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Home Diari e racconti di viaggio

Diario di viaggio: in Germania alla scoperta della Foresta Nera

admin by admin
20 Luglio 2022
in Diari e racconti di viaggio
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Diario di viaggio: in Germania alla scoperta della Foresta Nera
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Riceviamo e pubblichiamo con grande piacere questo diario dai nostri lettori Giuliano e Anna (che ringraziamo anche per le bellissime fotografie). Buona lettura!

 

Ho fatto 13: tante sono state le tappe del viaggio di quest’anno. Dopo l’assaggio di Baden Wurttenberg l’altro inverno in occasione dei mercatini di Natale, quando siamo andati a vedere quelli di Friburgo e Gengenbach, sull’altro versante della Foresta Nera, ci è venuta voglia di vedere l’altra faccia della medaglia. Un luogo assai noto sia per l’interesse delle sue cittadine che per l’ambiente naturale. I fratelli Grimm ne fecero lo sfondo di alcune delle loro fiabe perciò è stato anche un ritorno ai ricordi dell’infanzia, perché non è difficile immaginare qualcosa di fiabesco in queste foreste. L’itinerario è il consueto “ferro di cavallo” in senso antiorario, come d’abitudine. Potendo scegliere tra Brennero, Lago di Costanza, oppure Como, Zurigo, ho scelto il primo: i km. sono gli stessi ma gli svizzeri mi sono meno simpatici. Da Verona un 1600 km complessivi ma in loco circa seicento. Considerando che eravamo di strada abbiamo deciso di aggiungere al programma che c’eravamo preposti anche una sosta a Lindau, che però non ha nulla a che vedere con la Foresta Nera. Una lunga tirata fino a Innsbruck con un tempo incerto e poi abbiamo percorso la statale n.16 e la A14 attraversando le vallate austriache con piovaschi fastidiosi e costeggiando un limaccioso fiume che, in molti punti, aveva tracimato nelle campagne. Per fortuna la strada era di un metro più alta. Nonostante il meteo sfavorevole, molti i motociclisti incrociati indifferenti al maltempo. Finalmente si è aperta davanti a noi l’opulenta campagna tedesca e con gli spazi è arrivato anche il bel tempo.


Dopo 480 km siamo arrivati a LINDAU (47.557584//9.694838 un ampio parcheggio forse non per camper, ma ci abbiamo trascorso il pomeriggio e la notte in tranquillità). Nei pressi suonava una banda di corni, tube e timpani che terminava le insulse marcette, tutte uguali, con l’immancabile zum zum. Ma alle 21 anche il pubblico, più scarso agli orchestrali, ne ha avuto abbastanza e hanno sbaraccato. Lindau è davvero molto graziosa. Ha un bel centro ricco di case rinascimentali, molte delle quali con le facciate affrescate. Due strane chiese affiancate sulla stessa piazza ma con i campanili all’opposto. Barocca una, protestante l’altra: non c’è partita. Ad accogliere i visitatori, appena varcato il ponte, un bel parco molto curato e, stagliato nel cielo, un dirigibile con un’ enorme pubblicità. Questa isola è, di fatto, il centro città ed è molto ben tenuta. Un leone da un lato e un faro dall’altro fanno la guardia al porto. Molta gente, in particolare nella grande e bella via principale, con bar e negozi gremiti. Una scelta indovinata e una sosta gradevole.
Sole e caldo ci hanno accompagnato per circa 120 km costeggiando il lago di Costanza attraversando gli sterminati vigneti di Pinot nero e Muller-Thurgau, che
in Germania non ci si aspetterebbe, e siamo giunti a DONAUESCHINGEN (47.947410//8.511945 un bel parcheggio all’ombra e dotato di elettricità, gratuito). Si attraversa un vasto parco con una grande varietà di alberi maestosi, con laghetti e rigagnoli, un tempo parte della tenuta dei Furstenberg, e si arriva in paese. A parte il castello, non visitabile, e il museo, chiuso, c’è ben poco altro da vedere. La chiesa barocca, il municipio e le sorgenti del Danubio. Davanti al municipio una imponente composizione in bronzo di un gruppo di orchestrali a ricordare la vocazione musicale di questa città. Alcuni palazzi stile liberty in un centro che di centro ha ben poco. Anche il parco del castello è off limits, sembra per un contrasto con il sindaco. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con un simpatico ristoratore veneto che ha voluto offrire un freschissimo prosecco di Valdobbiadene: ci voleva. Poche foto svogliate, ma è sul tragitto e ci siamo fermati. Non è imperdibile.


Meno di 20 km nel rilassante panorama di boschi e campagne coltivate a cereali, ed eccoci a VILLINGEN (48.055341//8.469386 parcheggio della LIDL) che ci ha  abbondantemente ripagato della delusione di Donaueschingen. Entrati da una delle tre porte-torri, ci accoglie un centro ampio con le belle case dagli artistici bovindi ed elaborati dipinti. Bella la chiesa e lo spettacolare altare: tre navate con dei santi (cattolici) e profeti biblici affiancati in bella quanto improbabile armonia. Il portale in bronzo riporta un’inconsueta raffigurazione della lasciva Salomè che danza nuda per il depravato Erode Antipa in cambio di un macabro cachet: la testa di S. Giovanni Battista. Nella piazza vicina, una scultura ottagonale, sempre in bronzo, raffigura alcune scene anche divertenti di vita quotidiana in condominio. Tutto il centro, che si sviluppa lungo due direttrici come un castrum romano, si merita la lunga passeggiata per visitarlo. Godibilissima.


Un’altra ventina di km con un tempo magnifico e siamo nell’accogliente parcheggio di ROTTWEIL (48.155340//8.469522 c.s.+kw per 10€). Se Villingen ci è piaciuta, Rottweil ci ha entusiasmati. Davvero splendida. Si arriva in centro attraversando un ponte dal quale si vede un vastissimo parco con le immancabili piste ciclabili e ritrovo dei cultori del fitness. Il centro è esteso e le case sono favolose. Io sono un patito delle insegne e qui mi sono davvero abbuffato. L’ampia strada che l’attraversa, pur se trafficata, ha un larghissimo marciapiede che consente anche al turista svagato di ammirare in sicurezza tutto ciò che lo circonda: ed è molto. C’è una rimaneggiata chiesa stile neo gotico con delle pale notevoli e uno splendido altare. Si fa notare l’imponente organo dalle ragguardevoli canne che doveva far giungere fino al cielo le sue note e secondo me ci riusciva. Un’altra, barocca, tutta stucchi e ori, è appannaggio dei domenicani che, negli anni della controriforma, gliela vollero far vedere ai protestanti e agli eretici quale era la vera fede. In pieno centro c’è la bronzea statua di un Rottweiler, razza che fu selezionata, credo, nel XIX secolo in questa città, da cui il nome. Un tipo di cane di cui non apprezzo “l’attaccamento”. Se siete nei paraggi, includetela senz’altro nel vostro itinerario.


Circa 90 km e siamo a CALW (48.705869//8.738950 un gratuito c.s. + kw vicino alla dismessa stazione e a circa 1 km dal centro). La città che ha dato i natali a Hermann Hesse è in una stretta vallata e si estende anche sui pendii. Il centro storico è un tripudio di case a graticcio, alcune con tre piani di mansarda. L’ Autore dell’immortale SIDDHARTA è nato in una di queste grandi case in pieno centro, davanti al municipio. E’ una città che amava molto e in effetti offre scorci incantevoli, in particolare dal bel ponte in pietra presidiato da una delle sue statue. La piazza è il piatto forte di Calw con le sue belle, grandi, caratteristiche case. Anche la via principale offre un degno spettacolo. E’ conservata con grande cura, come dovrebbe esserlo ogni città. Peccato che la sua posizione non consenta un centro pedonale tranquillo e il traffico è notevole e fastidioso. Ma non tanto da scoraggiarmi. La consiglio senz’altro.


Una sessantina di km e siamo a MAULBRONN sede di un imponente monastero circense (48.999086//8.805629 c.s. + kw gratuito). Sembrava un parcheggio per donne single. Ben tre erano sistemate sui loro camper e una quarta su un bellissimo Sprinter 4×4 super accessoriato e pronto per esotiche avventure, splendida proprietaria permettendo. Poco distante si staglia il complesso monastico in cui studiò per alcuni mesi anche Hermann Hesse. Sicuramente le abitazioni erano in qualche modo legate alla vita del monastero. Vasta la piazza e ben conservate le grandi case intorno. Il tutto è circondato da massicce mura e l’insieme è piacevole, perché vi si respira un’aria medievale. Non rimpiango mai i soldi spesi per visitare i luoghi d’arte, ma essermi fatto ladrare 18 € per visitare l’interno del monastero mi brucia un po’. Di solito sui dépliant mettono le foto delle cose pregevoli da vedere per invogliare il visitatore. Su quello del monastero ci sono solo quelle del complesso visto dall’alto o l’esterno, delle case nella piazza ma ben poco degli interni: in effetti dentro non c’è davvero molto da vedere. Pur decantato come uno dei più belli in Germania, e tra i meglio conservati, è persino raffigurato sulle monete, a mio avviso non offre gran che. Un gotico non spettacolare, alcuni capitelli di buona, ma non eccelsa fattura e il pregevole coro ligneo. Una chiesa che definire spoglia è un eufemismo: nessun affresco né una pala, solo un povero Cristo dall’aria sconsolata non si capisce se per dove l’hanno collocato o per quanto gli è accaduto. Fossi stato più accorto, non mi sarei lasciato infinocchiare. Forse non vale i km percorsi ma, lasciando perdere la visita, forse anche sì.

Lasciato il parcheggio mi sono messo alla ricerca di un centro commerciale per alcuni acquisti e il navigatore mi ha suggerito quello di Pforzheim a una quindicina di km e sulla strada per Baden Baden, la tappa successiva. In effetti, dovrebbe essere un gran bel centro commerciale, peccato che sia in pieno centro che più pieno non si può. Se arrivarci è stato un dramma, ovviamente con nessuna possibilità di parcheggio per camper, uscirne è stata una tragedia anche a causa delle numerose deviazioni per lavori di manutenzione. Continuavo a girare in tondo. Ho visitato tutti i gironi infernali e mi sono fatto un’idea di cosa mi aspetta se non cambio vita.
La definizione “città immersa nel verde” può sembrare retorica, ma a BADEN BADEN (48.782210//8.203870 c.s.+kw, anche questo un buon posto) non è il verde ad essere in città, ma la città ad essere nel verde. Il signorile centro è un tripudio del liberty, con case e negozi davvero molto eleganti. Briosa, colta e dinamica è ricca di musei e teatri ospitati in prestigiosi palazzi che si possono ammirare percorrendo il lungo parco cittadino, dalle rive di un vivace fiumiciattolo. Belle la chiesa ortodossa e il teatro. Imperdibile la visita alle antichissime terme, purtroppo chiusa la collegiata. A chi patisce il gravame del denaro, il più sciccoso casinò della Germania è lieto di offrire il proprio supporto per alleviare le sofferenze. Dostoevskji era un affezionato cliente e qui dilapidò somme favolose. In una casa in centro ci sono sul balcone due manichini che lo raffigurano insieme alla moglie.

Forse rappresentano i personaggi del suo quasi autobiografico “Il giocatore”. Le vie del centro offrono un ampio ventaglio di negozi, tra cui invitanti backerei e noi ci siamo confrontati con due enormi fette di torta tipica: la foresta nera. Ne siamo usciti provati ma vincitori. Mi sono chiesto quanto può rendere una farmacia in Germania, perché tutte quelle del Baden Wurttemberg sono concentrate, letteralmente, nel centro di Baden. Credo che dopo i negozi di abbigliamento, siano la realtà commerciale più rappresentata. Tornato a casa, dovrò chiarirmi con S. Cristoforo che in tanti anni non mi ha mai fatto mancare la sua benevolenza. Siamo arrivati in centro con il bus 205, comodissimo perché assai vicino al parcheggio, ma quando stavamo tornando abbiamo trovato chiusa la fermata capolinea del bus in cui eravamo scesi. Un incidente nei pressi aveva richiesto l’intervento dei pompieri che avevano transennato un ampio tratto di strada e deviato il percorso del bus. Non potevamo crederci: non sapevamo se ridere o piangere. Ergo, faticosa scarpinata per trovarne un’altra con un tizio che indicava una direzione e un altro l’opposta.
Poco più di una cinquantina di km attraversando splendidi panorami nella cornice di montagne stupende: davvero lo scenario da Foresta Nera. In molti punti è davvero fittissima, ma in ogni caso sempre attraversata da piste ciclabili e sentieri. Cosa che i tedeschi di ogni età sembrano apprezzare moltissimo. Abbiamo incrociato un gran numero di turisti, anche diversamente giovani, che avevano scelto questo modo di viaggiare. Incantevoli i paesini abbarbicati sulle pendici. Davvero il più bel tratto di strada percorso finora.
Arrivo a FREUDENSTADT (48.471563//8.412692 un parcheggio misto). La sua principale attrattiva è l’immensa piazza che, in realtà, si compone di varie piazze adiacenti, nel senso che è attraversata da due strade, ma finisce per formare un tutt’uno. È circondata su tre lati da portici che hanno gli archi con le luci e la sera quando si accendono dev’essere un bello spettacolo. Nella piazza un sistema di canalette collega le fontane. Su una delle tante, troneggia un buffo personaggio dalle gambe storte con un tridente in mano: una parodia del Nettuno o forse è solo un pescatore, considerando che i pesci sono anche sullo stemma della città. Le case sono le tipiche tedesche: linde, ben tenute, dai tenui colori pastello. Subito non suscita una grande emozione, ma girandola la si apprezza di più. In un angolo della piazza c’è la chiesa protestante con l’interno a “elle”. E’ la prima volta che vedo una cosa del genere. Stavano allestendo uno spettacolo musicale e gentilmente ci hanno invitato a uscire. Solo un paio di foto. Una città che, a dispetto del nome così augurale e ampio (Città della gioia), ha alle spalle una tragica storia di saccheggi e sventure. Eletta, nel’40, a simbolo della vittoria nazista sulla Francia, pochi giorni prima della fine del conflitto fu oggetto di una feroce rappresaglia da parte dei francesi che la misero a ferro e fuoco. Le truppe marocchine completarono l’opera. Anche in quell’occasione furono le donne a pagare il conto per le guerre degli uomini. In Ciociaria accadde la stessa cosa. Indomita, ha saputo riprendersi con fierezza e dignità.


Pochi piacevoli km ed eccoci a SCHILTACH (48.291225//8.342542 un parcheggio lungo il fiume a sinistra appena superato il ponte: occhio perchè l’entrata è strettina). Un borgo da copertina: è sul pendio, con strade acciottolate e case bellissime a graticcio. La fatica di percorrerle è ben compensata da ciò che si vede. È la prima volta, che ricordi, di aver trovato un borgo così frequentato senza alcun negozio. Anzi ce n’era uno con esposti quei ridicoli cappelli a cono di feltro e un’altro con dei water: forse per riporre i cappelli. Bisogna scendere nella parte nuova paese per trovare il modo di peccare. La sua economia navigava, letteralmente, sui due fiumi che si congiungono nei pressi e servivano per trasportare il legname sulle chiatte, come ben rappresentato dai dipinti sulla facciata del municipio. Come borgo, nel suo piccolo, è forse il più bello tra quelli visitati.

Ancora un po’ di bella strada, ed eccoci a GUTACH (48.270676//8.201278, nel grande parcheggio davanti al villaggio-museo). Un notevole e imperdibile museo all’aperto. Hanno smontato e rimontato un bel villaggio con le case, le suppellettili, gli attrezzi agricoli e quelli degli artigiani che c’erano nella zona ormai abbandonati e destinati al degrado. Hanno fatto un gran bel lavoro recuperando un pezzo di storia e di vita dei contadini e dei boscaioli. La più antica di queste case è addirittura dei primi del 1600. Queste grandi costruzioni interamente di legno, qualcuna con i tetti altissimi arrivava a quattro piani, mi lasciano sempre di stucco. Se le opere degli artisti mi colpiscono nell’anima, quelle degli artigiani mi toccano il cuore. Dei primi apprezzo il genio, dei secondi il talento. Dovevano essere uomini con una capacità ed esperienza straordinarie per realizzare e posizionare perfettamente gli incastri di centinaia di tronchi per dare stabilità alle costruzioni. Una piacevole e gradita scoperta. Bravi crucchi. La notte ha piovuto e l’abbiamo trascorsa in una sorta di fangoso c.s. / campeggio (48.234172//8.215674) poco distante dal museo sulla strada verso Hornberg, nostra prossima meta. Il tempo sembra volgere al piovoso, speriamo non ci rovini le ultime tappe.

A HORNBERG ci siamo fermati brevemente per fare alcune spese. E’ un paese che, dal poco che abbiamo osservato, avrebbe forse meritato una visita più approfondita, ma eravamo alla ricerca del famoso cucù “il più grande del mondo”e abbiamo deciso di tralasciarlo. Col senno di poi potevamo considerare che il cucù non avrebbe preso il volo e ci avrebbe aspettati in ogni caso. Lo si può ammirare poco lontano dal paese, lungo la strada, davanti a un angusto parcheggio. Lo trovate a queste coordinate 48.188882//8.230461.
Andare per cucù nel week end non è la migliore delle idee, ma speravo che un buco dove piazzarmi con il camper l’avrei trovato e alla fine, dopo qualche giro, mi sono sistemato a TRIBERG (48.130320//8.228960 Parcheggio misto tra i due bracci del fiume del quale ricorderò lo scroscio a lungo). E’ famosa per le Cascate più alte della Germania, che siamo andati a vedere: saranno anche le più alte della Germania, ma non ci hanno impressionato. Così ne abbiamo approfittato per visitare il parco in cui sono inserite. Lungo il sentiero, presso un chiosco che vende anche noccioline, sono sbucati degli scoiattolini che gironzolavano tra le gambe dei visitatori in cerca di cibo. Secondo me sono in combutta con la tipa del baracchino. La fama del luogo si estende anche agli orologi a cucù, in bella mostra negli innumerevoli negozi. Questi oggetti mi rammentano emozioni infantili quando guardavo incantato quello di uno zio materno nel suo tinello in Val di Non. Era una casetta di legno scuro tra corna e foglie intrecciate, le due pigne per caricarlo, un gufo tra i rami e l’uccelletto che sbucava dalla finestrella. Oggi ce sono di molto elaborati che sembrano dei presepi laici dove il Bambinello è stato sostituito con un cuculo. Alcuni sono di notevole fattura. Altra caratteristica della Foresta Nera è il bollenhut, un curioso copricapo con dei pompon rossi per le ragazze nubili, neri per quelle sposate usato in passato dalle donne protestanti. Ora fa parte, come i vari costumi, del folklore locale. Abbiamo cercato tutti i cucù più grandi e poichè ogni paese ne ha uno, non abbiamo voluto far torto nessuno. Quello “il più grande del mondo” di Triberg è in bella mostra qui: (48.147840.8.242577) un paio di km prima del paese. Ultimo, ma non infimo, ecco “il più grande del mondo” di SCONACH. Non ce lo saremmo lasciato sfuggire per nessuna ragione: 48.136810//8.214710 poco meno di 5 km e ci siamo tolti lo sfizio. Siamo anche entrati nella pancia del cucù: un sorprendente meccanismo in legno di dimensioni imponenti.


Altra sessantina di km di rilassante panorama e TITISEE (47.904556//8.156853 un vasto parcheggio) ci accoglie con un cielo dall’aspetto cagionevole. Il paesino è esattamente come tutte le località lacustri o marine. Una bella sfilza di negozi, le immancabili gelaterie e pizzerie italiane, ma il tutto inserito in un contesto piacevole. Il lago è davvero piccolo, ma è l’insieme a farne un’attrazione. Circondato da fitti boschi attraversati da innumerevoli sentieri, questo piccolo gioiello è il vanto della Foresta Nera. Siamo all’ultima tappa del viaggio e, non avendo fretta, ce la vogliamo godere. Nel ritornare al camper ci ha colto un breve ma violento temporale. Il cielo non prometteva nulla di buono ed è stato di parola. Non è il primo, non sarà l’ultimo.

 

Buoni km a tutti.

Giuliano e Anna

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Tags: Foresta NeraGermania
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