Cilento, un posto da vedere e da godere……. in periodi di calma. Il viaggio si è svolto dal 6 al 12 giugno con un Mc Louis 560 del 10/2001, detto “Ottobre Rosso”, su Ducato 2.8 jtd su un totale di 1634 Km percorsi.
NOTE GENERALI
Partenza 12/06/2010
Ritorno 06/07/2010
Equipaggio Simone, 46 anni (pilota e cuoco)
Sabrina, 46 anni, detta “Duchessa” (co-pilota, co-navigatore, mozzo)
Marco, 15 anni, detto “Duca” (navigatore ed addetto alla musica di bordo)
Litri gasolio 224
Spesa gasolio 273.00 €
Spesa autostrade 67.00 €
Spesa totale 1800.00 €
Supporti
Ci siamo avvalsi della Guida Verde del Touring Club Italiano “Campania”, dell’atlante stradale “Sud Italia” (sempre Touring Club), della cartina 1:50.000 “Cilento e Vallo di Diano” della Matonti Editore, oltre a vario materiale reperito su siti web di camperismo e turismo.
Strade
Viabilità costiera a tratti un po’ complessa, quella interna minore è decisamente più ostica, da percorrere con attenzione e estrema prudenza. Atteggiamento da censura per molti automobilisti, sia a livello velocità che atteggiamento generale alla guida, specialmente sulle poche superstrade a scorrimento veloce. Medie di percorrenza estremamente basse, tenerne conto nella pianificazione dei trasferimenti.
Carburante
Nulla di particolare da segnalare.
Spesa
Nessuna indicazione particolare; abbiamo usufruito di qualunque cosa ci sia tornata comoda e di strada: supermercati (pochi), minimercati, piccoli chioschi stagionali, venditori ambulanti ecc. Solo da notare che nei piccoli centri il parcheggio è molto difficoltoso, quindi fermarsi al volo è cosa ardua specialmente in orari critici.
Camper service
Aree attrezzate e campeggio. L’unica area camper service “libera” di cui abbiamo usufruito è quella di Ascea Marina. Non siamo in Francia, quindi molta parsimonia generale se si vuole sostare liberi. Nell’interno la situazione non è semplice, la possibilità di rifornimento e scarico è praticamente assente.
Soste notturne
Abbiamo usufruito ampiamente di aree attrezzate e campeggio dove le condizioni di sosta non davano alternative realmente praticabili con comodità. Attenzione, nei periodi di ressa la sosta libera, per quello che si vede a livello di cartelli stradali, è verosimilmente difficilissima.
Comunicazioni
Essendo nella patria Italia, cellulare.
Pulizia personale
Generalmente in camper, docce incluse, ovviamente salvo quando abbiamo usufruito di campeggi o aree attrezzate. Per i panni abbiamo portato un po’ di capi in più per avere margine, e poi abbiamo approfittato tutte le volte che ne abbiamo avuto l’occasione per dare una lavata.
Note:
Gli importi indicati per campeggi, cene, visite ecc sono sempre complessivi, nel nostro caso due adulti ed un ragazzo di 15 anni.
Visite, ristori e divertimenti vari |
Importo € |
Visita Catacombe – Napoli | 21.00 |
Pizzeria I Decumani – Napoli | 21.00 |
Visita Monastero Santa Chiara – Napoli | 12.50 |
Friggitoria Vecchia Napoli – Napoli | 7.50 |
Pizzeria U’Suricin – Agropoli | 25.00 |
Pizzeria Il Borgo – Acciaroli | 28.00 |
Museo Vivo del mare | 6.00 |
Scavi di Velia | 4.00 |
Cooperativa Porto Palinuro | 36.00 |
Pizzeria Chichibbio – Palinuro | 14.00 |
Ristorante Cantina del Marchese | 53.00 |
Cooperativa Cilento Mare | 36.00 |
Oasi WWF Grotte del Bussento | 6.00 |
Certosa di San Lorenzo – Padula | 8.00 |
Guida x Certosa S. Lorenzo – Padula | 10.00 |
Grotta dell’Angelo – Pertosa | 45.00 |
Ristorante Pesce d’Oro – Chiusi | 120.00 |
TOTALE | 453.00 |
Soste, parcheggi, trasporti pubblici ecc |
Importo € |
Azienda Napoli Mobilità | 3.30 |
Azienda Napoli Mobilità | 6.60 |
Parcheggio IPM | 44.00 |
Parcheggio Baia Trentova Agropoli | 10.00 |
Stabilimento balneare Lido Trentova | 10.00 |
Parcheggio Baia Trentova Agropoli | 3.00 |
Area Camper Baglivi | 45.00 |
Parcheggio Acciaroli | 4.00 |
Parcheggio Acciaroli | 5.50 |
Parcheggio Monte Gelbison | 10.00 |
Stabilimento balneare Spiaggia Ficocella – Palinuro | 10.00 |
Camping Le Saline – Palinuro | 92.00 |
Parcheggio Europa – Marina di Camerota | 52.00 |
Parcheggio Certosa di San Lorenzo – Padula | 5.00 |
Parcheggio Grotta dell’Angelo – Pertosa | 5.00 |
TOT | 306.00 |
Sabato 12 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Prato – Ferentino | 331 |
Totale tappa 331 |
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Totale generale 331 |
Abbiamo deciso all’ultimo tuffo la destinazione di questa vacanza, dopo un lungo ciondolare privo di idee (causa scarsità di € e poca voglia di fare troppi km) che si è protratto per svariato tempo.
Dopo un periodo di meteo decisamente sfavorevole, una primavera con davvero poco sole e temperature sotto la media, negli ultimi giorni la situazione è virata decisamente, ed un notevole caldo ha assalito l’intera penisola. Il cielo è da vari giorni diffusamente caliginoso, e l’umidità elevata rende notevole la percezione del caldo.
Veniamo da un inverno di scarso utilizzo del mezzo, in quanto il passaggio di Marco al Liceo Classico (dove si tiene lezione anche al Sabato) ha reso realmente difficoltosa la fruizione dei week-end.
Oggi è l’ultimo giorno dell’anno scolastico, e noi partiamo immediatamente, anche se proprio il caldo ha rallentato le operazioni di preparazione del mezzo, dati gli oltre 35°C che vi albergano dentro.
Alle 18 mettiamo in moto, e spendiamo quasi un’ora per sistemare la pratica “refilling acqua” (i serbatoi erano entrambi vuoti) in un punto Camper Service non lontano da casa nostra.
Intorno alle 19 mettiamo il timone in direzione Sud., imboccando l’autostrada A1 fortunatamente semivuota.
Nulla da segnalare lungo il tragitto, se non che in zona Fabro abbiamo glassato orribilmente la parte anteriore nel mezzo nell’attraversamento di una “fascia di Van Hallen” costituita da moscerini & insetti volanti affini.
Ci siamo fermati in zona Magliano Sabina per cenare con tutta calma in un’area di servizio, poi abbiamo consumato un altro tratto di strada finché la stanchezza ha consigliato per una sosta notturna in Autogrill in zona Ferentino.
Fortunatamente la temperatura è di ben altri valori rispetto a quanto abbiamo lasciato in città, ed il sonno arriva rapidissimo, indisturbato.
Domenica 13 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Ferentino – Napoli | 149 |
Totale tappa 149 |
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Totale generale 480 |
Dopo aver mancato la sveglia alle 6.00, mi sveglio sotto le sollecitazioni della Duchessa verso le 6.30, e metto in moto immediatamente.
Dopo poche decine di km il bisogno di caffè diviene impellente, e facciamo quindi una sosta blitz in un Autogrill, approfittandone anche per mangiare un ottimo croissant al cioccolato.
Anche stamani la circolazione stradale è scorrevolissima, ed arriviamo a Napoli verso le 9, dove sostiamo al parcheggio IPM in via dei Colli Aminei, già sperimentato in passato con ottima soddisfazione.
Abbiamo deciso di fare una piccola sosta nel capoluogo Campano in quanto è una città che ci piace molto, e visitarla è sempre un piacere. Non in secondo ordine, arrivare sulla costa del Cilento in piena Domenica è un’idea che non ci sembra troppo azzeccata….
Sistemato il mezzo e data colazione al Duca, abbiamo percorso a piedi il breve tratto che ci separa dall’ingresso delle Catacombe di San Gennaro, molto suggestive e degne di essere visitate senza alcuna riserva.
Il biglietto (21.00 €) permette anche di visitare le Catacombe di San Gaudioso, che si trovano nella Basilica di Santa Maria della Sanità (meglio nota come “del monacone” in onore al frate San Vincenzo).
La nota di colore di questa visita è l’attraversamento del Rione Sanità, luogo che rappresenta in modo cristallino tutto il fascino, la contraddizione, il folklore, e purtroppo il degrado, che questa città offre a chi la visita.
La giornata è stata un lungo vagabondare a piedi che ci portati fino al lungomare Caracciolo, dove ci siamo rilassati in una panchina a bere delle bibite ed a godere di una corroborante brezza che ha mitigato il notevole caldo della giornata. Unico break il pranzo, consumato nella pizzeria “I Decumani” in via dei Tribunali (21.00 € totali, ottime pizze).
Una conferma Napoletana: il caffè, che è veramente ottimo, forte e servito in tazzine roventi, preceduto dal rito del bicchiere di acqua a ripulire la bocca. Sempre da non perdere!!
Siamo rientrati alla base verso le 19 mediante bus, affollato e caldissimo, e fortunatamente il clima sui Colli Aminei è ben differente rispetto al downtown (vento leggero ed almeno 4-5°C in meno).
Dopo una bella doccia ed una cena in cui abbiamo principalmente bevuto, ci siamo rilassati cercando di pianificare le attività per domani: ci piacerebbe fare una gita a Capri, ma solo per il battello andata e ritorno ci vogliono 96.00 € e siamo molto indecisi. Forse andremo sul Vesuvio, la mattina porterà consiglio.
Scrivo questo diario alle 23, mentre un pezzo di cervello già dorme saporitamente……..
Lunedì 14 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Napoli | 0 |
Totale tappa 0 |
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Totale generale 480 |
La mattina ci accoglie sotto un cielo nebbioso; una cappa di umidità sovrasta impietosa la città, ed il look è più da Singapore che da Napoli. Rimaniamo a poltrire, e poi abbandoniamo sia la paventata visita di Capri, che quella del Vesuvio, a cui riserveremo la giornata di domani.
Capri merita una differente programmazione, probabilmente sosta a Sorrento e passaggio in traghetto di minor durata. Se consideriamo che organizzando la gita da Napoli ci vogliono come detto 96.00 € solo per arrivare sull’isola (e poi non sei a nulla), meglio lasciar perdere.
Decidiamo di goderci il colore di Napoli, dedicando prima di tutto un’oretta alla visita del Monastero di Santa Chiara, che presenta un mirabolante “Chiostro delle Clarisse” che da solo merita la visita (12.50 € con sconto Touring Club).
La chiesa è bella, ma purtroppo nulla di che se si considera che è stata praticamente ricostruita dopo che un bombardamento la danneggiò pesantemente nel 1943.
Il barocco che la caratterizzava è un ricordo, e non avendo più nulla da restaurare e riproporre, la ricostruzione si orientò al ritorno sulla struttura precedente a quella barocca.
Il fascino del centro è immutato: i Decumani, con le loro caratteristiche botteghe, la via dei libri, subito dietro all’arco di Piazza Dante, i negozietti di presepi in via San Gregorio Armeno, la via San Sebastiano, con i suoi negozi di musica, insomma un godimento di folklore e tipicità.
Approfittando di un negozio TIM trovato lungo strada ci siamo comprati un chiavetta per collegarci a Internet, cosa che in ferie è sempre molto utile per reperire informazioni varie sui luoghi che visitiamo.
Purtroppo abbiamo scoperto con grande dispiacere che ha chiuso i battenti un’ottima friggitoria che conoscevamo in zona Montesanto; alcuni signori locali ci hanno detto che il titolare ha aperto a Roma, abbandonando il capoluogo Partenopeo.
Ci siamo comunque rifatti pochi metri più in la, da “Vecchia Napoli” dove con soli 7.50 € si siamo tolti la voglia di arancini, frittatine ed annessi.
Anche oggi il caldo morde, ma fortunatamente una discontinua brezza leggera allevia nettamente il senso di afa dovuto alla notevole umidità.
In attesa di un sole meno aggressivo, ci siamo messi in relax e lettura all’ombra degli alberi in Piazza Bellini. Il nostro Duca, divoratore di carta stampata, si è letteralmente “fumato” in sole due ore “Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway.
Sono le 17 passate, facciamo una sosta in via Santa Teresa degli Scalzi per comprare pomodorini e mozzarella di bufala, poi il nostro amico bus R4 ci riporta al parcheggio.
Docciona corroborante, impossibile farne a meno in questi giorni di gran caldo, relax, cena e visione del match dell’Italia (al Bar Silvia, centro metri fuori dal parcheggio, in quanto non riesco a sintonizzare i canali RAI).
Martedì 15 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Napoli – Cratere del Vesuvio | 46 |
Cratere del Vesuvio – Agropoli | 114 |
Totale tappa 160 |
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Totale generale 640 |
Alle 6.15 sono in piedi ed inizio a preparare il mezzo per la partenza: camper service, smontaggio ruzzolone elettrico, carico acqua ecc ecc.
Alle 7.00 spaccate saldiamo il conto del parcheggio (44.00 €) e ci mettiamo in moto alla volta del Vesuvio. Nonostante sia presto c’è già un discreto movimento, ed io mi faccio prendere un po’ alla sprovvista da un uscita non ben segnalata, andando lungo.
Rimedio, ed infine trovo il “buco” giusto per finire sulla Napoli – Pompei – Salerno, che abbandoniamo quasi subito uscendo ad Ercolano.
La circolazione non è semplice, un po’ per le indicazioni leggermente malmesse, un po’ per il traffico, ma alla fine riusciamo ad imboccare la strada che in circa 10 km porta al piazzale di quota 1000 slm.
Consiglio di percorrere questa strada in momenti un po’ scarichi dal traffico, in quanto la carreggiata è stretta, ci sono vari tornanti e la pendenza abbastanza sostenuta per l’intera percorrenza.
Il risultato è che si va molto piano, quindi immaginatevi se dietro avete tante auto…..
Raggiungiamo il piazzale di quota 1000 in solitudine, e facciamo colazione con tutta tranquillità. Il tempo è bello, sole forte anche se la visibilità non è delle migliori causa la solita cappa di umidità.
Davanti a noi si ergono impressionanti le pareti del Monte Somma, che sovrastano le colate di lava accumulate nel vallone sottostante. Sul lato opposto, proprio sopra di noi, la ripida erta del cratere del 1944 (ultima eruzione del pericoloso vulcano).
Alle 9.00 siamo pronti, ma non vediamo arrivare nessuno del personale addetto alla biglietteria ed all’accompagnamento. Dopo una buona mezz’ora mi informo presso dei simpatici signori che hanno un banchino di vendita di prodotti turistici “La capannella del Vesuvio”, e scopro che oggi è in atto uno sciopero di lavoratori precari impiegati presso l’Ente Parco.
Sostanzialmente hanno bloccato la strada dabbasso, quindi nessuno sale, né turisti, né gli addetti alla biglietteria, né le guide. Noi siamo sfuggiti per neanche dieci minuti al blocco, ma non possiamo fare altro che segnare il passo sperando in una risoluzione rapida della vertenza.
Trascorriamo l’intera mattinata a chiacchierare con i proprietari della “La capannella del Vesuvio” i quali ci raccontano mille aneddoti del luogo e della popolazione locale, delle difficoltà sorte dopo che il territorio è diventato Parco, dei desideri (e progetti) di migliorare la fruibilità turistica, vanificati dalle pastoie della burocrazia, del rimpallo di responsabilità tra le varie figure istituzionali che governano l’area.
Non sapremo mai come stanno le cose, ma siamo certi di un fatto: un luogo bellissimo come questo non è godibile e fruibile come ci si aspetterebbe, in primis per una rete di sentieri segnati (ed ufficialmente riportati sulle cartine) che sono sbarrati e cartellati con indicazioni non meglio specificate di “necessità di autorizzazione per l’accesso”.
L’impressione è che le zone siano ora tutelate, ma un po’ anche “cristallizzate” in uno stand-by che non conosce fine.
Pranziamo nella zona dove partiva la vecchia seggiovia, ad una quota un pò più bassa, ma il caldo è notevole, quindi appena finito torniamo al piazzale di quota 1000.
Purtroppo la situazione sciopero non si risolve, ed alle 17.00 rimaniamo soli, i pochi titolari degli esercizi commerciali sono tutti tornati a valle.
Dopo pochi minuti arrivano vari mezzi, sfuggiti al dissolvimento del blocco stradale messo in atto dagli scioperanti. Dato che alcuni visitatori passano da un buco nella rete ed intraprendono la camminata alla volta del cratere, facciamo uno strappo e li imitiamo.
Sorry, sorry, sorry ma non riusciamo ad andarcene senza aver visto il vulcano più da vicino.
Venti minuti di salita abbastanza ripida ma molto facile, permettono di affacciarsi all’interno del cratere, impressionante opera della natura. La vista circostante è notevole, oltre 1000 metri isolati ed a ridosso del mare sono un balcone meraviglioso per godere del panorama.
Rientriamo al mezzo e ci mettiamo in marcia verso Agropoli, dove arriviamo senza grossi problemi verso le 20.30. Molto bella la zona di Cava dei Tirreni, con un nervoso susseguirsi di ripidi e interessanti colli che circondano la stretta piana dove scorre l’autostrada.
Arrivati ad Agropoli, parcheggio in uno degli spazi esistenti a Baia Trentova, poco a Sud (circa 2 km) del paese.
Il livellamento non è dei migliori, ma il problema non è quello, è il caldo afosissimo che rende difficoltoso il sonno.
Notte da sauna……………………
Mercoledì 16 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Agropoli | 0 |
Totale tappa 0 |
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Totale generale 640 |
La notte è stata calda, ed anche disturbata dagli immancabili COGLIONI (ovunque presenti) che intendono l’uso dell’auto anche come sistema per fare casino inutilmente e gratuitamente.
Appena in piedi prendo la bici e vado a fare un giro esplorativo in paese, anche con lo scopo di fare incetta di monete, necessarie per il pagamento del parcheggio (1.00 € ogni ora dalle 8.00 alle 24.00). Bella giornata, sole mordace, cielo azzurro, venticello da Ponente che migliora non di poco la situazione caldo.
Agropoli è una cittadina abbastanza grande, mi può ricordare una nostrana Follonica o Cecina, con il vecchio nucleo che domina il tutto dall’alto. Come spesso avviene in Italia, meglio non guardare troppo la zona nuova, decisamente brutta e cresciuta con un notevole disordine.
Torno al camper, pago il parcheggio fino alle 18.00, e attendo che Duchessa abbia finito di dare una rassettata al mezzo. Purtroppo la manovra è andata un po’ per le lunghe, in quanto durante la mia assenza due torelli hanno preso possesso del piazzale, e Sabrina e Marco non erano troppo confidenti ad andare ad intrattenere una discussione con i due animali.
Devo dire che il piazzale dove abbiamo messo il camper è abbastanza degradato, forse siamo ad inizio stagione e magari gli devono dare una rassettata. Su un lato è invaso di sterpaglie tagliate ed ammassate, e presenta al suolo una bella collezione di cacche di pecora (diciamo in linea di massima anche accettabili) ed una quantità industriale di profilattici, ovviamente usati.
Mi sono sempre chiesto perché, terminata la sana attività di relax sessuale, uno debba scaricare a terra il residuo della lavorazione. Capisco che si tratti di un oggetto un po’ schifettoso, a giochi fatti, ma un fazzolettino di carta ed un sacchettino potrebbero sanare il problema senza costringere altri a valutare la quantità di rapporti consumati in un luogo.
Decidiamo per una giornata di mare, e per stare in massima comodità prendiamo ombrellone e due lettini allo stabilimento balneare Lido Trentova, subito sotto strada (ci chiedono 10.00 € per tutto il giorno, mica male pensando ai nostri lidi in Toscana).
C’è un po’ di gente, ma diciamo che siamo forse neanche al 20% della capacità del luogo.
Il mare non è bello come ieri, in quanto il vento ha mosso delle onde, insignificanti in se, ma capaci di rimescolare il fondo creando un po’ di torba a ridosso della riva.
Io e Marco ci siamo armati di maschera e boccaglio, ed abbiamo fatto un’ampia ricognizione. Fondale discreto, Saraghi anche se non troppo grossi, ed acqua con temperatura ottima.
Un giorno di piacevole relax, con lettura, ascolto della radio, bagni, pisolini, un bel gelato.
Marco nel pomeriggio si è fatto un bagno di oltre un’ora e mezza, beata gioventù!!
Alle 17 rientriamo al mezzo, ci facciamo una veloce doccia con l’acqua tiepida immagazzinata sul serbatoio a tetto, poi andiamo in paese, facendo un po’ fatica a parcheggiare perché gli spazi che stamani erano mezzi vuoti, ora sono presi d’assalto.
Visitiamo il paese vecchio ed il suo castello, tutto molto panoramico, poi mangiamo in una piccola pizzeria, quasi invisibile per chi non ne conosce l’esistenza, “U’Suricin” (consigliata da Roberto, un amico che ha frequentato queste zone circa tre anni fa).
Tutto molto spartano, ma la pizza è davvero buona, ottima quella con i fiori di zucca.
Morale, quattro pizze, due lattine di Coca-Cola ed una bottiglia grande di birra, per un conto di 25.00 €, ancora prezzi davvero modici.
Il paese vecchio è molto carino, ma non è in splendida forma a livello di manutenzione, e si notano in varie zone edifici che hanno l’aspetto un po’ abbandonato, davvero bisognosi di una sistemata generale.
Lo immagino tutto rimesso, con le casette riportate a pietra viva, gli infissi originali riportati a nuovo, qualche negozietto di artigianato e prodotti tipici della zona, insomma un qualcosa come i molti paesini Toscani risorti, che ora sono dei veri salotti da gustare lentamente.
Superba la terrazza che si affaccia sul porticciolo, da cui si gode di una bellissima vista sulla Penisola Sorrentina, perfettamente stagliata sul cielo al tramonto.
Rientriamo a Baia Trentova, ed io e Marco andiamo sugli scogli a divertirci un po’ con dei bei granchi pelosi che fanno nascondino dalle fessure nel bagnasciuga.
Alle 23.30 suona il silenzio; Marco crolla istantaneamente, Sabrina quasi. Io spendo una mezz’ora a scrivere il diario, poi quando non trovo più i tasti del PC capisco che è meglio andare a nanna….
Giovedì 17 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Agropoli – Ogliastro Marina | 32 |
Totale tappa 32 |
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Totale generale 672 |
Ci svegliamo sotto un bel cielo azzurro, mentre la radio sforna un contrappasso di notizie che spaziano dal pesante maltempo al Nord Italia fino ai nubifragi con 10 e più morti in Francia…. proprio un Giugno strano quest’anno.
Spendo un’altra mezz’ora nella stesura del diario, poi facciamo colazione, con molta calma.
Acquistiamo da un indigeno di passaggio proprio dei bei granchi pelosi, tipo quelli che ieri sera facevano a nascondino con me e Marco, ed istantaneamente procedo alla loro trasformazione in un ottimo sugo che consumeremo a pranzo.
Sono le 11, e decidiamo di spostarci di qualche km più a Sud, verso Ogliastro Marina e più precisamente verso Punta Licosa, il pezzo pregiato del luogo. Il breve spostamento ci porta a lambire anche Marina di Castellabate, che però saltiamo in quanto il materiale in nostro possesso non ne cita particolarissime lodi.
Ogliastro Marina è un pugno di costruzioni affacciate su una piccola insenatura, scogliosa sul lato Nord e con una bella spiaggia sul lato Sud. La strada che immette nella località costeggia il mare fino ad arrivare al cancello che sbarra gli ultimi 4 km, che costeggiano una pineta e terminano a Punta Licosa, il promontorio Sud del Golfo di Salerno.
Parcheggiamo il mezzo in uno sterrato a 100 metri dal cancello, cosa oggi facilissima, penso al limite dell’impossibile nelle giornate di vero assalto turistico.
Al cancello c’è un omone a presidiare il passaggio, e vedo subito che bisogna prenderlo dal lato buono del pelo altrimenti sono dolori. Sento che parla con un altra persona, dicendogli che oltre il limite segnato dal cancello lui è “u re”, che anche i Carabinieri se vogliono passare devono avere un mandato ecc.
Non ho capito il problema, ma lo vedo arrossato in viso e quindi lo approccio con particolare delicatezza e diplomazia. Gli piace che sono un Toscano, e si scioglie un po’, raccontandomi di quando, negli anni ’70, fece il parà nei Carabinieri.
Mi dice che si può accedere oltre il cancello solamente a piedi, e che dove ho parcheggiato il camper non ci sono problemi (ce ne sono invece sulla strada, almeno in teoria, vista la inequivocabile segnaletica di divieto di sosta a caravan ed autocaravan).
E’ quasi mezzogiorno, per cui decidiamo di pranzare con una ottima piattata di sedani rigati della amata De Cecco, conditi col sugo di granchio. Buonissimi!!
Nel frattempo, ho scambiato due parole con alcuni altri turisti che sono capitati accanto al camper. Apprendo che la faccenda degli ultimi 4 km di strada non è chiarissima: è una strada privata, probabilmente già esistente alla data di creazione dell’area naturale protetta, che i proprietari vorrebbero verosimilmente tenere chiusa e riservata solo ai residenti ed ai turisti che affittano una delle case poste nella pineta o a Punta Licosa.
Il fatto però è che la costa è Demaniale, almeno i primi metri, e normalmente non si può impedire ai cittadini di accedere ad un bene Demaniale, quindi ecco forse perché ci fanno passare. Poi però scopro che l’accesso non è consentito al fine settimana…. allora forse non c’entra nulla il discorso dell’accesso Demaniale?
Come si fa a dire che l’accesso ad un bene dello Stato è vietato nei giorni del week-end?. Apprendo anche che l’addetto al cancello impedisce di portare ombrelloni (in virtù di quale regola… se vado sulla battigia Demaniale mi porto anche il canotto, se credo).
Infine un signore di Paestum mi dice che è in corso un lungo contenzioso su questi benedetti 4 km: fino a non molto tempo fa in periodi di calma turistica era possibile accedere addirittura con auto propria, poi chiusero del tutto il passo, poi si poteva di nuovo accedere anche in bicicletta, poi chiusero di nuovo, ora a piedi ma senza ombrellone….. insomma il solito casino Italico.
Io sono dell’avviso che questo sia un semplice braccio di ferro tra le varie parti, mi informerò in futuro perché sono curioso di capire.
Detto questo, finiti i nostri ottimi sedani rigati al sugo di granchio, siamo entrati (ovviamente, nuovo addetto, nuove regole, hanno voluto vedere un documento …..). Il luogo è magnifico, un trionfo di costa Mediterranea caratterizzato da una pace assoluta, da un bel mare limpido ed invitante, sovrastato costantemente da un piccolo gradino roccioso. Verso l’interno, delle belle colline, abbastanza brulle, dominano la fascia a mare.
Il percorso può avvenire sia lungo il tracciato asfaltato che lungo il tratturo che bordeggia la scogliera; facile ed ombreggiato il primo, un po’ più tortuoso e totalmente al sole il secondo.
Noi abbiamo alternato tra i due, a seconda della sovra-temperatura assunta dai nostri corpi.
Durante uno dei cambi di percorso, ci siamo persi la Duchessa, che rapida ci aveva sopravanzati mantenendosi sull’asfalto. Credendola indietro abbiamo speso oltre mezz’ora a cercarla facendo in su e giù (cellulare non raggiungibile….). Alla fine siamo riusciti a contattarci, e lei era già a Punta Licosa, ferma in nostra attesa, con oltre mezz’ora di vantaggio accumulato.
Arrivati alla fine della strada si apprezza la tranquillità assoluta della zona, dove ci sono una manciate di case ben tenute, ed un piccolo approdo con molo. Se uno affitta qui per le ferie, ed ha un piccolo gommone, si gode un vero paradiso terrestre, indisturbato dalla quasi totalità del caotico turismo di Luglio ed Agosto.
Siamo rientrati percorrendo per una buona mezz’ora la scogliera, fino ad una spiaggia di grossi ciottoli perfettamente arrotondati dall’azione del mare. Io ed il Duca ci siamo impegnati per circa un’ora in “snorkeling”, godendo dell’acqua limpida, bella calda, ed di un fondale interessante e mai troppo profondo, pieno di canaloni, punte di roccia, poseidonie.
Non molto pesce in vista, principalmente Saraghi di modesta taglia, ma ci sono numerose spaccature e probabilmente in acqua un po’ più profonda i fratelli maggiori non devono mancare (infatti poco più in la vedo una coppia di apneisti alternarsi in lunghe discese). Perla della nostra escursione con maschera e boccaglio, una stupenda cernia cucciola, non più grossa di una mano, nera e screziata di verde, che faceva a nascondino vicino al relitto di un palo in cemento (chissà come finito qui).
Nota di dolore: anche i posti più stupendi non mancano di renderci evidenti i nostri peccati: dovunque c’è una zona di accumulo in cui il mare scarica in caso di vento forte, immancabilmente c’è un cimitero di sporcizia costituita da plastica, di ogni genere colore e foggia.
Rientriamo al camper, facciamo una rapida puntata a vedere la spiaggia Sud, bella ma molto isolata per una sosta notturna, ci fermiamo dieci minuti in un market per una piccola spesa, ed infine ci sistemiamo nell’area camper Baglivi subito all’inizio dell’abitato (ce n’è un’altra poco più avanti, ma ci è sembrata meno valida).
Sistemazione comoda, anche se i servizi sono piuttosto malmessi, bisognosi di una rinfrescata generale e di una puntuale manutenzione giornaliera. Il titolare mi informa che qui al week-end è baldoria, vediamo, al limite rimaniamo fino a Domenica, tanto il posto è bello e si sta bene.
Dopo cena io mi sono rilassato leggendo, Marco giocando con la candela della Citronella (una sua perdurante passione estiva), Duchessa addirittura leggendo in branda.
Sono le 23.00, suona il silenzio.
Venerdì 18 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Ogliastro Marina | 0 |
Totale tappa 0 |
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Totale generale 672 |
Stamani il sonno ha fatto centro su di noi, e ci alziamo alle 10.00 (io avevo messo la sveglia alle 7.30 ma l’ho spenta immediatamente senza rendermene neanche conto).
Oggi il meteo è incerto, offuscato da nuvole basse e discontinue, con una certa afa che altalenante lascia il passo ad un venticello che mi sa di burrasca in arrivo. Vedremo, io ho le canne che esigono un po’ di tempo per attività pescatoria, ed a meno che non diluvi tutto il resto mi è sostanzialmente indifferente.
Passiamo parte del poco tempo che rimane del mattino intenti in operazioni varie tipo lavaggio panni e riordino del mezzo, poi verso le 13.30 io vado in spiaggia e mi faccio due ore stecchite di esplorazione con maschera e boccaglio per vedere come è fatto il fondo.
Nel frattempo il meteo ha decisamente girato al bello, sole caldo ed intenso, pochissime nuvolette in qua e la.
L’acqua è veramente calda, stare in acqua così a lungo con movimenti esigui (un lentissimo nuotare a rana) e completamente spogliati, è fattibile solo se la temperatura è decisamente “warm”. Il fondale è bello nella parte dove c’è lo scoglio, pieno di anfratti e grossi massi inclinati che smuovono molto il panorama subacqueo.
Nella zona della spiaggia, regna la rena anche nella zona immersa, ed ho notato alcuni branchetti di mormore intente a brucare.
Rientro al mezzo, mangiamo qualcosa (ore 16.00, un pranzo un po’ ritardato, invero) e rimaniamo un pochino in relax. Andiamo poi alla ricerca dell’ortolano ambulante, che la leggenda locale indica presente “in zona tabacchino al Venerdì, verso le 17.30”.
La leggenda è vera, l’ortolano arriva (appena un po’ dopo le 17.30), e possiamo così rifornirci di frutta di stagione, introvabile al market che avevamo visitato ieri.
Alle 19.30 in punto sono sulla spiaggia e sistemo le canne per il tentativo a “calasole”.
In mancanza di cose più raffinate, uso l’esca estrema, un “evergreen”, ovvero filetto di sarda puzzolentissima (il frigo del camper credo che andrà buttato via….).
Il Duca, unitosi a me per “stare sul mare una mezz’ora” rimane a fare i balocchi fino alle 21 circa.
La battuta di pesca è stata infruttuosa, con tanti segni di mangiata ma tutti molto leggeri, probabilmente pesci piccolini ed incapaci di ingoiare l’amo. Segnali leggeri tranne uno, improvviso, netto e violentissimo, ma purtroppo senza allamatura della preda.
Quando la sarda viene attaccata così, è sempre premessa di abboccate importanti: pazienza, va bene lo stesso.
Rientro al mezzo verso le 00.45, puzzolente di sarda in ogni pezzo del corpo. Vedo che sono arrivati molti mezzi, tutti in pieno assetto da “famiglia Catinelli” (verande stese, tavolini speciali, due prese elettriche collegate alle colonnine, parabole satellitari, seggiole modello regista in alluminio avio e cordura, teli verdi al suolo, antizanzara elettrico a luce di Wood, e chi più ne ha ne metta).
Il problema è che alcuni equipaggi sono impegnati in chiassose discussioni con toni di voce da mezzogiorno, mentre sono quasi le 1.00 del mattino.
Mi lavo le mani per dieci minuti, ed il sentore di sarda fortunatamente ritorna ad essere un ricordo, cestino il vestiario contaminato, poi mangio qualcosa accompagnando il tutto con una bella birra. La temperatura è meravigliosa, si sta d’incanto.
Alle 1.30 il silenzio cala improvviso sull’area camper Baglivi, ed io vado a dormire saporitamente.
Sabato 19 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Ogliastro Marina | 0 |
Totale tappa 0 |
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Totale generale 672 |
Sono le 9 scarse quando veniamo riportati in vita da “Granada” del mitico Claudio Villa, sparata a 90 dB dall’autoradio di un camperista in arrivo. La cosa scatena almeno mezz’ora di ilarità tra me, Duchessa ed il Duca.
Si vede che è week-end, arrivano mezzi uno dopo l’altro, ed inizia la classica lotteria per il posizionamento migliore. Ce l’aveva detto Nino, il gestore, che sarebe stata baldoria, e baldoria è.
Io, che non voglio assolutamente spostare il camper, reintegro un po’ i serbatoi di acqua con un paio di taniche da 20 litri. Nel frattempo, i signori di una coppia di mezzi alla ricerca della posizione ad-hoc, sta ventilando al titolare dell’area che potrebbe farmi spostare di modo che loro possano stare in posizione prospiciente.
Lui, ragazzo sveglio, che mi ha visto fare la manovra con la tanica, ed ha visto un’ombra di tempesta passarmi negli occhi, annusa prontamente che è meglio non propormelo (J) e risolve in altro modo. Per la cronaca, la posizione “prospiciente” risulterà essere un vero accampamento, con anche un gazebo montato tra le due verande, e televisione 16” LCD in posizione strategica.
Scarico la cassetta del WC, poi con Marco andiamo a farci un’oretta di escursione acquatica sulla zona scogliosa, dove vediamo una piccola murena, alcuni Saraghi e Muggini, e troviamo dei Murici che utilizzerò come esca ausiliaria per una prossima pescata.
Rientriamo al mezzo per fare un veloce pranzo, poi mi dedico alla preparazione di un sugo all’amatriciana per la pastasciutta serale (riducendo il piano cottura una schifezza).
Passiamo la parte centrale del pomeriggio in totale relax, con il sole che è meno splendente ed un vento fresco da Sud Ovest che fa calare nettamente la temperatura. Il susseguirsi di arrivi riempie l’area di ulteriori mezzi, che iniziano ad assumere un posizionamento piuttosto disordinato.
E’ stupefacente la quantità di accessori che vengono sfornati dal ventre dei mezzi: un signore presenta addirittura una bombola di gas spare (quelle grosse non un bombolino da 2 kg), che gli serve per alimentare un ampio barbecue in pietra ollare.
Prima di cena andiamo in spiaggia a godere degli ultimi raggi di sole, ed io mi faccio anche una ventina di minuti di pisolino sdraiato sulla stuoia, gli occhi persi nella leggera trama multiforme e mutevole di nuvole passeggere.
La pasta all’amatriciana è risultata ottima, in accompagnamento ad un formato di pasta locale, i “Mezzanelli”. Per chiudere la giornata siamo andati a farci un gelato, graditissimo.
Sono le 23.50 mentre scrivo questo ultimo rigo: la giornata all’aria aperta ha fiaccato molti allegroni, e la maggior parte degli equipaggi è già rintanata dentro ai camper silenziosi.
Domenica 20 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Ogliastro Marina | 0 |
Totale tappa 0 |
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Totale generale 672 |
Sono le 01.45 quando tuoni e lampi accendono le mie antenne. Piove a fasi alterne, con scrosci di acqua intervallati da momenti di quiete. Riduco l’apertura dei vent, sistemo le finestre esposte direttamente alla pioggia, e mi rimetto a dormire, gustando il fresco.
Ci alziamo alle 9 circa, il tempo è ancora incerto e si alternano momenti di sole a momenti di copertura totale. L’aria è decisamente fresca, si fa fatica a stare a maniche corte anche in virtù di un vento abbastanza teso proveniente dai quadranti meridionali.
Sento decisamente aria di burrasca, un istinto maturato da ragazzo, negli anni in cui andavo al mare con i miei.
Prendo la bici e vado al minimarket per comprare il giornale, scansando con un tempismo notevole, sulla via del ritorno, uno scroscio improvviso di acqua.
Temporeggiamo fino all’ora di pranzo, mentre anche gli altri equipaggi hanno l’aria perplessa. Carina la scena di un signore che è affaccendato intorno alla sua veranda, probabilmente sofferente per il vento notturno: lui lavora, e almeno altre cinque persone lo osservano da sotto, ognuna fornendo la sua dose di consigli e pareri sulla miglior modalità di procedere (una roba che io non sopporto, avrei preso il napalm immediatamente per farmi silenzio intorno).
Girello un po’ tra i mezzi osservando che la creatività del camperista stanziale è fantastica; un equipaggio ha piantato accanto al mezzo una tendina stretta ed alta, che scopro essere un cucinotto dotato di tutto quanto necessario.
Un camper vecchiotto, dotato solo di gavoncino classico, stretto e lungo come lo abbiamo sul nostro Ottobre Rosso, espone una varietà clamorosa di attrezzature di confort, incluso un paio di lettini (dove li tengono è un mistero), un altro ha realizzato una catena di duplicatori elettrici clamorosa, roba da chiedersi cosa mai debba alimentare, anche considerando poi che l’interruttore automatico sulla colonnina ha una taratura specifica, e lui se ne infischia se la corrente affluisce ad una sola spina piuttosto che a dieci spine in serie-parallelo.
All’ora di pranzo il cielo è nero, e da un’immagine minacciosa delle sue intenzioni. Mentre nell’area si diffondono molteplici odori di pappatoria, io vado sulla spiaggia a vedere la situazione del mare; a conferma delle sensazioni di stamani, è mosso dal vento, decisamente Libeccio, ed ha un colore veramente minaccioso, una lastra corrugata di ardesia.
Dopo aver gustato ottime bufale, rimaniamo in stand-by a leggere, mentre l’altalenante pioggia accompagna lo scorrere del tempo.
Vado la bar poco lontano a vedere la partita dell’Italia, un’altra prestazione vivace e piena di buona volontà, ma prendiamo goal clamorosamente banali, e l’attacco proprio non punge.
Il risicato 1-1 ora ci vede costretti alla classicissima partita “dentro o fuori”. Forse è un bene, perché il meglio di se la nostra Nazionale lo offre usualmente (speriamo) quando sente il fuoco sotto ai piedi.
Mentre torno al camper vedo che il mare ha una bella onda formata che consiglia qualche lancio con le canne. Mi attrezzo e vado sulla battigia, sfruttando come esche dei Murici raccolti ieri (che mi tingono le mani di un coriaceo viola). Dopo poco devo chiedere a Marco di portarmi un po’ di capi per vestirmi di più, in quanto il Libeccio è teso e fa decisamente freddino.
Alle 21 mi rendo conto che la battuta è finita: il mare spinge troppo, il piombo non regge e torna a riva, ho la lenza continuamente in bando, il vento è molto teso, pioviscola. Inoltre comincio a vedere dei bagliori all’orizzonte, ed usare la canna in carbonio mentre ci sono i lampi non è un giochino da fare con troppa tranquillità.
Mentre faccio i pochi metri che mi separano dal mezzo, prendo tre minuti di acqua a catinelle, davvero tanta. Ho l’attrezzatura fradicia, e lascio tutto fuori sotto la veranda, tanto peggio di così non potrà diventare. Domattina provvederò a rimettere in ordine.
Marco e Sabrina hanno già cenato, io spelluzzico qualcosa, e poi passo un’oretta a chiacchierare con i nostri vicini di camper, Salernitani e frequentatori storici del Cilento, da cui apprendo utili informazioni per il proseguimento della visita.
Ore 23.30, vado a letto. Grande umidità, fresco ed assoluto silenzio perché in totale siamo rimasti in tre soli mezzi a popolare l’area Baglivi. Tutto il resto dei mezzi è rientrato all’ovile.
Lunedì 21 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Ogliastro Marina – Acciaroli | 35 |
Totale tappa 35 |
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Totale generale 707 |
Stanotte acqua a catinelle, e ci svegliamo con vento ancora presente, umidità bestiale, qualche toppa di sole che fa capolino nel caos delle nuvole, fradicio generalizzato.
Mentre facciamo colazione mi balocco un po’ sul web con la chiavetta TIM acquistata a Napoli, che oggi riesce a prendere correttamente segnale alla rete UMTS.
Il tempo è assai altalenante, con alternarsi di pioggia battente e momenti di tregua, e ci costringe a segnare un po’ il passo. Alla fine sembra che ci sia una tregua, e la preparazione del mezzo per la partenza richiede due ore piene.
Al momento di uscire dalla piazzola rischio anche di fare il danno, in quanto un filo di ferro che blocca la copertura di rete verde si è liberato a causa del vento notturno, ed ha preso lo chassis dell’antenna TV. Mi fermo appena in tempo per evitare lo strappo, e devo ricorrere allo scaleo per arrivare a sbrogliare il casino.
Salutiamo il simpatico e pittoresco gestore Nino, e ci portiamo al piccolo market subito dopo il bivio sulla statale per una piccola spesa. Poi facciamo una piccola retromarcia fino a Santa Maria di Castellabate in quanto la guida Slow Food segnala un ristorante discreto.
Subiamo un flop, in quanto il piccolo borgo è inagibile ai campers, come i cartelli ci avevano annunciato pochi metri prima. Il piccolo parcheggio in fondo alla strada è inutilizzabile per un mezzo di 7 metri come il nostro, c’è poco da fare, è già tanto che non ci sia la sbarra direttamente al bivio.
Tra l’altro c’è anche un po’ di movimento, che rende ancora più ingombrante e problematica la nostra presenza. Rinunciamo, e lentamente percorriamo la statale che alta sul mare porta ad Acciaroli, paese che vide tra i suoi vecchi frequentatori Mr. Ernest Hemingway.
Ci fermiamo per pranzare in una piccola stradina cieca a fronte mare (vietata ai campers ma deserta) a neanche 1 km dall’ingresso in Acciaroli. Il tempo è orribile, pioggia a catinelle, visibilità quasi nulla, vento impetuoso e teso, mare in una esibizione di forza non indifferente.
Entriamo in Acciaroli, prima parcheggiando in una piazzetta un po’ defilata, poi spostandoci sul piazzale del porto. Non ci sono divieti, posto da vendere, e solo da pagare un ragionevolissimo obolo di 4.00 € totali per sostare dalle 08.00 alle 02.00 del successivo mattino.
Approfittando di una tregua e di uno sprazzo di sole, girelliamo per le stradine del paese, oggettivamente carino e caratteristico. Anche qui, purtroppo, qualche edificio un po’ fuori dagli schemi disturba l’armonia, ma nel complesso la località appare assolutamente piacevole.
Mentre Sabrina e Marco rientrano nel mezzo per fare una partita a carte “vista mare”, io continuo in un vagabondaggio senza meta nelle varie zone del paese. Potente e piena di suggestione la visione del mare dalla fine della diga foranea: un caos di cavalloni massicci, bianchi di schiuma, e con le creste rotte dal forte Libeccio.
Per cena siamo andati in una pizzeria a 100 m dal parcheggio, “Il Borgo”, ottime e grandi pizze, prezzo del tutto accettabile (28.00 €).
Sono le 22.45, il vento è notevolmente scemato, ma i lampi continuano a segnalarci che il ballo non è finito. Il mare sembra meno agitato ed il ritmo dei cavalloni è meno sincopato, ma la potenza è invariata. Spero in una magnifica scaduta per una pescata in condizioni ideali.
Buonanotte a tutti.
Martedì 22 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Acciaroli | 0 |
Totale tappa 0 |
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Totale generale 707 |
Una bella giornata ci ha accolti, con cielo azzurro e vento sempre presente ma notevolmente calato. Il mare è ancora mosso, ma la zona dell’imbocco del porticciolo è assai più spianata e con pochissime onde degne di nota.
Compro il giornale, alcune esche in un negozio poco lontano, facciamo colazione, e poi ci andiamo a fare un giro sulla passeggiata superiore delle diga foranea, ora praticabile senza subire continue docce di acqua sparata dai cavalloni che esplodono sui rompiflutti.
Il colpo d’occhio che Acciaroli offre è carino, la piccola chiesetta con a fianco la torre, le vecchie case affacciate sul piazzale del porticciolo. Immagino che poco più di mezzo secolo fa il piazzale, forse ben differente da oggi come ampiezza, era ancora invaso dalle reti dei pescatori, stese ad asciugare e pronte per la quotidiana operazione di riparazione dei danni subiti nella precedente pescata.
A metà giornata ho preso la canna da spinning e sono andato in cima al molo a fare un po’ di lanci, mentre Marco e Sabrina si sono sistemati sulla comodissima spiaggetta dietro al piazzale. Mi sono prodigato in numerosi lanci, ed ho catturato una discreta Occhiata che non ha saputo resistere alle lusinghe di un cucchiaino ondulante. Speravo in altre catture, visto che le Occhiate normalmente stanno in branco e sono estremamente aggressive verso le esche artificiali, ma non è andata così.
Sono rientrato al camper ed ho raggiunto poi Sabrina e Marco. Siamo rimasti sulla spiaggia fino a metà pomeriggio, ho anche fatto un fugace tuffo in acqua armato di fucile, ma la visibilità è praticamente nulla a causa della torba sollevata dalla mareggiata.
A metà pomeriggio siamo andati a comprare della mozzarella e pomodorini, ed ho notato in una piazzetta un grosso albero con una magnifica chioma di foglie dall’aspetto familiare. Rimaniamo tutti meravigliati perché riconosciamo subito di cosa si tratta: un Ficus, quello che adorna gli uffici dei Manager (ricordate la Fantozziana battuta sulla foresta di piante di Ficus che adorna un suo immaginario ufficio?). Facciamo caso che questa pianta è qui diffusamente presente in taglie di notevole importanza.
Mentre ritorniamo al camper non resistiamo a mangiare alcune prelibatezze che la pizzeria “Il Borgo” propone da un banchino lungo strada: ottima pasta fritta con alghe, calzoncini cotto e ricotta, crocchette di patate ed arancini di riso, tutto molto buono ed economico.
Nel frattempo il meteo fa qualche capriccio, in quanto sui colli circostanti delle nere nuvole fanno la loro minacciosa comparsa.
Dopo cena non resisto alla tentazione, e torno al termine del molo per una pescata a buio, unendomi ad un ragazzino di Avellino che mi racconta della proficuità pescatoria di Acciaroli. Dopo un’ora circa si scatena una passata di pioggia fastidiosa, che mette in fuga il ragazzino e costringe me a ripararmi sotto il terrazzo della passeggiata per quasi mezz’ora. Rimango fino a circa la 1 del mattino, non prendo nulla ma ho visto numerose toccate senza abbocco. Probabilmente bisogna pescare un po’ più leggeri e con ami piccoli, io ho la tendenza ad armare un po’ in stile caccia grossa.
Prima di andare a dormire, ed approfittando che ha smesso di piovere, mi bevo una birra seduto su una panchina accanto al camper; pace assoluta, silenzio, una temperatura fresca che mi costringe ad indossare la giacca della tuta, insomma un vero piacere. Nel piazzale solo noi ed un altro mezzo, più un paio di auto di pescatori impegnati ad insidiare le prede tra i barconi ormeggiati.
Mercoledì 23 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Acciaroli – Pioppi | 9 |
Pioppi – Ruderi di Velia | 9 |
Ruderi Velia – Marina di Ascea | 5 |
Totale tappa 23 |
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Totale generale 730 |
Tempo bello al risveglio, e un po’ più di movimento nel piazzale del porticciolo.
Compro il giornale e facciamo colazione rapidamente, rassettando il mezzo per la partenza.
Ci dirigiamo sulla vicinissima Pioppi, una piccola località carina e tranquillissima.
Bello il tratto di strada che domina la scogliera, con piacevoli scorci sul tratto di costa a Sud.
Il parcheggio del mezzo è praticamente off-limits dentro al paese di Pioppi, a meno di non voler proprio sfidare regole e ragionevolezza. Noi ci siamo sistemati in un piccolo spiazzo a lato strada appena fuori dal centro abitato (l’avevo già visto con Google StreetView) e poi siamo tornati indietro a piedi.
Pioppi è famosa per aver ispirato ad un medico USA (anni ’60), l’idea di istituzionalizzare e strutturare i principi della “Dieta Mediterranea”. Il Dottore, che poi si stabilì in zona e seguì il regime alimentare locale, visse fino alla bella età di 102 anni.
Abbiamo visitato il piccolo “Museo vivo del mare” (6.00 €) che presenta alcune vasche con fauna marina. Bella la struttura che lo ospita, il Palazzo Vinciprova del XVII Secolo.
Ripartiti, altro piccolo salto per giungere in zona Castellamare di Velia, dove è possibile visitare gli scavi di Velia. Si tratta di un’area discreta, con buone strutture, ma purtroppo non tenuta benissimo (molte erbacce diffusamente presenti).
Belle le antiche mura, e suggestiva la parte alta, posta sulla sommità di un antico promontorio, da cui si gode di un bel panorama sulla costa.
Il meteo ha girato male, c’è del vento fresco ed una velatura nuvolosa che danno piuttosto fastidio.
Ci portiamo sulla vicinissima Marina di Ascea, dove approfittiamo per fare CS nel parcheggio posto e metà del lungomare.
Proseguiamo a Sud fino alla fine della strada, dove c’è un ampio spiazzo sterrato a 50 metri dal mare, ottima posizione per sostare (consigliata da Roberto e preventivamente visionata sempre con il comodissimo Google StreetView).
Il luogo è veramente bello, sovrastato da una linea collinare ripida e rocciosa su cui campeggiano i ruderi di una vecchia torre (detta “del telegrafo” secondo la cartografia).
La lunghissima lingua di sabbia che scende da Nord muore su una suggestiva punta di scoglio, dopo la quale la costa diventa impraticabile per qualche km fino a ritrovare pace in zona Marina di Pisciotta.
Gli unici aspetti negativi, se uno se ne cura, sono la presenza della ferrovia, che in un luogo così mediamente silenzioso risulta rumorosissima quando passa un treno, ed un piccolo stabilimento balneare con annesso bar, che la sera presenta attività di Karaoke (ma il problema non è il rumore, è la qualità dei cantanti….).
Il tempo ha girato nettamente al bello, anche se la temperatura rimane decisamente bassina, e c’è ancora una certa ventilazione un po’ tesa.
Pesco da calasole fino ad oltre mezzanotte (ceno con ottime mozzarelle direttamente in spiaggia), ma le condizioni sono abbastanza difficili e l’azione di pesca frammentaria.
Il mare in scaduta ha troppa forza, e nonostante le varie e differenti soluzioni adottate, ho difficoltà ad evitare che il finale si trasformi in un groviglio di filo. Inoltre la corrente ha depositato molta alga, ed ogni volta che recupero sia il trave che il finale sono coperti dai residui morti delle Poseidonie.
Il fresco ed il vento mi costringono ad indossare capi piuttosto pesanti, abbastanza inusuali per questo periodo. Verso le 11.30 un giovane indigeno di passaggio si ferma a fare due chiacchiere, rammaricandosi molto della non ottima, a suo dire, organizzazione turistica dell’intera area Cilentana.
Vado a letto alle 01.30, le strazianti note del Karaoke sono da poco cessate ed il silenzio la fa da padrone.
Giovedì 24 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Marina di Ascea | 0 |
Totale tappa 0 |
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Totale generale 730 |
Ci svegliamo alle 8 circa, in una bella giornata. Appena fatta colazione ci dedichiamo una mezz’ora ad una spazzata generale del camper, e poi andiamo in spiaggia a godere del sole.
C’è un po’ di gente, ma si sta ben più che larghi, ed il piazzale parcheggio è occupato a non più del 10% della sua capienza.
Facciamo subito il bis del caffè, approfittando del bar (quello del Karaoke) ed apprendo che il locale non è munito di TV, quindi per la partita di oggi pomeriggio dovrò usare il collegamento ad Internet.
Con il Duca ci armiamo di maschera e boccaglio ed andiamo a vedere com’è il fondo, concentrando la nostra attenzione sulla lingua di scogliera che segna il promontorio. Purtroppo l’acqua è ancora piuttosto torba, anche se uscendo la situazione migliora leggermente.
Anche la temperatura dell’acqua non è quella dei primi giorni, ma dopo un po’ di acclimatazione è meno fredda di quel che sembra al primo impatto. Da segnalare una discreta corrente che rende un po’ faticoso il rientro e costringe a delle vigorose bracciate.
Pranziamo in spiaggia, una sana “Dieta Mediterranea inversa” a base di patatine fritte in busta, formaggio e Tarallucci.
Il pomeriggio ci porta vento in netto rinforzo, e mare con onde in nuovo aumento.
Riusciamo a collegarci con il sito web del Liceo Classico dove Marco ha appena concluso la classe IV Ginnasio. Che fosse una promozione non c’erano dubbi di sorta, semmai la cosa lusinghiera è il voto medio ottenuto: 8.3 (io e Duchessa neanche in due siamo mai arrivati a simili prestazioni).
Alle 16.00 inizio a vedere la penosa prestazione della squadra Azzurra, che si conclude con una giustissima eliminazione. La pena è aumentata dalla difficoltà di visione della partita via Internet, in quanto la rete è intasata, la risposta lenta, ed ogni poco l’immagine si ferma per il buffering.
Quando finisco di vedere la partita via web, in realtà il match è finito da oltre 15 minuti. Esperienza da non ripetere se non in caso estremo ed irrinunciabile.
Per arrivare allora di cena io ed il Duca siamo andati sulla sommità della lingua di scoglio, io a pescare a spinning, lui a leggere, ascoltare musica, e prendere appunti sul suo diario (un libriccino che io chiamo “Darwiniano” in quanto mi ricorda quei diari con disegni manoscritti che i naturalisti tenevano nel XIX secolo).
Mentre ci godiamo la pace del luogo, vediamo una bella Poiana che veleggia nel cielo in alto sopra la torre. Per lunghissimi momenti se ne sta assolutamente immobile, sostenuta dal vento contrario, con le ali tese ed un leggero lavoro delle penne timoniere di coda.
Dopo cena il vento cade, la temperatura è ottima, e c’è una bellissima Luna che illumina la notte. Io ho ancora qualche bigattino, e vado a pescare con il galleggiante dietro agli scogli, in una bella buca vista oggi. Prendo qualche sarago, ma si tratta di esemplari piccoli, che ributto in acqua.
Torno al camper alle 01.30, mentre gli ultimi colpi di coda del Karaoke impazzano.
La perla che odo è: “con il mare grosso o la marea, la più bella è sempre…… Ascea!!!” (l’ultima parola viene esplosa in coro alcolico di gridolini vari).
Buonanotte suonatori.
Venerdì 25 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Marina di Ascea – Monte Gelbison | 44 |
Monte Gelbison – Palinuro | 52 |
Totale tappa 96 |
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Totale generale 826 |
Notte di saporito e pacioso sonno, interrotta alle 9 circa. Bella giornata, che decidiamo di dedicare alla visita del Monte Gelbison (Monte Sacro), uno dei giganti della zona, con i suoi 1705 metri di elevazione.
Rassettiamo il mezzo, passiamo per una rapida spesa all’EuroSpar alle porte di Marina di Ascea, faccio scorta di giornali per leggere i commenti alla disfatta della Nazionale di calcio, e via verso l’interno, Vallo della Lucania e Novi Velia, dove inizia la salita al monte.
Raggiungere la sommità è un lavoro che richiede pazienza, in quanto gli oltre 15 km di tortuosa salita sono spesso veramente sostenuti, ed il mezzo non si vergogna a dimostrare che dura fatica. Evitare giorni o orari di ressa, per non trasformare l’esperienza in una sofferenza. Se uno ama la bici, ed ha GAMBE, si tratta di un’ascesa veramente bella.
Alla fine della strada si pagano 10.00 € ad un omino (regolare o no non è dato di saperlo ;-)) e si accede all’area Monastica. Il luogo è suggestivo, la montagna splendida, coperta di grandi faggi, e caratterizzata da grandi massi e scogliere che hanno una grandissima somiglianza con quanto è visibile nel Toscano Monte Amiata.
Sembra anche qui si tratti di una roccia effusiva, la Trachite, ma è un’impressione che non so se sia corretta.
La temperatura è incredibilmente fresca, e dei grossi nuvoloni di calore salgono dal basso portando a tratti la visibilità circostante a zero.
Visto che l’aria fine stimola l’appetito, decidiamo per pranzare in luogo, da “San Giuseppe”, cucina casalinga, buona ed onesta (53.00 €).
Scendiamo a valle, e ci fermiamo per circa un’ora sullo spiazzo che costituiva il parcheggio quando gli ultimi km di strada erano chiusi al traffico veicolare. Stiamo in relax a leggere, circondati da mucche al pascolo tra le quali si fa notare, davvero carino, un torello giovanissimo e timido.
Per arrivare a Palinuro la strada passa per delle belle zone, con montagne, boschi ed ampi valloni, paesini arroccati in modo incredibile (da segnalare Roccagloriosa e San Severino).
Il tratto dopo San Severino è molto suggestivo, posto in uno stretto vallone percorso dal bel fiume Mingardo.
A Palinuro ci siamo sistemati nel Camping Le Saline, consigliato da Turismoitinerante.it
Sistemazione ottima, a 50 metri dalla spiaggia. Piazzola ampia con acqua corrente direttamente disponibile a ridosso del mezzo. Rimarremo almeno fino a Lunedì mattina.
All’ora del tramonto io sono sceso in spiaggia con muta ed affini, e ho fatto un paio di ore in acqua armato di fucile. Erano anni che non facevo apnea, ed ho avuto gli inevitabili problemi di “calibrazione” e “confidenza” con le attrezzature: piombatura insufficiente, maschera non regolata benissimo, fucile troppo carico (due Saraghi rotti a metà), fastidio ad tenere le pinne, tensioni alle ascelle per una muta non ottimale ecc.
Però, fare il mare è sempre bellissimo, specialmente quando il fondo è come quello che ho visto, una scogliera sommersa, tormentata e piena di buche, spacchi, canali, pareti. Pesci pochi, a parte appunto i due Saraghi rotti e persi, ma godimento tanto. Eredità dell’escursione, l’indice del piede destro nero e dolente, in quanto mentre entravo in acqua ho dato una botta tremenda su un sasso (in perfetto stile Fantozzi).
Faccio uno spuntino-cena alle 23.30, mentre Duca e Duchessa sono già schiantati in branda, poi mi tuffo anch’io.
Sabato 26 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Palinuro | 0 |
Totale tappa 0 |
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Totale generale 826 |
Notte di saporito sonno, silenziosissima e tranquilla, terminata alle 9.00 quando io vado a farmi la barba e Duchessa emerge dalla sua copertina di pile.
Tempo bello, sole caldo e forte, vento leggero e rinfrescante, e solo nell’interno stazionano i nuvoloni che ieri abbiamo incontrato sul monte Gelbison.
Dopo colazione io mi dilungo nella stesura del diario, rimasto fermo da tre giorni, e mentre sono impegnato a giocare con la tastiera ricevo la visita di un nidiaceo di Cardellino, che mentre fa pratica di volo, prima a momenti mi centra al volto, poi viene ad appollaiarsi sul monitor del laptop, poi mi viene addirittura sul dito.
Un animaletto di una simpatia, docilità e graziosità veramente stupendi, di ignota origine (nessuno ha gabbiette o similari).
Verso mezzogiorno ci mettiamo in marcia verso il porticciolo, dove vogliamo cercare un operatore che ci porti a fare un giro in barca per vedere il capo Palinuro dal mare. I biglietti li acquistiamo presso un’agenzia che troviamo lungostrada (36.00 €), poi facciamo una sosta tattica per un caffè e gelato.
La lunga passeggiata che ci porta all’imbarco, offre belle vedute sul mare e su bellissime spiaggette. L’acqua ha un bell’aspetto, limpido ed invitante, molto meglio di come si presentava ieri.
Il giro in barca è un’esperienza da non perdere, in quanto la tormentata costa del capo offre un maestoso spettacolo naturale. Scogliere velate di rosso per via del minerale di ferro imprigionato nelle rocce, vegetazione in posizione aerea, gabbiani con le ali stese che disegnano grandi cerchi nel cielo, pareti a picco sull’acqua profonda di un severo colore blu scuro.
Belle le grotte marine che ci vengono fatte visitare accedendovi direttamente con la barca: “Grotta azzurra”, “Grotta dei frati”, “Grotta del sangue”, e “Grotta fetida”.
Finita l’escursione ci siamo rifatti indietro il tragitto, approfittando però per gli ultimi 500 metri di una passeggiata a mare che permette di evitare la poco invitante strada statale.
Un po’ di relax, poi io e Marco ci siamo fatti una buona passata di snorkeling nel tratto antistante il campeggio. Acqua un po’ fredda subito sotto la superficie, fondo bello, qualche sarago degno di una fiocinata, purtroppo fuori tiro.
Sono invece cadute sotto l’arpione due seppie, prontamente mangiate (buonissime, sapore di mare potente e gradevole, messe in bocca dopo neanche un’ora dalla cattura).
Dopo cena con Marco siamo andati sugli scogli affioranti in cerca di granchi, senza risultati apprezzabili. La scogliera è molto compatta e non presenta le fessure dove i buonissimi granchi amano nascondersi.
Finisco la stesura del diario, è passata la mezzanotte, e la branda chiede udienza.
Domenica 27 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Palinuro | 0 |
Totale tappa 0 |
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Totale generale 826 |
Notte di sonno assoluto, riemergiamo dalle brande alle 9 passate da pochissimo e facciamo colazione.
Giornata molto simile e ieri, sole, temperatura buona, nuvoloni nell’interno.
Stamani non abbiamo voglia di fare cose particolari, è Domenica e santificheremo la festa con relax e balocchi vari.
Io inforco la bici e mi faccio un giro negli immediati dintorni. Che il giorno è festivo è testimoniato palesemente dalle numerosissime auto parcheggiate sulla statale subito a Nord del campeggio, un tratto caratterizzato da una bella, lunga ed ampia spiaggia.
Faccio una puntata in paese per comprare giornale, pane ed un po’ di carne per pranzo.
Approfitto, non resistendo alla tentazione, della presenza di un artigiano che propone vari articoli in radica, ed in particolare delle belle pipe. Si chiama “Quattrociocchi”, ed ha dei modelli veramente accattivanti.
Ne scelgo uno, ma abbandono subito la partita in quanto non sono disposto a versare i 220.00 € richiesti in cambio. Mi sposto su un modello, bello ma molto meno costoso, in radica sabbiata, e con 65.00 € mi tolgo la voglia.
Rientro al mezzo e mangiamo, poi inizio una lunga sessione di TV al bar del campeggio: si inizia con il gran premio di F1 per passare poi al match di calcio Germania-Inghilterra.
Marco e Sabrina rimangono sotto la veranda a godere dell’ottima temperatura, e passano il tempo leggendo, ascoltando musica e giocando a carte.
Finita la partita siamo andati in acqua con Marco, baloccandoci in più di un’ora di esplorazione dei fondali. Catturiamo un polpo ed un pio di Saraghi, e vediamo dei Muggini notevoli, che però rimangono a distanza di sicurezza dalla punta del fucile sub.
Per cena ci siamo presi la pizza presso il locale interno al campeggio, da segnalare che il prezzo è buono (14.00 €) anche se il livello, pur del tutto accettabile, non è più quello sperimentato a Napoli, Agropoli ed Acciaroli.
Dopo cena io torno al bar e mi vedo il match Argentina – Messico, godendo di un meraviglioso frescolino.
Sono le 23.30, il sonno arriva dolcemente.
Lunedì 28 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Palinuro | 0 |
Totale tappa 0 |
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Totale generale 826 |
Altra notte di pace e sonno corroborante ed ininterrotto. Alle 9 passate da pochissimo, Duchessa scende dalla branda dando la sveglia alla ciurma.
Colazionati, ci armiamo di zaini, asciugamani, maschere e creme solari, e ci portiamo in paese, dove diamo un’occhiata ai vari negozietti che si susseguono lungo la via.
Nulla di speciale da segnalare, ma Marco non resiste ad una puntata in libreria (divora libri con il solito infernale ritmo).
Decidiamo di scendere alla piccola spiaggetta di Ficocella, in pieno paese, incastonata tra due scogliere. Per 10.00 € prendiamo ombrellone, sdraio e lettino, ed appena sistemate le varie cose, io e Marco ci buttiamo in acqua.
L’acqua è bella chiara, illuminata dal sole che domina una limpidissima giornata, e ci troviamo immediatamente circondati da numerosi e bei pesci che si fanno avvicinare senza problemi. Saraghi, Muggini, Orate e Salpe fanno bella mostra di se, e non mancano esemplari “di porzione”.
Dopo oltre un’ora usciamo, ma io non resisto alla tentazione, e mi faccio una scarpinata indietro fino al camper per munirmi di fucile sub. Torno alla spiaggia mangiando un gelato, perché sono in crisi di fame, e dopo poco siamo nuovamente in acqua.
I pesci sanno cosa sono i fucili sub, non c’è dubbio, perché il giochino è cambiato improvvisamente. Nessun facile avvicinamento, distanza di sicurezza rigorosamente mantenuta, fuga rapida appena il braccio si stende per puntare l’arpione.
Un bel sarago pizzuto che stamani era costantemente a non più di un metro (è sempre lui ne sono certo, lo riconosco, il birichino), ora non vuole saperne di farsi avvicinare. Solo un agguato può essere vincente, ma io non ho più quel minuto abbondante di apnea che avevo tanti anni fa.
Padello una discreta Orata, perdo un polpo scovato da Marco (grrrr!!!), riesco a beccare un Sarago, ed un paio di Muggini, braccandoli lungamente tra gli anfratti della roccia in neanche un metro di acqua. Trovi un buco che permetta di vedere cosa c’è dall’altra parte, ci metti il fucile e stai fermo, aspettando che nel labirinto di roccia la preda passi davanti alla volata dell’arma.
Questo giochino dura fino a che non mi accorgo che la luce è cambiata molto, è bassa e non vedo più bene nelle tane. Sono le 7, e sono in acqua da tre ore, senza muta, una cosa che credo non avvenisse da oltre venti anni.
Rientriamo, facendo un po’ di scorta di pomodori e bevande varie lungo la via.
Siamo tutti stanchi ed affamati, l’aria aperta ed il mare sanno essere davvero spossanti.
Sono le 23 passate, e con Marco stiamo guardando sul web alcuni dettagli per organizzare i prossimi giorni. Fresco stupendo, il caldo serale è odioso, e fortunatamente da giorni non si fa vivo.
Domani ci sposteremo a Marina di Camerota, altro hot spot del meraviglioso Cilento.
Martedì 29 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Palinuro – Marina di Camerota | 14 |
Totale tappa 14 |
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Totale generale 840 |
Mi alzo poco dopo le 7 ed inizio a rimettere in ordine di marcia il mezzo. L’operazione non è veloce, anche perché mi danno l’anima per togliere i chiodi che ho utilizzato per bloccare il telo verde che copre il terreno.
Tempo bello, sole e una temperatura un po’ superiore ai giorni passati. Mare liscio come l’olio, davvero invitante.
Poco dopo le 9.30, dopo aver nel contempo anche espletato la pratica colazione, siamo pronti ad accendere il reattore nucleare dell’Ottobre Rosso.
Pago il conto (92.00 € per quattro notti) e tribolo fortemente per uscire dal campeggio, in quanto prima trovo un furgoncino dell’immondizia fermo nel mezzo della via, e poi sperimento le difficoltà delle trazioni anteriori nei punti di forte pendenza.
Prima di abbandonare, dobbiamo svuotare il cassone delle acque grigie, operazione che si effettua in una zona del campeggio a cui si accede da un cancello separato da quello principale. L’operazione non è agevole, in quanto la piazzola di scarico dei cassoni grigi è davvero complicata.
In ogni caso, il giudizio su questo campeggio è più che buono, principalmente per la logistica, in quanto avere il camper a 50 metri dalla spiaggia (libera), antistante un mare bello, non è più cosa comunissima.
Partiamo, e prima di abbandonare Palinuro faccio una passata dalla parte alta del paese, dove si apprezza una bella visione aerea sulla parte Sud del capo, in zona Arco Naturale.
Lo spostamento verso Marina di Camerota è un eufemismo, sono pochi km che costeggiano un bel tratto di costa, con acqua limpida e, purtroppo, un discreto affollamento di auto.
Rispetto alla passata settimana, la situazione è peggiorata nettamente, si vede che oramai Luglio è alle porte, e che scuole e scrutini, fatta eccezione per i maturandi, sono archiviati.
Tralascio una zona che mi aveva ispirato per tirare fuori le canne, a ridosso della prima galleria, causa posto preso da altri pescatori.
Arriviamo a Marina di Camerota e ci sistemiamo in un’area camper che dovrebbe essere il Parking Europa. Utilizziamo il condizionale in quanto la segnalazione lungo strada non è della migliori, e non ci sono insegne che rendono evidente il nome.
L’area è valida, con corrente, servizi igienici accettabili, non troppo in piano, ma con i cunei si risolve senza problemi. Numerosi e grandi olivi rendono piacevole e discretamente ombrosa la sistemazione. Siamo in pochi, sei mezzi al massimo, e si slargheggia di brutto.
Probabilmente in altri momenti la situazione è ben diversa, e dai segnali di piazzola si capisce che in caso di affollamento i mezzi sono molto a ridosso l’uno dell’altro.
Ci sistemiamo, e scendiamo alla sottostante bella spiaggia della Calanca, discretamente affollata, anche se vivibile (in primis perché a mezzogiorno il 90% della gente sparisce e non ritorna prima delle 17). Ci sistemiamo nel tratto libero, ed io e Marco iniziamo subito il solito girovagare acquatico.
Fondo discreto ma molto più anonimo rispetto a quello visto a Palinuro. Da segnalare lungo la scogliera che delimita la baia sula lato Sud, le numerose uscite di acqua dolce che sono visibili per l’effetto di sfuocamento della visione, ed avvertibili per il brusco calo della temperatura.
Alle 17 circa risaliamo al camper (quattro minuti in salita dalla sabbia al cancellino dell’area), ci facciamo la doccia ed andiamo a girellare per il paese, carino e attrezzato per il turismo. Ci informiamo sulle modalità di visita della costa a Sud, praticamente inaccessibile via terra, e poi ceniamo al ristorante “La cantina del Marchese”, assai buona ed economica (53.00 € per una cena completa).
Una squadretta di Nordici di mezza età arrivati in barca, della serie “c’ho la fabbrichetta”, rumoreggia con fastidiosa aria disinvolta e mondana, in stile Serbelloni Mazzanti vien dal Mare di Fantozziana memoria.
Siamo stanchi e rientriamo, soffrendo nel camper un po’ di caldo.
Mercoledì 30 Giugno 2010
Tappa | Km percorsi |
Marina di Camerota | 0 |
Totale tappa 0 |
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Totale generale 840 |
Sveglia alle 7 in punto, il La lo fornisce Duchessa perché io avevo spento la sveglia godendo nel riappisolarmi.
Colazione, zaini ed affini già pronti, e partenza verso il porticciolo, dove per 36.00 € la Cooperativa Mare Cilento ci porta a vedere l’intero tratto di costa fino a Porto Infreschi.
I luoghi sono magnifici, molto molto belli, e chiunque dovrebbe almeno una volta venire a visitarli, per godere dell’asprezza e della maestosità di questi km di costa.
Decidiamo di non scendere a Porto Infreschi, in quanto la spiaggetta è oggettivamente minuscola, e temiamo di stare stretti. Preferiamo l’alternativa che ci propongono, la Cala di Pozzallo, con la sua spiaggetta di ghiaia e sabbia molto più ricettiva.
All’arrivo siamo soli, poi arrivano altre persone alla spicciolata, ma rimangono poco. In tutto il giorno non siamo stati più di 10-15 persone contemporaneamente presenti.
Io e Marco siamo stati a vedere il fondo, e ci siamo anche addentrati nella Grotta che dà il nome al luogo. Ci sono numerose risorgive di acqua dolce, freddissima, e pochi pesci, sospettosi e su fondali impegnativi.
Dopo un po’ io ho proseguito da solo, lasciando Marco nel bagnasciuga. Ho visto dei Saraghi notevoli, una murena, ed una cernia molto bella, ma ancora decisamente piccola (stimo sui 3 kg, non di più).
Al rientro alla spiaggetta mi sono preso uno spavento agghiacciante, in quanto mentre rientravo non ho visto Marco in acqua, non l’ho visto all’ombrellone da Sabrina, non lo vedevo a terra.
Dopo numerose ripetizioni della verifica visiva, ho vissuto 30 secondi di autentico terrore, non riuscivo a credere possibile una disgrazia in un metro di acqua, ma il non vedere il ragazzo, e l’elevato fondale poco più in la, mi accendevano mille allarmi nella testa.
Quando avevo già rimesso la maschera per andare a vedere lungo gli scogli, il Duca è sbucato, provenite a piedi dalla parte opposta della spiaggia, appena uscito dall’acqua. Inseguiva dei pesci ed era finito completamente fuori vista, pur rimanendo sempre in acque sicure.
Sono rimasto grog per almeno tre ore, e solo quando siamo rientrati in acqua ho fatto un parziale “reset” della spaventosa sensazione di pericolo vissuta.
Il bagno pomeridiano ci ha regalato branchi di Occhiate freneticamente intorno a noi per divorare della friselle sbriciolate, ed una bel branco di Lecce stella, che sono improvvisamente emerse dal blu. Ovviamente, appena preso il fucile, fine della confidenza, deserto assoluto nel raggio di 50 metri.
Rientriamo alle 17.30 e dopo aver acquistato delle mozzarelle, siamo tornati al camper.
Mentre la truppa fa la doccia io preparo il sugo all’Amatriciana per domani a pranzo.
Il meteo è un po’ incerto, ci sono nuvoloni rotti da sprazzi di sereno, un tempo strano e abbastanza afoso.
Scrivo il diario alle 22.15, ed ho già un gran sonno. Marco guarda un film, ma anche lui ha l’occhio spento e una certa fissità nello sguardo. Duchessa è in branda, a leggere.
Poco dopo andiamo a letto; fa un po’ caldo, ed io e Marco adottiamo in branda la posizione a 180°, che ci permette di avere la testa direttamente sulla finestra spalancata.
Giovedì 1 Luglio 2010
Tappa | Km percorsi |
Marina di Camerota | 0 |
Totale tappa 0 |
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Totale generale 840 |
Stamani avevamo tutti voglia di dormire, e quindi abbiamo ritardato il risveglio fino alle 9.15, allorché Sabrina ci ha suonato l’alzabandiera.
Anche oggi una giornata con cielo strano, sole ma ampie velature e groppi di nuvoloni di umidità, stile Dolomiti dopo pranzo.
Non abbiamo voglia di scendere alla spiaggia della Calanca, per cui decidiamo di vagabondare nel paese, per fare un po’ di spesa e per comprare qualche regalino simbolico per genitori ed amici.
Approfittiamo anche per passare da “La cantina del Marchese” per vedere di recuperare il mio berrettino misteriosamente scomparso (ipotesi azzeccata, mi era caduto l’altra sera al momento di uscire dal locale).
Il caldo è notevole, accentuato dall’afa, ma in ogni caso una leggera e discontinua ventilazione ci permette di non soffrire troppo. Acquistiamo alcuni carini oggetti in ceramica, teoricamente prodotti in zona secondo quanto inciso sul fondello di ognuno (sarà vero? Boh!) e poi compriamo pane, frutta e beveraggi vari.
Rientriamo dopo mezzogiorno, e prepariamo subito un bel piatto di “Ziti” (gustoso formato di pasta diffuso nel Sud Italia) con il sugo all’Amatriciana.
Pomeriggio in relax, e purtroppo riceviamo telefonata che ci annuncia la cancellazione della pescata serale con lampara (prenotata per me e Marco alla Cooperativa Mare Cilento), causa pochi partecipanti. Mi spiace molto, ci tenevo, sarà per un’altra volta.
Alle 17 circa io e Marco siamo andati in spiaggia e ci siamo imbarcati su un pedalò preso a noleggio in uno dei due stabilimenti balneari che occupano circa 80% della spiaggia della Calanca.
C’è un discreto affollamento, ed abbandonare la battigia è un vero piacere.
Nel frattempo duchessa si è recata in paese per fare un paio di acquisti in libreria.
Siamo stati sul pedalò quasi due ore, recandoci a circumnavigare l’isoletta che fronteggia la Calanca, rientrando poi indietro a costeggiare fino a dopo Capo Grosso, dove ci sono due splendide spiagge, per poi fare dietro front fino a scapolare la punta che immette nell’area del porto.
Sole, caldo, cielo azzurro, acqua cristallina che ci ha permesso quasi sempre di scorgere il fondo, anche con profondità discrete (stimo tra i dieci ed i quindici metri).
Restituito il pedalò alle 19, siamo poi andati in acqua ritornando nella zona esplorata ieri l’altro. Io sono anche entrato nella grotta con l’accesso sommerso (una decina di metri di passaggio agevole), ed sono emerso dentro ad un pozzo di scogli dove c’è un’acqua davvero gelida a causa delle risorgive dolci.
Mentre ci asciugavamo abbiamo notato una presenza molto interessante di favolli di buona taglia, per cui abbiamo subito capito come passare il dopo cena.
Risaliti al camper, doccione, cena graditissima, e poi ritorno sugli scogli armati di lampada frontale e torcia sub. L’acqua è veramente calda, siamo stati oltre un’ora a caccia con i piedi a mollo senza il minimo fastidio, causa alta marea che ha reso un po’ meno facile la ricerca.
Nonostante ciò, cacciata molto proficua, e bei pezzi finiti nel secchio in attesa di passare in padella.
Andiamo a letto oltre la mezzanotte, anche stasera è un filino caldo, ed io adotto in branda la posizione 180°.
Venerdì 2 Luglio 2010
Tappa | Km percorsi |
Marina di Camerota | 0 |
Totale tappa 0 |
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Totale generale 840 |
Alle 7.30 mi sveglio ed in una mezz’ora sui fornelli evado la pratica favolli, preparando un buon contorno per la pastasciutta a pranzo.
Fatta colazione mi reco a comprare un po’ di polpa di pomodoro in brick e delle lingune.
Vedo anche una pescheria ben fornita, dove torno pochi minuti dopo con Sabrina per comprare un po’ di pesce per la cena. Ci orientiamo su una bella Orata da 1 kg, un grosso Calamaro ed alcuni gamberoni dall’aspetto fantastico.
Abbiamo poi fatto una passeggiata lungo costa, seguendo i segnali CAI che costeggiano la Calanca, arrivano alla torre sul lato Nord della baia, e proseguono fino a Capo Grosso.
Noi ci siamo fermati poco dopo metà strada, dove una breve deviazione laterale in discesa porta ad una bella spiaggetta incastrata tra grandi scogli (vista ieri pomeriggio durante l’escursione in pedalò). Io ed il Duca ci siamo immersi, giocando per oltre un’ora a nascondino con vari pesci.
Ho catturato un sarago ed un muggine, mancando per un pelo il tiro ad un altro muggine di notevole taglia.
Siamo rientrati sotto un sole veramente caldo, accompagnati dal brontolio di tuoni provenienti dall’immediato entroterra. Dopo esserci sciacquati via il sale ed il sudore dalla pelle, abbiamo mangiato un bel piatto di linguine al granchio, buonissime!!
Pomeriggio di relax totale, in quanti il tempo gira al brutto ed inizia uno stillicidio di pioggerellina fine che rende incerto il da farsi.
Nel frattempo inizia un grande afflusso di mezzi in quanto il week-end è di fatto iniziato. All’ora di cena tutti i posti sono presi, anche se c’è onestamente da dire che la generalizzata apertura delle verande comporta che un buon 30% di posto, potenzialmente occupabile da altri mezzi, non lo è di fatto.
Verso le 19 accendo il grill e metto sui carboni il pesce. Per contorno, patate saltate in padella, cucinate all’aperto con il fornellino della Camping Gaz per non fare puzzo dentro la mezzo.
La sera sembra correggere i capricci del meteo pomeridiano, e le stelle la fanno da padrone. Leggiamo, io mi fumo la pipa, Marco scrive sul portatile, ed alle 23 da poco passate siamo tutti a letto.
Domattina si sbaracca, c’è troppa gente per i nostri gusti.
Sabato 3 Luglio 2010
Tappa | Km percorsi |
Marina di Camerota – Morigerati | 49 |
Morigerati – Padula | 38 |
Totale tappa 87 |
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Totale generale 927 |
Appena alzati ed espletata la pratica colazione, rimettiamo il mezzo in assetto di partenza.
Facciamo lo scarico e carico finali, in quanto con questa operazione si deve arrivare a fine viaggio, Martedì mattina.
Tempo bello, soleggiato e discretamente caldo.
Ci dirigiamo su Morigerati dove il WWF ha in gestione l’area detta delle “Grotte del Bussento”. Per qualche km (fino a Scario) la viabilità è un po’ difficile per via della carreggiata stretta, pendenza e tortuosità. Il passaggio da Lentiscosa è da brivido, in una strettoia tra case e terrazzini regolata da un semaforo per circolazione alternata.
Per fortuna ci sono due aspetti che aiutano: la scarsissima circolazione incontrata, ed un ambiente magnifico, che a tratti regala scorci quasi da alta montagna.
Abbiamo omesso di fermarci a Scario in quanto era evidente un po’ di confusione tipica da Sabato mattina, anche se probabilmente meriterebbe la sosta. Ci siamo solo fermati brevemente alle porte di Policastro, per comprare pane, mozzarella e giornale.
Morigerati è un piccolo comune situato in un’incantevole scenario di alte colline, coperte di boschi ed incise da profondi ed aspri valloni. Per arrivarci si esce dalla strada a scorrimento veloce imboccata a Policastro, precisamente a Caselle in Pittari, per poi seguire una stretta e panoramica strada minore.
Noi ci siamo avventurati, con una sana dose di pazzia, nella stretta stradina che porta fino al centro visite del WWF, dove però lo spazio per un camper è “single shot”, uno solo, quindi o si ha fortuna (come noi) o meglio arrivare molto, molto presto.
Il cuore dell’area protetta è la risorgiva del fiume Bussento, che torna a vedere la luce dopo un’escursione ipogea di circa 5 km, ancora sostanzialmente inesplorata a causa di stretti sifoni e passaggi subacquei scarsamente praticabili. L’inghiottitoio è poco più a monte, sotto all’abitato di Caselle in Pittari, ed è segnalato da cartelli turistici lungo la strada.
L’accesso alla visita di questo meraviglioso sito è 6.00 € (Marco non ha pagato), e l’itinerario si svolge in forte discesa nel tratto iniziale, lungo i gradoni di pietra di un’antica strada in uso nel passato.
Da segnalare una quantità industriale di splendide lucertole, che sostano sulle pietre scaldate dal sole, ma ancora di più lungo i corrimano in legno che accompagnano il tracciato.
Arrivati a valle in un piazzalino ombroso, si visita la suggestiva grotta della risorgiva, parzialmente in quanto la parte più interna è molto stretta e risulta arduo attrezzarla per una fruizione turistica. Si scende poi sul greto del fiume (chiamiamolo qui torrente), dove a parte l’assoluta trasparenza delle acque, si apprezzano delle incredibili formazione di muschi che ricoprono quasi tutto, glassandolo in una corazza di verde.
Si passa poi ad un vecchio mulino, poco più a monte lungo un piccolo ruscello tributario, dove una sorgente di elevata portata alimentava la ruota della macina. E’ possibile vedere l’acqua che sorge impetuosa, il canale della gora, e l’imbuto a sezione decrescente che portava l’acqua alla ruota.
Ora il canale di by-pass è aperto, e quindi l’acqua si scarica lateralmente creando una piccola cascata.
Abbiamo sostato per oltre mezz’ora su delle panchine in legno di fronte al mulino, leggendo e godendo della pace che il luogo regala. Poi, dei tuoni e dei grossi cumulonembi, ci hanno detto che era meglio risalire.
Il centro visite del WWF regala la presenza di una simpatica squadretta di cani, tutti rigorosamente meticci, molto amichevoli e amanti delle coccole. In particolare da segnalare una cagnetta, con evidenti traccie di razza Spinone, che subito si sdraia a pancia all’aria non appena si accenna a tributarle delle carezze.
Visto che abbiamo tempo, ci siamo recati ad un bar per una sosta gelato e bibita, ed io ho approfittato per vedere un po’ del match Germania-Argentina. Poi siamo andati nel piccolo Museo Etnografico, dove una simpatica signora del luogo ci ha intrattenuti illustrandoci una ampia ed interessante collezione di oggetti che segnavano la vita di questa comunità agli inizi del secolo passato.
Da notare che il museo esiste grazie alla passione ed alla perseveranza di una signora del luogo, che lungo una vita intera ha raccolto, e spesso acquistato, tutto il materiale, trattando poi con l’amministrazione per trovare una sistemazione.
Siamo ripartiti verso le 18, ed in poco tempo siamo giunti a Padula, nel parcheggio che serve la Certosa di San Lorenzo (sito UNESCO), oggetto della visita di domani.
Ceniamo, le mozzarelle sono ottime, specialmente il trancio da oltre mezzo chilo di treccia.
Serata di cielo limpido, temperatura molto gradevole, fresca al punto giusto, altri tre mezzi ci fanno compagnia, silenzio.
Buonanotte.
Domenica 4 Luglio 2010
Tappa | Km percorsi |
Padula – Laurino | 48 |
Laurino – Pertosa | 56 |
Totale tappa 104 |
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Totale generale 1031 |
Ci alziamo alle 8 circa, dopo una tranquilla, silenziosa e fresca notte. La giornata è buona, ed il sole picchia già abbastanza duro. Appena finito di sistemarci, giro il camper, così le bocchette del frigo saranno all’ombra per la quasi totalità del tempo, poi pago il parcheggio direttamente all’addetto (5.00 €).
L’ingresso della Certosa (8.00 €) è a neanche 500 metri, e usufruiamo di una guida volontaria che ci illustrerà il percorso di visita (offerta libera alla fine, noi abbiamo lasciato 10.00 €, e non sono mancati i soliti miserabili che dopo esser stati ad ascoltare tutto il tempo, si sono defilati indegnamente al momento di metter mano al portafoglio).
La visita dura circa un’ora e mezzo, durante le quali si apprezza il complesso nella sua vastità e bellezza. Sono da segnalare dei bellissimi scranni in legno su cui sedevano i “Padri” ed i “Conversi” (rispettivamente i monaci che seguivano la clausura e quelli che amministravano i beni materiali della Certosa).
Bellissimi i numerosi intarsi di pietre e scagliola che adornano numerosi altari, ed assolutamente sorprendente per grandezza il chiostro principale, su cui si aprono le celle dei “Padri” (120 metri quadri ognuna), e quella del Priore (addirittura dotata di oltre dieci stanze).
Molto bello il colpo d’occhio sulla soprastante Padula, che copre come un mantello ila sommità di un colle, rassomigliando molto alla Umbra Assisi.
Il complesso non è più utilizzato come luogo di vita monastica, ed oggi è di proprietà dello Stato, oltre ad essere dalla metà circa degli anni ’90, uno dei siti censiti dall’UNESCO nel patrimonio dell’Umanità.
Sicuramente è una visita da non mancare per chi capita in zona, o per chi vuole rompere in modo piacevole uno spostamento lungo la A3 verso il profondo Sud dell’Italia.
Alla fine della visita ci siamo riforniti di alcune prodotti tipici in un negozietto poco lontano, e poi siamo saliti fino alla sommità del paese per vedere il notevole panorama, che spazia dalla Certosa alla vasta piana del Vallo di Diano, con i suoi numerosi paesini arroccati sui fianchi delle montagne circostanti.
Il paese di Padula è suggestivo, con un tessuto urbano fatto di un labirinto di vicoli, strettoie, scalinate, tutto in rigorosa e sostenuta salita. Arrivare in cima significa farsi 200 metri di dislivello, duri percorsi se sotto il sole come abbiamo sperimentato noi (anche se le numerose fontanelle che si trovano ogni poco, smorzano il caldo e forniscono acqua buona e fresca).
Il paese è anche noto per essere la terra di origine di Joe Petrosino, un famoso poliziotto che lottò a lungo con la mafia Italo-Americana agli inizi del ‘900, rimettendoci alla fine (ovviamente) la pelle.
Rientrati al mezzo ci siamo sfamati, approfittando di un provvidenziale venticello che ha reso possibile stare dentro al camper in pieno sole.
Rimesso in moto ci siamo diretti a Laurino, bel paesino sotto al Monte Cervati, la cima più elevata del Cilento (1898 metri). Da segnalare la magnificenza del paesaggio che si incontra percorrendo la strada provinciale che da Teggiano conduce alle porte di Sacco, passando per la Sella del Corticato.
Scoscesi fianchi boscosi, paginoni punteggiati da bianchi massi e coperti di gialle Ginestre, aspre rocce che incombono dalle cime delle creste sul lato Nord, insomma una strada che per quanto tortuosa e con fondo spesso pessimo, regala visioni di una natura splendida.
La ragione della puntata su Laurino è la visita della forra che il fiume Calore forma sotto all’abitato. Lasciato il camper in una piazzola pic-nic lungo strada appena sotto al paese, si percorre un sentiero segnato, molto facile, che penetra nella spettacolare gola aggirando lo sperone su cui sorge il paese.
Unico difetto, correndo a mezza costa il tracciato non permette di godere del fiume, che è al 99% del tempo un rumore di acque veloci completamente nascoste alla vista dalla rigogliosa vegetazione arborea.
Probabilmente è meglio andare lungo il greto, perché se da un lato è faticoso e ci si bagna con acqua ben fredda (Calore è solo il nome, attenti), dall’altro sicuramente si vedono meglio gli scorci del torrente.
Siamo ripartiti alle 19 passate, e per fare neanche 60 km ci sono volute 2 ore, media veramente bassa, ma la viabilità è difficile. Siamo tornati su Sacco, abbiamo seguito per Roscigno e poi mediante la strada 166 siamo rientrati verso Atena Lucana.
Il percorso regala visioni veramente indimenticabili della bellezza di queste zone, specialmente nel tratto tra Roscigno e San Rufo. Il tratto finale, che riscende nel Vallo di Diano (dal Passo della Sentinella fino proprio a San Rufo) costeggiando il fianco dei Monti Alburni, è uno SPETTACOLO.
Per arrivare alle Grotte di Pertosa si entra in A3 ad Atena Lucana, e si esce pochi km dopo a Polla. Da qui qualche km di forte discesa porta all’ingresso di Pertosa. Luogo impervio, l’orografia di queste zone è veramente tormentata.
Arriviamo nel piazzale delle Grotte dell’Angelo che ormai è buio, sistemazione facile, luogo tranquillo, scroscio di acqua a fare la ninna-nanna……….
Lunedì 5 Luglio 2010
Tappa | Km percorsi |
Pertosa – Chiusi | 460 |
Totale tappa 460 |
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Totale generale 1491 |
Alle 8 sentiamo che Duchessa abbandona la branda, ma per oltre venti minuti sia io che il Duca non riusciamo a sollevarci e rimaniamo in stato comatoso e poltrire.
Il parcheggio è rimasto tranquillissimo, d’altra parte è Lunedì e tanta gente a giro non ce ne dovrebbe essere. Uniche presenze al momento, gli esercenti di attività di ristoro che si aprono intorno all’area di sosta.
Mentre io e Marco finiamo di prepararci, Duchessa visita la biglietteria ed acquista l’ingresso per il percorso completo (45.00 €). Lasciamo perdere l’opzione dell’invitante percorso speleologico, per ragioni di tempo.
Pagato il parcheggio (5.00 €) alle 10 un punto siamo all’ingresso della grotta, e la simpatica guida ci porta alla scoperta di una realtà ipogea spettacolare e di sicuro valore.
Siamo solo noi, nessun altro visitatore si è unito a conferma della giornata di calma piatta.
L’ingresso in grotta è allagato, ed avviene con dei barconi che la guida conduce manualmente tramite un sistema di cavi aerei in acciaio. L’allagamento è dovuto al fatto che nella prima metà del ‘900 il torrente uscente dalla grotta fu sbarrato per azionare un piccola centrale idroelettrica tutt’ora attiva.
Le cavità presentano aspetto variegato: zone asciutte, altre ben concrezionate ed ancora in crescita dato lo stillicidio presente, zone strette ed altre molto ampie, con grandi strati di roccia ben visibili. Ottima l’illuminazione, di recente realizzazione, che fa uso di luci fredde e fibre ottiche.
All’uscita dalla visita abbiamo goduto di ottimi panini preparati in uno dei chioschi, e poi abbiamo iniziato la “migrazione” verso Nord, soffrendo per il caldo afoso che caratterizza la giornata.
Viaggio tutto sommato tranquillo, segnato solamente da alcuni rallentamenti fino a Caserta causati da lavori di manutenzione delle carreggiate.
Arrivati in zona Fabro siamo lentamente entrati in un temporale intenso, e visto che la stanchezza iniziava a farsi sentire, abbiamo deciso di fare visita al ristorante “Pesce d’Oro”, sulle sponde del piccolo Lago di Chiusi, che conosciamo per pregressa frequentazione.
Ci rilassiamo in attesa dell’ora di cena, il camper sistemato a riposarsi nel comodo parcheggio a pochi metri dal ristorante (accanto ad un Hymer Olandese).
Il ristorante conferma le buone impressioni che ne ricevemmo la volta scorsa, ottima cucina di pesce lacustre (specialità da provare senza esitazioni), e prezzo del tutto commisurato a cibo, servizio, luogo (120.00 € per cena dall’antipasto al dolce e bottiglia di vino da 16.00 €).
Rientriamo al camper a pancia piena, ed aspettiamo un po’ prima di andare in branda affaccendati in varie attività (Marco attacca il decimo libro di queste vacanze).
La pioggia ha reso la temperatura esterna un po’ più accettabile, ma dentro al camper fa caldo, quindi per me ed il Duca l’amata posizione a 180° è un must per l’ultima notte di ferie.
Martedì 6 Luglio 2010
Tappa | Km percorsi |
Chiusi – Prato | 143 |
Totale tappa 143 |
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Totale generale 1634 |
Sveglia presto, veramente difficoltosa (perché si dorme benissimo) e partenza immediata.
Il tempo è nebbioso, e c’è un’umidità spaventosa, con guazza in ogni dove.
Unica nota di cronaca, la sosta lampo in autogrill per un corroborante caffè.
Alle 8.30 siamo a casa, traffico assolutamente scorrevole.
CONCLUSIONE
Una vacanza rilassante e piacevole, trascorsa con molta più calma rispetto ad occasioni passate, soffermandosi maggiormente nei luoghi per assaporarne meglio l’identità e la bellezza.
Tralasciamo i primi giorni a Napoli, sempre bella ed affascinante, per dire solo che il Vesuvio è splendido, ma la relativa accoglienza turistica non è il massimo.
Il Cilento, target delle ferie, è veramente un gran bel luogo, con una magnifica costa, un mare splendido, ed un interno tutto da scoprire, a tratti davvero spettacolare.
Da tenere conto che visitando i luoghi con il camper, si soffre un po’ di una non ampia offerta di luoghi specificamente dedicati al Plen Air. Sono molti i segnali stradali che palesano una stretta regolamentazione dell’’afflusso dei VR, aspetto di fatto inesistente a Giugno, ma che verosimilmente diventa un must nei periodi di maggior affollamento.
Ci sono poi dei tratti di costa che il camperista vede, passandoci, ma non sono realmente fruibili a causa della specificità del territorio e della mancanza di punti di sosta praticabili.
Le aree di sosta attrezzate, presenti essenzialmente nei luoghi costieri di maggior prestigio, non sono molte (ad Acciaroli ad esempio non esiste una vera area camper), e tutto sommato va bene così a Giugno, ma quando la pressione turistica diventa elevata, è probabile non riuscire a piazzarsi accettabilmente, dovendo quindi necessariamente ripegare sui campeggi.
A livello di sosta puramente libera, non c’è molto, ed i camper services sono anch’essi scarsamente presenti fuori dai campeggi e dalle poche aree sosta.
L’impressione è che il territorio potrebbe essere maggiormente vocato al turismo, ovviamente nel pieno rispetto della natura che regna sovrana. Specialmente nell’interno, dove c’è davvero poco a fronte di zone davvero belle, si potrebbero organizzare, senza timore di deludere il turista, attività di torrentismo, canoa, parapendio, mountain bike, trekking, agriturismo, escursionismo a cavallo.
Per fortuna il periodo di bassa affluenza ha mitigato al minimo gli aspetti “difficili” e massimizzato quelli positivi, permettendoci di godere senza particolari affanni o “gomitate” le bellezze che la zona regala.
Ci siamo concentrati primariamente sul mare, che è da vedere per pulizia delle acque, fondali, e per alcuni tratti da “Oscar”, quali Capo Palinuro, Punta degli Infreschi e d’intorni, ed il promontorio Punta Licosa.
Una piccola canoa, se ci si muove poco, può essere un’ottimo mezzo per godere al meglio del mare senza impegnarsi in operazioni logisticamente difficoltose (gommoni o barche motorizzati).
Cilento, un posto da vedere e da godere……. in periodi di calma.