una doccia poco simpatica, mal spruzzante. Al momento di andare a letto siamo riuscite a convincere Amerigo ad accompagnarci in spiaggia. Bello, interessante.
10.6.2008 – Camping C. Van Pel, Dishoek, 2, Koudekerke km 40512
Bruxelles, Belgio 40704
L’appuntamento con la signora Maria Teresa, amica di Amerigo, è in Place des Palais, a Bruxelles, davanti al Palazzo Reale alle 15-15,15, perciò partiamo con calma, sempre correlativamente alla solita fretta di Amerigo.
Prima, dalle 7.45 circa, io e Gessica abbiamo fatto un’oretta di passeggiata molto bella, lungo il polder fino ad una specie di torrione e poi giù alla spiaggia. Dall’alto del polder una vista magnifica, abbracciando con gli occhi i dintorni verdissimi da una parte e una spiaggia profonda dall’altra.
Dopo colazione, doccia e via. Amerigo decide di non andare dritto per la via più breve verso Bruxelles, allora con un bel po’ di bissaboe, ci siamo avvicinati al mare e abbiamo mangiato con alla fine un po’ di nervosismo per il riaffiorare della fretta di Amerigo.
Ad un certo punto ci siamo trovati con un pezzo di autostrada e di ferrovia diritti verso il cielo pr permettere alle barche di passare.
Puntualissimi, nonostante un traffico snervante, siamo arrivati davanti al Palazzo Reale, dove Alberto II e Paola non c’erano, come dimostrava l’assenza della bandiera, che sventola normalmente quando sono presenti, e lì ho finalmente conosciuto Maria Teresa G., nostra conterranea da 35 anni residente in Belgio.
Allegra, simpatica, entusiasta, ci ha accompagnato a piedi per le vie e piazze e monumenti di Bruxelles. Monumenti grandiosi, cattedrale imponente, piena di rosoni, statue, un organo notevole, un pulpito sorprendente. In una bellissima piazza ci siamo seduti in un bar (Roi d’Espagne ? ), l’abituale ritrovo degli inamorati, come ci ha raccontato, dove ci ha offerto di che ristorarci, abbiamo ripreso il giro, passando attraverso il quartiere degli antiquari, arrivando all’Enfant qui pisse. Sapevo che era una statuina ma così piccola non immaginavo: roba da neanche 50 cm.
Ci ha fatto visitare il Duomo, il Beghinaggio – il giardino dove stavano le beghine a pregare .
Ci ha mostrato giustamente orgogliosa il suo giardino curatissimo, con una grande varietà di piante e fiori, poi mi ha fatto vedere la sua casa-museo: quadri, soprammobili, numerosi tipi di collezione (spilloni da cappello, cappelli, bottiglie, bambole, vasi, sassi, libri, mobili antichi, ecc.). Gli uomini sono usciti per prendere un pollo e patate poi abbiamo mangiato “in terrazza”, sul tavolo davanti al suo salotto.
Dopo cena con Amerigo, mentre i nostri soci camperisti sono andati tutti a letto, siamo rimasti a raccontarcela con Maria Teresa. E’ tutto molto familiare: siamo praticamente coetanee (ha quattro anni più di me), quindi, avendo scoperto di avere dei conoscenti comuni, possiamo condividere molti ricordi.
Con una notte quasi nordica, col chiaro avanti con le ore, abbiamo tirato simpaticamente tardi.
11.6.2008 – Overijse, Bruxelles, casa di Maria Teresa
Dopo un veloce nostro acquisto mattutino di croissants, e una allegra prima colazione tutti sul nostro camper, con Maria Teresa ci siamo recati a Tervuren, un parco imponente di alberi altissimi (lei sa tutti i nomi), dove c’è un Museo che in questi giorni è dedicato all’Africa. Il giardino, ancora non fiorito, di rose, cespugli, prati, alberi, si stende ai lati di un laghetto abitato a densità industriale da anatre, gallinelle e cigni, e termina su una coreografica scalinata sormontata, per l’occasione, da una decina di elefanti, a grandezza naturale, adulti e piccoli, in legno.
Siamo tornati in città dove, in due rounds per i vari asili, abbiamo recuperato una nipotina, Zoe, pronuncia Zoi: farà i tre anni a settembre, e il cuginetto Jounès che li ha compiuti in maggio.
E’ stata una dura battaglia tenerli buoni sulla Maison Escargot, come la nonna ha descritto loro il camper, promettendo loro che li avremmo fatti mangiare a bordo.
Così è stato. Noi invece, approfittando della bellissima giornata, abbiamo mangiato sulla “terrazza” di Maria Teresa, il pezzo di giardino lastricato davanti alla porta d’entrata della casa.
Coi bimbi, che per questo tratto di strada sono saliti dal Gianni e hanno dimostrato una gran vivacità, diciamo così, siamo andati all’Atomium, il simbolo dell’Expo di Bruxelles del 1958. Mentre noi siamo saliti, con delle scale mobili molto ripide, per la mia gioia, nelle grandi palle che lo compongono, a nove euro a cranio, Maria Teresa, Lina e i bambini sono rimasti giù ad attenderci
Un po’delusi: con le scale mobili e ardite scale normali si arriva solo alla seconda palla, dove campeggia una gran Gina Lollobrigida fotografata col def. Re Baldovino. Per andare all’ultima palla, quella panoramica siamo discesi e quindi risaliti con l’ascensore.
Un’occhiata ai souvenirs ma non erano per niente interessanti: l’unica cosa notevole era il prezzo.
Tornati ai camper con qualche difficoltà ( Zoe piangeva disperata che voleva entrare nelle Boules), abbiamo raggiunto e visto solo passando la reggia di Laken. Intanto il maschietto mi si era addormentato in braccio mentre la bimba frignava dal sonno. Ho messo Jounes a letto e visto che anche la piccola si era appisolata, finalmente, siamo scesi per dare un’occhiata alla Cappella Reale. Tornando abbiamo trovato Amerigo con la bambina in braccio, bella sveglia, seduti al volante.
Combattendo fieramente contro il traffico, abbiamo riconsegnato i bambini a Karine, madre di Jounes, dove Marco, papà di Zoe, avrebbe recuperato la figlia, e siamo tornati ad Overijse. Una veloce puntata al Supermercato, dove Maria Teresa ha voluto pagare la mia spesa, e ci siamo messi di cucina. Mentre con la padrona di casa chiacchieravamo e pelavamo patate, preparato un’insalata e sistemato i “macis” – pronuncia -, cioè aringhe fresche e pure crude, Lina, coadiuvata da Gessica, Amerigo e Gianni, ha fatto i suoi famosi peperoni grigliati e spellati, che riscuotono sempre un grande successo.
Come la sera prima, ad una cert’ora, abbiamo mandato a letto gli altri ed Amerigo ed io siamo rimasti a fare filò con Maria Teresa, fino oltre la mezzanotte, ridendo e scherzando su amici e conoscenti comuni.
L’abbiamo quasi commossa regalandole dei fiori un po’ ammaccati e una bottiglia di Vino Superiore Badin del nonno Sterza. Lei Badin ce l’ha nel cuore: ci tornerà i primi di luglio per una quindicina di giorni.
Limoncello e buona notte.
12.6.2008 – Overijse, Belgio – km 40827
Girod, Montabaur, campingplatz Eisenbachtal
Im Naturpark Nassau 41165
Stamattina ci siamo svegliati con una giornataccia: pioggia battente e freddo cane.
Maria Teresa è uscita in vestaglia sotto la pioggia per avvisarci che lei era già in piedi e ci aveva preparato il suo mega caffè.
Siamo entrate in casa sua per la colazione portandoci la moka nostrana per il caffè di Amerigo, il meno malleabile tra noi, e i suoi saccottini Mulino Bianco, che Maria Teresa ha gradito moltissimo, cosicchè lui gliene ha ceduti alcuni. Gentilmente lei mi ha cambiato la tazza, quella che compra ad Amsterdam al Museo Van Gogh, per permettermi di mangiarci i corn flakes: bella tazza con scritto La plus emmerdeuse. Qualche riferimento ?
Abbiamo consultato carte e cartine e constatato che la Lina ha vinto la sua battaglia arrivando a convincere il Gianni a proseguire per Udine una volta arrivato a Monaco.
Maria Teresa ci avrebbe consigliato di passare da Lovanio, bella cittadina universitaria molto simile a Brugge dove non siamo stati, ma il traffico e soprattutto la pioggia ci hanno fatto desistere.
Puntiamo Rothenburg ob der Tauber ma sono molti chilometri e non sappiamo se ci arriviamo per sera o se ci fermiamo prima da qualche parte.
Altra sosta al supermercato per pane e prima necessità, mentre Amerigo faceva una toccata e fuga da Maria Teresa per il recupero della nostra preziosa moka.
Ora siamo fermi per pausa siesta dopo la pausa pranzo dove abbiamo sentito Gianni e Lina ragionare sul differente modo di viaggiare di Amerigo, sempre di corsa, con tappe brevi e non riposanti. Ci hanno detto che loro non potrebbero fare un altro viaggio così.
Beh, e che Amerigo si è contenuto e abbiamo fatto più soste del previsto.
Poi però Gianni ha aggiunto che la prossima volta ci doteremo di walkie talkie.
La poggia imperversa ancora: ora, 15.40, riprendiamo il viaggio. Gessica probabilmente ritornerà a letto, cosa che ha sempre fatto per un po’ dopo pranzo, beata gioventù.
Per arrivare qui abbiamo fatto inconsapevolmente rientro in Olanda: ce n’è un angolo che si allunga in Germania. Però gli str si adeguano ai prezzi della Germania per il gasolio: dopo aver visto per tutta l’Olanda dei prezzi relativamente buoni qui, che Olanda è ancora, è caro come dai crucchi.
Finito il pasto siamo ripartiti. Dopo un ragionevole tratto di percorso abbiamo cercato un campeggio. L’abbiamo trovato a Montabaur, prima di Limburgo: un angolo di natura nel bosco, con una miriade di gabbiettine, nidi, adatti ad ogni tipo di uccello. Il gestore-padrone-giardiniere-uomo tutto fare, molto gentile e sicuramente appassionato di animali, voleva che la Gessica ed io, fregandocene della pioggia battente, keine problema, andassimo avanti nella foresta, dove, dopo un ponte, avremmo trovato i gufi, o altri uccelli che non abbiamo capito bene. La reception, contornata da fiori, perfino da una bella bouganvillea, strana per questi posti, era adornata da un paio di mucche finte, colorate, giochi per bambini, un monociclo, un calciobalilla mega con degli sgabelli per rialzare i giocatori.
Tanta pioggia. Stasera renderemo felice Amerigo: prima del brodino vegetale di Lina, quasi di nascosto gli faremo il suo adorato riso in bianco, il primo di questo viaggio.
Abbiamo acceso la stufa per asciugarci un po’.
Ho faticato ma sono riuscita a vedere tutta la penultima puntata di 24 senza addormentarmi.
13.6.2008 – Girod, Montabaur, campingplatz Eisenbachtal
Im Naturpark Nassau km 41165
Aschheim, Ismaining Strasse 41664
E stamani doccia, pulizie, lavaggio di piatti ( Amerigo – ! – il riso di ieri sera ha fatto miracoli) e stiamo andando verso Rothenburg ob der Tauber, sulla Romantische Strasse, vediamo se gli fa un effetto migliore dell’anno scorso..
Mentre scrivo la Gessica, “Dai che cantemo” in mano, sta facendo la serenata al suo zio preferito.Ste preferenze sono un po’ mirate: si sentono particolarmente quando vuole qualcosa.
Ha piovuto a dirotto tutta la notte. Stamani c’è un sole debole debole, senza coraggio. Abbiamo superato l’aeroporto di Francoforte: secondo la tabella di marcia dovremmo essere nel territorio tutta dolcezza e romanticismo dopo le undici. Sarà da ridere quanto miele masticherà Amerigo o perchè non troverà il parcheggio o perchè cosa serve entrare nel villaggio o perchè dobbiamo metterci tutto sto tempo per vedere le trappole che mettono ai turisti.
E’ andato come previsto: Amerigo avanti di cinquanta metri, la coppia dietro e la Gessica rintanata nei negozietti. Il Villaggio natalizio ispiratore della Flover merita la visita.
Sono tutta un brivido, penso di avere un bel febbrone: mentre la Gessica guida il camper (finora aveva avuto solo il compito di fare le manovre per salire e scendere dalle zeppe per metterci in bolla) me ne salgo a letto e mi raggomitolo sotto il piumone.
Arriviamo ad Aschheim e ci sistemiamo nel parcheggio. Dapprima il programma prevedeva un nostro ipotetico giro per Monaco subito dopo la partenza di Gianni e Lina direzione Udine, ma Gianni ha chiesto con aria commovente ad Amerigo se lo accompagniamo all’autostrada.
Questo loro andare tutti soli da Monaco ad Udine è indubbiamente una gran prova d’amore verso Lina: è preoccupatissimo, non vorrebbe fare un metro senza di noi e invece deve fare un sacco di chilometri senza il camper-guida di Amerigo.
Il suo navigatore è quasi un’incognita: lui non lo sa usare, noi ci abbiamo studiato e forse qualcosa siamo riuscite ad impostare: vedremo, o meglio sentiremo.
In più, nonostante la ricarica, il cellulare non riesce a chiamare, quindi teme di non poterci contattare in caso di dificoltà. Il telefono di Lina funziona ma lui vuole il suo.
L’acquisto della vignetta da 10 euro per le autostrada austriache lo mette in grande imbarazzo ma ce la farà, eh se ce la farà…
Ergo, andiamo con lui verso l’autostrada e poi si vedrà come tireremo tardi al punto da avere la scusa per andare a pernottare al Tennsee, dove Amerigo vuole proseguire quella che per lui è ormai una tradizione: la conclusione del viaggio al Ristorante del suo campeggio preferito. A maggior ragione adesso che lo hanno reso molto bello rispetto all’anno scorso.
Ora ho ancora grossi brividi, ho preso un Efferalgan , bevo la nostra ormai classica tisana e cercherò di stare sveglia per vedere l’ultima puntata di 24. Spero di non aver preso un malanno ma che sia solo la conseguenza dell’umidità e del freddo di ieri sera.
Gessica sta ancora scrivendo le cartoline: ha deciso che le porterà a mano.
14.6.2008 – Aschheim, Ismaining Strasse km 41664
Tennsee , Klais Krun 41806
Sveglia alle sette e mezza.Studiamo Gianni per capire se stanotte ha dormito. Finite le operazioni di partenza accompagniamo gli amici per una ventina di chilometri in autostrada, li salutiamo e usciamo diretti, con molta calma, verso il Tennsee. Gessica guida, nonostante i lievi mugugni dello zio. Io molto malconcia mi metto a letto: ho un freddo cane e dei brividi incontrollabili.
Arriviamo al Tennsee. Li convinco ad uscire in bici e io resto coricata. Tornano distrutti. Sono stati al trampolino di Garmisch Partenkirchen.
Gessica dice che se quella cosa può essere definita patata le si è talmente distrutta da farla diventare un purè.
La prevista bella serata va in fumo a causa del mio malessere: si rifanno mangiando una tonnellata di riso.
Gianni bene o male è arrivato a Udine.
I miei stanno ripassando le notizie ascoltando l’ennesimo telegiornale.
15.6.2008 – Tennsee , Klais Krun km 41806
Casa 42154
A mezzogiorno in punto il Brennero non si smentisce: anche oggi ci accoglie con uno scampanio.
C’è stata una partenza a singhiozzo: volevamo comprare delle birre speciali che in omaggio davano dei bicchieri da birra con la luce dentro, perciò siamo risaliti a Garmisch, trascurando il fatto che è domenica e c’è tutto chiuso. Poi volevamo fare diesel al risparmio ma anche l’Austria si è adeguata.
Ora siamo fermi sul piazzale al Brennero e loro sono usciti per prendere dei panini mentre io faccio la “ minestrina dell’ingegnere Knorr”.
Per stasera spero di rimettermi in forma visto che ci aspetta la mamma di Gessica con la sua tavolata di gnocchi.
Siamo arrivati. La tavolata di gnocchi c’è. Chiuderemo in bellezza e.. bontà.