Riceviamo e pubblichiamo con grande piacere questo bel racconto dalla nostra lettrice Maria Pina (che ringraziamo anche per le bellissime fotografie). Buona lettura!
“Qui tutto è fermo, / incantato nel mio ricordo. / Anche il vento.”
Vincenzo Cardarelli
Per un viaggio sulle orme degli antichi etruschi, consigliamo la visita di Tarquinia nel territorio della Tuscia a sud della Maremma Laziale. Una bella cittadina di circa 16000 abitanti molto tranquilla, pulita e accogliente. Dista pressappoco un’ora e trenta da Roma e si raggiunge percorrendo la via Aurelia in direzione Grosseto. Il viaggio può essere interessante sia nella stagione estiva che invernale. Noi abbiamo scelto la prima, così da poter beneficiare anche della pace e della serenità che si gode lungo alcuni tratti della costa tirrenica.
Tarquinia è una città interamente circondata da mura perimetrali medievali, con svariate porte che si aprono sul centro storico. Per il nostro alloggio abbiamo scelto La casetta di San Martino, un’abitazione in pietra con scalette esterne che si raggiunge in macchina parcheggiando su via dell’Orfanotrofio a soli 3 euro al giorno. La consigliamo per la gentilezza e la disponibilità della proprietaria, per la pulizia e per la centralità della sua posizione. Si trova infatti in un angolo molto suggestivo del paese, accanto alla piazza e alla chiesetta di San Martino che è considerata la più antica di Tarquinia. Un edificio molto semplice, con la facciata incastonata in altre costruzioni e di dimensioni piuttosto ridotte. Pur non presentando all’interno opere di grande rilievo, ad eccezione dei resti di alcuni affreschi sulla navata sinistra, è proprio la semplicità e l’essenzialità dello stile romanico a renderla pregevole.
Partendo da questa posizione si può effettuare il giro della città a piedi, organizzandosi a piacere, per scoprire gli angolini e gli scorci più nascosti che sono davvero tanti e che invitano al raccoglimento interiore e all’intimità.
Ciò che colpisce di Tarquinia sono le numerose chiese, le altissime torri, i palazzi, il castello, le porte e i tanti belvedere dove l’occhio può spaziare all’orizzonte.
La zona più interessante della città è sicuramente quella di Porta di Castello con il Torrione Matilde di Canossa, che si apre nelle belle mura di Tarquinia in corrispondenza della chiesa di maggior valore artistico: Santa Maria di Castello. L’atmosfera che si respira passeggiando in questa zona è davvero suggestiva, i luoghi sono belli da ammirare e da fotografare. Di mattina presto o di sera tardi, quando la gente si dirada, si sente il rumore dei propri passi sul selciato, il tubare dei colombi e il frinire delle cicale. Dire che l’atmosfera assume un non so che di magico e senza tempo, è riduttivo. Il tramonto poi e il Tirreno all’orizzonte, incorniciano l’area in un’atmosfera dal fascino indiscusso. La Chiesa di Santa Maria di Castello che abbiamo trovato aperta dopo le 10 di mattina da un custode molto cordiale e gentile, è splendida sia all’interno che all’esterno e si erge accanto ad una delle cinquanta torri che punteggiano la città. Uscendo da Porta Castello a circa 200 metri sulla sinistra, sotto i bastioni delle mura fortificate, si raggiunge Fontana Nova, un antico mattatoio in campagna con un grande vasca rettangolare, che un tempo serviva per tenere a bagno gli ortaggi e che è alimentata dall’acqua della sorgente che si trova sul lato opposto della strada. Altre tappe importanti sono sicuramente la Chiesa di San Francesco, di San Giovanni, il Duomo, il Palazzo dei Priori, il Santuario di Santa Maria in Valvedere. Non tutti i monumenti però sono aperti negli stessi giorni e negli stessi orari, per l’apertura di alcune chiese più piccole, conviene informarsi presso una delle parrocchie di zona.

Uscendo sulla strada principale, all’imbocco di corso Vittorio Emanuele si apre invece il Palazzo Vitelleschi del XV secolo, che ospita il Museo Nazionale Etrusco, sicuramente la maggiore attrattiva di Tarquinia. Merita il palazzo e merita la preziosa collezione di arte etrusca che custodisce parecchi reperti provenienti dagli scavi circostanti. Tra i numerosi sarcofagi, campeggia in una sala a se stante la meravigliosa scultura etrusca dei Cavalli Alati, mentre all’ultimo piano, da una terrazza coperta è possibile ammirare il panorama della città, peccato che i vetri siano in plexiglas e non consentano una vista pulita sulla zona. Il biglietto d’ingresso per due giorni costa 10 euro e dà possibilità di visitare il Museo e la Necropoli di Monterozzi, altre opzioni includono anche il Museo e la Necropoli di Cerveteri.
All’uscita del museo, risalendo lungo corso Vittorio Emanuele, si giunge a Piazza Trento e Trieste. Qui è possibile ammirare la monumentale fontana circolare, il maestoso Palazzo Comunale (da cui si ha una bella vista sulla piazza), la Chiesa del Suffragio, la Chiesa di San Leonardo. Quello che ci sentiamo di consigliarvi è di lasciarvi guidare dall’istinto e dalla curiosità, così da scoprire di volta in volta gli innumerevoli tesori che questa città nasconde tra i suoi vicoletti.

Fuori dal centro storico, a poche centinaia di metri dal Belvedere Parco delle Mura, si trova la vasta Necropoli etrusca di Monterozzi con le sue tombe a camera dipinte e le caratteristiche tombe di pietra a funghi. L’area è pulita, ben organizzata e ben illustrata con pannelli espositivi e di tanto in tanto è possibile fare anche una piacevole sosta ad una panchina sotto gli alberi di ulivo che abbelliscono il parco. È presente anche un piccolo ristoro all’ingresso e i servizi igienici. Durante l’estate consigliamo di effettuare la visita nelle prime ore della mattino, subito dopo l’apertura o al tramonto e comunque muniti di cappellino o ombrellino parasole.
La nostra permanenza a Tarquinia è durata quattro giorni, durante i quali abbiamo esplorato anche alcuni tratti del litorale sulla costa tarquinense. La spiaggia libera di San Giorgio con l’area delle Saline ci è piaciuta molto. Si tratta di un’oasi naturalistica protetta dal carattere ancora selvaggio. La si raggiunge lasciando la litoranea e imboccando una strada in ghiaia bianca segnalata da un piccolo cartello. I bagnanti sono davvero pochi, il mare abbastanza pulito, l’atmosfera tranquilla. Per chi è appassionato di fotografia, consigliamo di trattenersi fino al tramonto.
L’ultima tappa prima del rientro l’abbiamo fatta inoltrandoci nell’entroterra fino al punto panoramico di Poggio della Rotonda, un’altura di circa 500 metri nel comune di Monte Rotondo, di notevole pregio per la magnifica vista con cui lo sguardo può vagare dal mare, alla Valle del Mignone, all’entroterra viterbese fino alle pendici dell’Appennino, al Monte Amiata, all’Argentario ed alcune isole dell’Arcipelago Toscano. La sensazione è quella di essere immersi in uno spazio incontaminato e selvaggio. La vegetazione è ricchissima e varia, l’odore delle piante officinali inebriante e l’unico suono percepibile il frinire assordante delle cicale. Ci hanno colpito soprattutto i tanti rovi selvatici di more ormai mature e un’infinità di fiori secchi di cardo mariano, costellati da grappoli di lumachine bianche. In questo punto del territorio l’effetto che si prova è rigenerante, la sensazione di quiete e serenità. Abbiamo avvistato a pochi metri da noi un enorme rapace, ci siamo imbattuti in mandrie di mucche al pascolo ed escursionisti a cavallo.

Il rientro a Tarquinia lo facciamo percorrendo distese di ulivi, stoppie dorate dal sole e fiancheggiando in più punti l’Acquedotto settecentesco delle Arcatelle, conosciuto anche come Acquedotto Romano, che in passato portava l’acqua nella vecchia Cornero, oggi Tarquinia. Tutto il percorso che facciamo da Monte Rotondo alla città vive dentro un alone di sospensione e di poesia, a cui fanno da sottofondo i versi del poeta tarquiniese Vincenzo Cardarelli.
Giace lassù la mia infanzia.
Lassù in quella collina
ch’io riveggo di notte,
passando in ferrovia,
segnata di vive luci.
Odor di stoppie bruciate
m’investe alla stazione.
Antico e sparso odore
simile a molte voci che mi chiamino.
Ma il treno fugge. Io vo non so dove.
M’è compagno un amico
che non si desta neppure.
Nessuno pensa o immagina
che cosa sia per me
questa materna terra ch’io sorvolo
come un ignoto, come un traditore.

A Tarquinia ci godiamo ancora un’altra passeggiata al fresco della sera sotto l’Alberata fino a piazza Belvedere, mangiamo una buona pizza in uno dei caratteristici localini lungo la strada e ci apprestiamo al rientro, portandoci dentro la bellezza e la quiete di questo territorio dagli spazi aperti, intimi e accoglienti che placano la mente e acquietano l’anima dal brusio interiore.
Maria Pina Ciancio