Riceviamo e pubblichiamo con grande piacere questo racconto dalla nostra lettrice Pina Scoppetta (che ringraziamo anche per le bellissime fotografie). Buona lettura!
Da un po’ di anni mi piace trascorrere il Natale in viaggio con mia sorella e mia nipote. Quest’anno abbiamo pensato di fittare un appartamento in Provenza dove siamo rimaste per il periodo dal 24 al 31 dicembre. Ci siamo incontrate a Genova il 24 mattina e da lì abbiamo proseguito in Flixbus fino ad Aix en Provence. In passato ho sempre alloggiato negli alberghi, prima volta quindi in appartamento e devo dire che l’esperienza è stata davvero piacevole. La casa, in pieno centro, era accogliente, comoda per tre persone e ben arredata. L’unico neo: le scale ripide e a chiocciola. Ogni volta affrontare la salita ci faceva sentire delle intrepide scalatrici e quando raggiungevamo la porta di casa ci sembrava di aver compiuto un’impresa titanica.
Appena arrivate ad Aix, nel tardo pomeriggio del 24, ci siamo trovate immerse in una magica atmosfera natalizia. Lungo Cours Mirabeau, il viale alberato della città, erano stati allestiti gli chalet in legno per il tradizionale mercatino di Natale. I platani addobbati e illuminati a festa, la gente seduta all’aperto nei tanti bar e locali che affollano il viale e ancora gruppi di bambini che sembravano divertirsi un mondo sulle giostre, a ritmo di musiche natalizie.
La sera, dopo aver cenato, abbiamo fatto una passeggiata per ammirare le luminarie e fatto le classiche foto ricordo sulla slitta con renne incluse. Prima di tornare a casa ci siamo fermate in chiesa ed è stato davvero emozionante partecipare alla Messa di mezzanotte e cantare in francese, che è una lingua dolcissima, i più famosi canti di Natale.
La mattina di Natale abbiamo cominciato ad esplorare la città, ripercorrendo lentamente Cours Mirabeau dove un gruppo di giovani africani si esibiva nelle arti circensi: acrobazie ed equilibrismi davvero spettacolari. Ci siamo soffermate ancora ad ammirare le splendide fontane del viale tra cui quella “Moussue” da cui sgorga acqua termale a 18° ed è totalmente ricoperta di muschio. Alla fine del Corso si trova l’imponente Fontaine de la Rotonde sormontata da tre statue orientate verso Marsiglia, Aix en Provence e Avignone e che rappresentano rispettivamente: l’agricoltura, la giustizia e le belle arti.
Tra le tante fontane di Aix en Provence una, in particolare, mi è piaciuta tanto ed è la Fontana dei Quattro Delfini, nell’omonima piazza.
A pranzo abbiamo pensato di fermarci alll’hotel de Caumont risalente al XVIII secolo che con le sue quattro sale decorate in grigio, rosa, azzurro e in stile giapponese ci ha incantate per il suo ambiente raffinato. Qui abbiamo gustato un piatto chiamato Flauto Magico a base di pollo, spinaci, mango, pompelmo e spezie varie e abbiamo bevuto un ottimo Roiboos alla vaniglia. Abbiamo scelto la saletta giapponese con vista sul giardino e dopo pranzo abbiamo fatto un giro nel negozio dell’albergo che offriva un’ampia scelta di libri, gioielli, candele profumate e molto altro.
A questo punto ci siamo dirette verso la chiesa Saint-Jean de Malte (XIII sec) edificata sulle rovine di una cappella degli Ospedalieri dell’Ordine di Malta .
Sul sagrato c’era una giovane signora che sembrava aspettarci al varco e che si è prontamente proposta come guida. Ad un certo punto di fronte ad una raffigurazione sacra si è inginocchiata tre volte esclamando: Je t’aime..Je t’aime…Je t’aime…e invitandoci a fare lo stesso. Solo io però ho abbozzato una specie di inchino, mia sorella e mia nipote si sono elegantemente defilate. Comunque genuflessioni a parte, la chiesa è molto interessante sia per le vetrate colorate che per due dipinti in particolare: ”La resurrection du Christ” di un allievo di Caravaggio e “Le Christ en croix” di E. Delacroix.
Prima di partire per la Provenza pensavamo che sarebbe stato complicato fare delle escursioni senza una macchina. Invece poi, ci siamo rese conto che potevamo organizzarci in autobus.
Il 26 mattina siamo partite in bus per Avignone dove abbiamo trascorso l’intera giornata.
Il centro storico della “Città dei Papi”è circondato interamente da possenti mura. Nel 1307 il Papa e la sua corte alloggiarono nel maestoso palazzo di questa città sul Rodano. La fortezza è un affascinante intrico di sale, passaggi e gallerie ora completamente vuoti ma le sue dimensioni danno comunque un’idea perfetta dello strapotere papale dell’epoca. La visita che dura più o meno un’ora ed è esaurientemente illustrata dall’histo pad, un tablet che ricevi all’ingresso, ha inizio dalla porta dei Santi Pietro e Paolo e la prima sala da visitare è quella della Grande Udienza dove si riunivano i giudici del Tribunale della Sacra Rota. Altra sala notevole è quella del Concistoro per le riunioni con i consiglieri e i ricevimenti di cardinali e ambasciatori. Dalle torri poi, si gode una vista superba. Infine i giardini che si estendono per tre ettari e che solo recentemente sono stati aperti al pubblico.
Accanto al Palazzo dei Papi si trova la Cattedrale di Notre Dame de Doms che, purtroppo, non abbiamo visitato perché era chiusa.
Dalla Cattedrale ci siamo avviate verso il Ponte Saint Benezet noto grazie alla canzone per bambini “Sul ponte di Avignone”. Questo ponte che in passato collegava le due sponde del Rodano adesso invece è interrotto; la sponda opposta del fiume la si può vedere solamente a distanza, senza poterla raggiungere. Secondo la leggenda è stato costruito da un pastore di nome Benezet per volontà divina. Le esondazioni del Rodano hanno più volte distrutto le arcate fino a che si è deciso di lasciarlo così….incompiuto… ed è questa sua caratteristica, secondo me, a renderlo unico.
Durante il percorso verso la stazione degli autobus abbiamo camminato per le viuzze del centro storico che conserva l’aspetto suggestivo di un borgo medievale.
Martedi 27: mattinata dedicata allo shopping in Rue d’Italie e dintorni. Abbiamo sostato in tutte le panetterie-pasticcerie in cui ci siamo imbattute nella nostra passeggiata; non c’è stato bisogno di cercarle, era l’aroma del pane fresco e dei dolci appena sfornati a guidarci.
Poiché avevo letto su una guida della città che ogni martedi, in piazza dell’Hotel de Ville con la Torre dell’orologio, c’è un coloratissimo mercato dei fiori, abbiamo pensato di andare a curiosare..ma nella piazza non c’erano che due bancarelle che vendevano qualche piantina, di fiori neanche l’ombra. Poco male, abbiamo in compenso fatto una capatina nella favolosa bottega “La cure Gourmande” dove si possono assaggiare i rinomati “calissons”, biscottini in pasta di mandorle ricoperti da glassa bianca, e altre delizie per il palato presentate in maniera decisamente invitante.
Prima del pranzo al ristorante D’Amour , una parentesi mistica nella magnifica Cattedrale di Saint Sauveur in stile gotico.
Il pomeriggio lo abbiamo, invece, dedicato all’arte: siamo andate in autobus fino all’atelier di Cezanne. L’autista era un omone davvero simpatico che ci ha fornito dettagliate indicazioni sulla fermata più vicina allo studio di Cezanne.
In attesa dell’ingresso, organizzato per piccoli gruppi e prenotato online, abbiamo sostato nel giardino che circonda l’edificio, percorrendo i piccoli sentieri e fermandoci a contemplare la vegetazione circostante.
Nello studio luminoso sono conservati oltre che il grembiule di tela pesante del pittore, anche i tanti oggetti di cui amava circondarsi e che ritroviamo nei suoi dipinti. Seduta su una panca ho trascorso più di un’ora a osservare con attenzione gli oggetti esposti in quella sala: cestini con frutta, bottiglie, caraffe, cavalletti e anche teschi e ho immaginato l’artista all’opera.
All’uscita ci siamo avviate lungo l’Avenue Cezanne e dopo una ripida salita siamo giunte al Terrain des Peintres: un giardino terrazzato dal quale il pittore dipingeva la montagna Saint Victoire. Al crepuscolo la visione del profilo della montagna era sublime. Non possedendo il talento di Cezanne, noi ci siamo limitate a scattare una lunga serie di foto.
Al ritorno abbiamo ritrovato, con nostra grande sorpresa, lo stesso autista dell’andata che ci ha offerto i biglietti e noi per ricambiare gli abbiamo donato dei torroncini italiani. Il fatto che i francesi siano un po’ snob è uno dei tanti luoghi comuni. In questo viaggio abbiamo incontrato solo persone calorose e disponibili.
Mercoledi 28
Dopo una seduta dal parrucchiere parecchio costosa, forse per la poltrona con massaggio shiatsu, abbiamo pranzato al ristorante “Les petits plats de Trinidad”. I ravioli con spinaci e zucca erano proprio gustosi e il locale piccolo ma accogliente.
Le successive due ore le ho trascorse al museo Granet ad ammirare le opere di Cezanne, Mattia Preti, Rembrandt e Rubens, per citarne solo alcuni.
Il museo ha un nuovo spazio espositivo nella Cappella dei Penitenti dove si trovano i capolavori della collezione J.e S. Planque. Qui sono esposti, tra gli altri, i dipinti di Picasso, Renoir, Monet, Van Gogh , Gauguin….
La serata si è conclusa con un magnifico concerto gospel sul Cours Mirabeau.
Giovedi 29: in bus verso Arles
Il fascino che ha esercitato su di me questa cittadina ,di cui avevo tanto sentito parlare, è indescrivibile. Il dedalo di stradine, le facciate scrostate delle case con le tapparelle colorate, le piante davanti agli usci, le insegne sbiadite dei negozi, conferiscono a questo luogo un’atmosfera di altri tempi.
Sparsi per la città ci sono dei pannelli che indicano i luoghi cari a Van Gogh, che ha vissuto qui per un periodo. In Place Lamartine si trova la casa gialla (ora lilla) che appartiene attualmente a privati e in Place de Forum il Caffè che ha ispirato i dipinti “Terrazza del caffè la sera” e “Il caffè di notte”. Fu proprio in questo caffè che il pittore litigò con l’amico Paul Gauguin.
Altra tappa dell’itinerario Van Gogh è l’Hotel Dieu, l’antico ospedale di Arles dove l’artista fu ricoverato per alcuni mesi. Da una stanzetta al primo piano Van Gogh dipinse il cortile interno con il giardino, che è l’unica parte che adesso si può visitare.
Oltre che per aver ispirato i dipinti di Van Gogh, Arles è famosa per i monumenti di epoca romana. L’Anfiteatro o Arena è uno dei più rappresentativi. E’ ben conservato e ospita tutt’ora spettacoli ed eventi. Ancora da vedere sono il Teatro Antico, le Terme di Costantino, Piazza della Repubblica con uno splendido obelisco in stile egizio e la Chiesa di Saint Trophime il cui portale è un magnifico esempio di arte romanica provenzale.
30 Dicembre… il viaggio volge al termine
Ultima giornata ad Aix en Provence in giro per la città. Da Rose et Marius, una profumeria in Rue Thiers, abbiamo fatto una straordinaria esperienza visiva e olfattiva. L’arredamento del negozio è curato nei minimi dettagli e la collezione dei profumi, rigorosamente “handmade”, è eccezionale .
Assolutamente da non perdere, per gli amanti della lettura, è la libreria internazionale Book in a bar, un ambiente rilassante per scegliere un libro, conversare o bere un tè o un caffè circondati da scaffali colmi di libri, in diverse lingue.
31 Dicembre… In viaggio per Marsiglia
A Marsiglia abbiamo trascorso il pomeriggio del nostro ultimo giorno in Provenza.
Non c’è stato molto tempo per visitare questa città; abbiamo comunque avuto la possibilità di vedere la maestosa cattedrale “La Major” in stile romanico-bizantino, fare una passeggiata lungo il porto vecchio e lungo la Canebière , la via più affollata della città. Peccato non aver visto il MUCEM , il prestigioso museo delle civiltà europee e mediterranee… Pazienza, sarà per la prossima volta.
Mi piace terminare la descrizione di questo viaggio con una citazione di F. Mistral, scrittore provenzale: ”Quando il Buon Dio comincia a dubitare del mondo si ricorda di aver creato la Provenza”.